Province, la riforma andrà in Parlamento (ma è già bagarre) - QdS

Province, la riforma andrà in Parlamento (ma è già bagarre)

redazione

Province, la riforma andrà in Parlamento (ma è già bagarre)

giovedì 30 Gennaio 2014

In salita la strada per approvare, entro il 15 febbraio, la trasformazione degli Enti intermedi in Liberi Consorzi dei Comuni e Città metropolitane. Dai Cinquestelle al centrodestra pioggia di critiche verso il testo approvato in commissione Affari istituzionali

Come avevamo già preannunciato questa mattina, è stato approvato in commissione Affari istituzionali dell’Ars, presieduta da Antonello Cracolici (Pd), il disegno di legge che istituisce nove Liberi consorzi al posto delle Province e tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Il provvedimento ha ricevuto dieci voti a favore e quattro contrari.
 
Ancora però la strada per abolire definitivamente le Province è molto lunga e irta di ostacoli. Il progetto di riforma, infatti, adesso approderà in Aula, dove l’ultima parola spetterà ai 90 deputati regionali.
 
“Ora non ci sono più alibi, l’Ars è chiamata a discutere in aula la riforma delle province: serve un confronto alla luce del sole, senza rinvii né tatticismi”, ha dichiarato Cracolici.
“Questa riforma – ha aggiunto il presidente della commissione Affari istituzionali – è il primo tassello del riordino del sistema della Pubblica amministrazione siciliana, che deve passare anche attraverso il decentramento di compiti dalla Regione ai Consorzi e alle Città metropolitane, prevedendo funzioni distinte e autonome fra questi due enti, anche in relazione ai Comuni che vi aderiscono”.
“In commissione – ha concluso il deputato Pd – è stato varato un ddl coerente con la legge regionale 7 del 2013, che prevede organi di secondo livello eletti dai sindaci dei Comuni aderenti, che non riceveranno alcun compenso per la loro funzione”.
 
A giudicare dalle prime reazioni, fino ad ora l’unica cosa che ha prodotto il testo governativo è il compattamento delle opposizioni. Dai Cinquestelle a Nello Musumeci, passando per i vari gruppi afferenti più o meno all’area di centrodestra, è un coro univoco di critiche.
 
“Province? Più che una riforma epocale, un brodino. Non è la legge per cui abbiamo lottato. Daremo battaglia in aula”. Lo afferma il gruppo M5s all’Ars commentando il ddl sui liberi consorzi che sostituiranno le province.
 
Ancora più duro è il presidente della commissione Antimafia, Nello Musumeci, da sempre strenuo oppositore della riforma. “Dovevamo aspettare – ha tuonato l’ex presidente della Provincia di Catania – un governo regionale di Sinistra a guida comunista per vedere espropriare a quattro milioni di siciliani il diritto al voto”.
 
“Altro che riforma: si torna indietro di cinquant’anni, quando in Sicilia – ha osservato Musumeci – i vertici dell’Ente intermedio non venivano scelti dai cittadini ma dagli apparati dei partiti. Crocetta ha mentito ancora una volta ai siciliani: aveva detto di abolire le Province per fare risparmiare sui costi ed invece ne ha solo cambiato il nome, mantenendo lo stesso personale, le stesse funzioni, gli stessi immobili. Come se non bastasse, i debiti degli enti provinciali graveranno sui Comuni, già al collasso, ed i centri di costo dei Liberi consorzi si moltiplicheranno a dismisura”.
 
“Daremo guerra in aula – anticipa Musumeci – affinché questa ignobile mistificazione mediatica non crei altro danno alla Sicilia”.
 
E “di inaccettabile marmellata parlamentare”, parla Toto Cordaro, capogruppo Pid Cantiere popolare-Grande Sud all’Ars.
“L’impianto complessivo che ne viene fuori – e che è il frutto della commistione di ben 19 disegni di legge, di cui ben cinque a firma Crocetta – trova la sua ratio nella necessità di amalgamare a tutti i costi e in fretta e furia varie ipotesi di riforma, spesso in contrasto tra loro. Al legittimo disorientamento manifestato dagli amministratori degli enti locali, si aggiunge la preoccupazione manifestata da esperti e da politici di ogni schieramento su un disegno di riforma privo di criteri e che non delinea in modo chiaro funzioni e competenze delle città metropolitane e dei liberi consorzi di comuni”.
 
“Di fronte ad una simile proposta di riforma delle Province, offensiva della logica e del buon senso, – conclude – esprimiamo un forte dissenso che ribadiremo anche in aula, confidando in un serrato confronto democratico”.
 
Intanto, mentre fuori dal Palazzo è già bagarre, arriva la notizia che la Sicilia potrebbe non essere la prima Regione ad aver abolito le Province. Siamo stati battuti sul tempo dal Consiglio regionale di un’altra Regione a Statuto speciale, il Friuli Venezia Giulia, che ha approvato all’unanimità la legge nazionale che con una modifica dello Statuto di autonomia sopprime le Province di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone. Il testo dovrà ora essere ora approvato in doppia lettura da Camera e Senato, ma intanto i friulani si sono portati avanti.
 

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