Meno male che Grillo c’è! - QdS

Meno male che Grillo c’è!

Carlo Alberto Tregua

Meno male che Grillo c’è!

martedì 11 Febbraio 2014

I danni della classe non dirigente

Si può avere qualunque opinione negativa sul duo Casaleggio-Grillo ma, se si vuole essere obiettivi, bisogna esclamare: Meno male che Grillo c’è! Non sembri una bestemmia. A sostegno di questa valutazione elenchiamo alcuni fatti.
Il ventennio che ci ha preceduto ha visto il declino economico e sociale del nostro Paese, nonostante l’alternarsi di coalizioni di destra e di sinistra, sempre però condizionate da vari cespugli partitici che hanno agito come Ghino di Tacco, il bandito che presidiava le vie d’accesso al proprio territorio.
La riforma del Titolo V della Costituzione, realizzata con Legge costituzionale 3/2011 dal centrosinistra, ma non sottoposta improvvidamente a referendum dal centrodestra; la riforma costituzionale del centrodestra, sottoposta improvvidamente a referendum dal centrosinistra, e quindi bocciata, sono state cause dell’attuale marasma.
Perché? Perché con la citata legge è stato ampliato il numero delle materie su cui le Regioni hanno avuto un potere concorrente, con ciò generando conflitti d’interesse con lo Stato che hanno bloccato le riforme.

Il progetto di riforma costituzionale portato avanti da Matteo Renzi vuole eliminare questo vulnus, riducendo drasticamente il numero di materie concorrenti fra Stato e Regioni e, contestualmente, i poteri di spesa delle stesse, fonte di corruzione. Non è un caso che ben diciassette delle venti Regioni italiane siano nella bufera a seguito delle giuste indagini avviate dalle Procure di tutta Italia.
Le Regioni sono nate male, perché esse dovevano avere la funzione di organi di indirizzo, che dessero le regole di un ordinato sviluppo del proprio territorio con organici all’osso e Consigli regionali a zero spese, salvo quelle veramente necessarie.
I furbi e i disonesti hanno trasformato le Regioni in strutture di spesa corrente improduttiva e clientelare, in cui la virtù, salvo in qualche caso, è stata del tutto assente.
Altro fatto che giustifica il successo del M5S: la sordità della classe politica a fare le riforme, anche penalizzando se stessa. Ma questa resipiscenza non c’è stata, anzi essa persevera diabolicamente nell’errore.

 
Ancora un fatto: la classe dirigente pubblica si è trasformata in classe non dirigente, in quanto si è messa prona, formalmente, di fronte alla classe politica, mentre furbescamente ha adottato ogni azione per fermare le riforme in modo da mantenere intatti i privilegi di cui ha goduto e gode ancora.
Vi è un’ulteriore responsabilità della classe dirigente privata (professionisti, imprenditori, sindacalisti, club service e via elencando) che è venuta meno al proprio dovere e al proprio ruolo di contribuire al buon funzionamento della società.
I fatti elencati, cui altri se ne potrebbero aggiungere, ci fanno ripetere: Meno male che Grillo c’è! Beninteso, non è che il M5S sia capace di fare riforme, ma la sua funzione di collettore della protesta dei cittadini disgustati è importantissima, perché costituisce l’ariete con cui si può sfondare la porta di tutti quelli che ancora stanno chiusi dentro i Palazzi, senza voler vedere e sentire quello che proviene dalla popolazione.

Più politici e burocrati rimangono sordi e più il M5S acquisirà consensi. Fino a quando non si faranno le riforme per redistribuire le ricchezze, per diminuire fortemente il Cuneo fiscale (dare più soldi ai dipendenti), per aumentare la concorrenza e l’attrazione degli investimenti esteri (500 milioni degli Emirati sono ben poca cosa) continueremo a sostenere l’esigenza della presenza del M5S.
Dice bene Renzi: se il Paese diventa normale, i grilletti scompariranno, perché non ci sarà più bisogno di questa protesta massiccia.
Un’ultima nota sull’iniziativa di Piero Grasso, presidente del Senato. Nonostante il parere contrario dell’Ufficio di presidenza, egli si è assunto la gravissima responsabilità, su richiesta della Procura di Napoli, di far costituire il Senato parte civile nel processo che vede imputato Berlusconi e reo confesso l’ex senatore Sergio Di Gregorio.
Non sappiamo se il regolamento del Senato glielo abbia consentito, ma sappiamo che con la sua azione, di derivazione bersaniana, ha fatto un grande favore a Berlusconi e un grande danno a Matteo Renzi.

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