Lo abbiamo chiesto a Francesco Bergamo, giornalista veneziano ed esperto di demodoxalogia, la disciplina che si propone di approfondire i presupposti psicologici e sociali che informano e formano l’opinione pubblica.
“Contro l’uso improprio del potere: “Memento mori! Memento te hominem esse! Respice post te! Hominem te esse memento!” (“Ricordati che devi morire! Ricordati che sei un uomo! Guardati attorno! Ricordati che sei solo un uomo!”). Queste frasi venivano ripetute all’orecchio del triumphator, per tutta la durata della cerimonia solenne, da parte dello schiavo che gli reggeva la corona di alloro. Eppure il triumphator non era uno qualunque, ma il vincitore di grandi guerre e battaglie. Insomma, nell’antica Roma avevano già capito che se non si ha una voce che ti ricorda chi sei esattamente, si rischia di perdere il contatto con la realtà e finire nel tritacarne del delirio di onnipotenza che il potere crea”.
Historia magistra vitae, dunque…
“L’attuale scandalo dei rimborsi spese ai politici non è altro che una prassi ripetuta storicamente nel tempo, solo che oggi per un insieme di fattori si è accentuata ed è arrivata a livelli davvero fantastici. È il sistema attuale che porta alla disinvoltura dei rimborsi e questo fenomeno viene spiegato molto bene da Claudio Martelli in un passaggio nella lunga intervista riportata nel libro “Il crollo. Il Psi nella crisi della prima Repubblica” di Gennaro Acquaviva e Luigi Covatta (ed. Marsilio): “Come si è visto gli uomini e le donne della seconda Repubblica hanno risolto il problema in?schiandosene dell’abrogazione referendaria del ?nanziamento pubblico che hanno sostituito con rimborsi astronomici a spese dei contribuenti, moltiplicando società private al posto di quelle pubbliche per amministrare le public utilities, restaurando un nepotismo e un clientelismo sfrenati, ?nendo con il rubare anche ai loro partiti e non più per i partiti, privatizzando la politica e persino la morale”.
“La politica è sempre stata bersaglio dell’ironia del popolino e degli umoristi. Al tempo della monarchia un ministro del governo Giolitti fu accusato di essersi portato a casa un calamaio d’argento mentre la trasmissione televisiva “Striscia la notizia” fece vedere un ministro del governo Monti che, al Quirinale, distrattamente ed involontariamente si infilò nella giacca la penna d’oro con la quale aveva firmato l’accettazione dell’incarico governativo. Oggi però anche l’ironia fatica, perché i casi che si stanno manifestando iniziano davvero ad essere troppi e di fatto la derisione perde la sua incisività ed entra nella banalità alla stregua di un’arma spuntata. Ma in fin dei conti chi si trova in quelle posizioni si sente di poter agire in assoluta tranquillità, perché è il sistema che lo permette per via dei mancati controlli e delle interpretazioni veramente elastiche dei regolamenti. Non dimentichiamoci che per natura gli Italiani sono fantasiosi e molto umorali e per questo difficili da essere inquadrati nella normalità dagli altri popoli. Giuliano Ferrara, noto giornalista, per un periodo lavorò per la Cia in quanto forniva dei rapportini nei quali spiegava agli addetti ai lavori come si stesse muovendo la politica del momento. La Cia non capiva nulla dalla lettura dei giornali e aveva bisogno di chiarimenti continui. Siamo così perché abbiamo le condizioni ambientali, culturali e temporali per esserlo.
Scorrendo invece la raccolta del quotidiano (di sinistra) “Paese Sera”, poi chiuso forse perché dava fastidio con le sue campagne di stampa, possiamo trovare una serie di fatti veramente gravi e documentati. Oppure in un libro il caso della Digos che scoprì un magistrato che aveva il cellulare pagato da una finanziaria al centro di una inchiesta.