Corruzione ed uso improprio del potere. La Storia ci insegna che Così fan tutti - QdS

Corruzione ed uso improprio del potere. La Storia ci insegna che Così fan tutti

Patrizia Penna

Corruzione ed uso improprio del potere. La Storia ci insegna che Così fan tutti

martedì 18 Febbraio 2014

Intervista del Qds a Francesco Bergamo, giornalista ed esperto di demodoxalogia, la disciplina che studia l’opinione pubblica. “Lo scandalo dei rimborsi ai politici siciliani, ad esempio, non è altro che una prassi ripetuta nel tempo”

VENEZIA – La cronaca registra con cadenza ormai quotidiana episodi di corruzione ed uso improprio del potere: siamo di fronte ad un fenomeno legato prevalentemente ai nostri tempi di crisi economica e di valori o piuttosto ad un male atavico, endemico del genere umano?
Lo abbiamo chiesto a Francesco Bergamo, giornalista veneziano ed esperto di demodoxalogia, la disciplina che si propone di approfondire i presupposti psicologici e sociali che informano e formano l’opinione pubblica.
“Contro l’uso improprio del potere: “Memento mori! Memento te hominem esse! Respice post te! Hominem te esse memento!” (“Ricordati che devi morire! Ricordati che sei un uomo! Guardati attorno! Ricordati che sei solo un uomo!”). Queste frasi venivano ripetute all’orecchio del triumphator, per tutta la durata della cerimonia solenne, da parte dello schiavo che gli reggeva la corona di alloro. Eppure il triumphator non era uno qualunque, ma il vincitore di grandi guerre e battaglie. Insomma, nell’antica Roma avevano già capito che se non si ha una voce che ti ricorda chi sei esattamente, si rischia di perdere il contatto con la realtà e finire nel tritacarne del delirio di onnipotenza che il potere crea”.
Historia magistra vitae, dunque…
“L’attuale scandalo dei rimborsi spese ai politici non è altro che una prassi ripetuta storicamente nel tempo, solo che oggi per un insieme di fattori si è accentuata ed è arrivata a livelli davvero fantastici. È il sistema attuale che porta alla disinvoltura dei rimborsi e questo fenomeno viene spiegato molto bene da Claudio Martelli in un passaggio nella lunga intervista riportata nel libro “Il crollo. Il Psi nella crisi della prima Repubblica” di Gennaro Acquaviva e Luigi Covatta (ed. Marsilio): “Come si è visto gli uomini e le donne della seconda Repubblica hanno risolto il problema in?schiandosene dell’abrogazione referendaria del ?nanziamento pubblico che hanno sostituito con rimborsi astronomici a spese dei contribuenti, moltiplicando società private al posto di quelle pubbliche per amministrare le public utilities, restaurando un nepotismo e un clientelismo sfrenati, ?nendo con il rubare anche ai loro partiti e non più per i partiti, privatizzando la politica e persino la morale”.
Si può dire che è cambiato il modo di reagire, da parte dell’opinione pubblica, a questi episodi?
“La politica è sempre stata bersaglio dell’ironia del popolino e degli umoristi. Al tempo della monarchia un ministro del governo Giolitti fu accusato di essersi portato a casa un calamaio d’argento mentre la trasmissione televisiva “Striscia la notizia” fece vedere un ministro del governo Monti che, al Quirinale, distrattamente ed involontariamente si infilò nella giacca la penna d’oro con la quale aveva firmato l’accettazione dell’incarico governativo. Oggi però anche l’ironia fatica, perché i casi che si stanno manifestando iniziano davvero ad essere troppi e di fatto la derisione perde la sua incisività ed entra nella banalità alla stregua di un’arma spuntata. Ma in fin dei conti chi si trova in quelle posizioni si sente di poter agire in assoluta tranquillità, perché è il sistema che lo permette per via dei mancati controlli e delle interpretazioni veramente elastiche dei regolamenti. Non dimentichiamoci che per natura gli Italiani sono fantasiosi e molto umorali e per questo difficili da essere inquadrati nella normalità dagli altri popoli. Giuliano Ferrara, noto giornalista, per un periodo lavorò per la Cia in quanto forniva dei rapportini nei quali spiegava agli addetti ai lavori come si stesse muovendo la politica del momento. La Cia non capiva nulla dalla lettura dei giornali e aveva bisogno di chiarimenti continui. Siamo così perché abbiamo le condizioni ambientali, culturali e temporali per esserlo.
Un caro amico che in tempi passati frequentava i palazzi governativi mi ha raccontato che frequenti erano i casi di segreterie particolari offerte da banche, confederazioni padronali, associazioni di settore ai parlamentari più in vista o attivi: ad alcuni attraverso la presidenza della categoria, ad altri appartamento, personale ed auto; a qualcuno attraverso un compenso monetario mensile forfettario. Ma erano simpaticamente considerati omaggi e non corruzione (per i plebei, naturalmente)!
Scorrendo invece la raccolta del quotidiano (di sinistra) “Paese Sera”, poi chiuso forse perché dava fastidio con le sue campagne di stampa, possiamo trovare una serie di fatti veramente gravi e documentati. Oppure in un libro il caso della Digos che scoprì un magistrato che aveva il cellulare pagato da una finanziaria al centro di una inchiesta.
Tutto ciò per dire che la predisposizione a favoritismi o interferenze nella pubblica amministrazione c’è sempre stata anche in Sicilia e Cicerone lo riporta per iscritto in Verrem (Varrine, 70 a.C.) contro il pretore della Sicilia Gaio Licinio Verre accusato di corruzione e appropriazione indebita. Cicerone spiega tutto, compresi i sistemi che usa l’accusato per ritardare il processo e analizzando dettagliatamente il comportamento disonesto di Verre: nella riscossione delle decime e nella appropriazione di opere d’arte.
Insomma, ne parlavano gli antichi romani così come, in epoca moderna, i poeti romaneschi Belli e Trilussa. Qualcuno ancora ricorda il giornale satirico “il Travaso”, oppure “l’Uomo Qualunque” o “il Borghese”, ma sono tanti giornali della Prima Repubblica che hanno documentato un’epoca dove non c’erano solo rose e fiori. David Hume, filosofo scozzese del 1700, sosteneva che ogni azione dà origine ad una successiva concatenata alla precedente, dunque, se il sistema permette di prendere con disinvoltura, con disinvoltura verrà preso. Ma i controlli poi chi li fa? Magari qualche ente certificatore, pagato dal controllato?
Nel dopoguerra si ricorreva agli aiuti dei blocchi antagonisti: America e Russia. Poi arrivò il sistema degli aiuti dagli amici industriali, dalle partecipazioni statali alle parastatali e anche la legge sul finanziamento ai partiti. Il referendum abolì il finanziamento pubblico, ma subito si arrivò al rimborso elettorale. Essere scelti per essere messi in lista dal segretario del partito, significa avere il via libera a prendersi quello che si vuole, perché tanto si è stati eletti dal capo, più che dal popolo elettore. Da questo discende che chi prende si senta di fatto autorizzato a farlo sia dal sistema sia dal capo. Una possibilità per uscire da questo circolo vizioso sono le inchieste dei giornali su tali fatti. Ricordo una cosa simpatica di qualche tempo fa: la Regione Sicilia nominò una commissione per lo sci nordico nell’isola. Ecco, questo dimostra la fantasia dell’italico popolo e nel frattempo, aspettando il cambiamento, non ci resta altro che dire: “Piove, governo ladro!” (frase del 1861 riportata dal giornale umoristico Il Pasquino e indirizzata ai mazziniani che non fecero il comizio per la pioggia)”.

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