Ragusa e Modica divise per il tribunale. Ora fanno discutere le scelte logistiche - QdS

Ragusa e Modica divise per il tribunale. Ora fanno discutere le scelte logistiche

Stefania Zaccaria

Ragusa e Modica divise per il tribunale. Ora fanno discutere le scelte logistiche

mercoledì 19 Febbraio 2014

Avvocati e lavoratori, no al trasferimento nel capoluogo: “Locali inidonei, preferiti a una struttura antisismica”

RAGUSA – Il decreto ministeriale n° 155 del 2012 ha posto le basi per una riorganizzazione degli uffici giudiziari. Ridurre la spesa pubblica è l’obiettivo che tale normativa si è prefissata al momento del concepimento, al fine di risparmiare 2.889.597 € per il 2012, 17.337.581 € per il 2013 e ben 31.358.999 per l’anno in corso. Non sempre, però, i provvedimenti presi in tal senso si traducono nei fatti in scelte parsimoniose, anche perché i casi di tribunali accorpati sono numerosi e conoscere nel dettaglio ogni singola circostanza appare altamente complicato. La fusione tra i Palazzi di Giustizia di Modica e Ragusa rappresenta sicuramente un caso esemplare in tal senso. Secondo il provvedimento ministeriale, infatti, la prima struttura va accorpata alla seconda, spostando quindi tutti i procedimenti nel capoluogo ibleo.
Diatribe e ricorsi si sono avvicendati in questi mesi: gli avvocati e i magistrati modicani non hanno gradito il provvedimento, in primis per la funzionalità dei locali di Modica che, inaugurati nel 2004 e costati oltre 10 milioni di euro, rappresentano un’avanguardia a livello nazionale.
Struttura antisismica e molto ampia, a norma e con un vasto parcheggio, il tribunale modicano ha tutti i requisiti per il suo mantenimento, ma il ministero ha optato per il trasferimento definitivo a Ragusa, seppur una serie di problemi logistici e soprattutto strutturali destano qualche preoccupazione tra addetti ai lavori e utenza. Già nell’ottobre dello scorso anno, infatti, il procuratore della Repubblica di Ragusa, Carmelo Petralia, e il presidente del tribunale ibleo, Giuseppe Tamburini, avevano inviato al primo cittadino Federico Piccitto una comunicazione contenente un esposto presentato dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Modica. Il contenuto dei documenti era alquanto allarmante visto che è stato evidenziato che la sede del Tribunale di Ragusa presenta, nel suo complesso, delle criticità strutturali, elementi già segnalati fra l’altro nel 2010, come si legge nella nota, dall’allora presidente della struttura Domenico Brancatelli. Inoltre, in relazione all’accorpamento con il Tribunale di Modica – insieme alla sezione distaccata di Vittoria – e quindi alla maggiore presenza e afflusso di personale dipendente e di utenza, Petralia e Tamburini hanno chiesto di provvedere “alla revisione ed aggiornamento del documento di valutazione dei rischi – si legge ancora – con particolare riferimento al piano di emergenza congiunto del Palazzo di Giustizia”.
Il problema dell’anti-sismicità della struttura accorpante di Ragusa e dell’assenza di misure di prevenzione era già stato attenzionato da alcuni avvocati di Modica, in particolare dall’ex presidente della Camera penale ed ex presidente del Consiglio comunale di Modica, Carmelo Scarso, che aveva richiesto più volte e in più sedi – allertando anche il Dipartimento della Protezione civile – maggiori controlli in tal senso. Anche la rappresentanza sindacale dei lavoratori degli uffici giudiziari di Ragusa ha denunciato, qualche mese fa, diversi punti di criticità nella sede chiedendo “le compatibilità strutturali e logistiche degli ambienti di lavoro a seguito della sopravvenienza materiale di personale, beni mobili di arredo, atti e fascicoli; la rielaborazione e l’integrazione dei documenti di valutazione del rischio; la rielaborazione del piano di emergenza ed evacuazione, come per legge; la ripetizione della formazione dei lavoratori, dei loro rappresentanti e degli addetti al primo intervento ed all’evacuazione in relazione alle mutate condizioni situazionali e l’effettuazione, previa adozione di specifico piano, di una prova di evacuazione generale”.
Come sottolinea lo stesso Ordine degli avvocati del foro di Modica, in un atto dichiaratorio, infatti, “la sede del Tribunale di Ragusa non risulta essere stata mai sottoposta alla verifica di cui all’art.2, comma 3, dell’Ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri 20.03.2003 n.3274 che fa obbligo ai proprietari di procedere a verifica, entro il termine di 5 anni, degli edifici e delle opere infrastrutturali rilevanti in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso”.
Alla luce di tutti questi elementi, quindi, riesce difficile comprendere il perché si preferisce chiudere una struttura nuova, idonea e antisismica come quella di Largo B. Scucces, a Modica, per trasferire il tutto in edifici non a norma e inidonei per accogliere quest’ingente aumento di personale ed utenza, senza poi considerare che alcuni locali utilizzati dal Tribunale di Ragusa sono praticamente in affitto e costano alla collettività migliaia di euro l’anno.

Cga: ok al mantenimento della struttura di Modica

RAGUSA – Se il Governo nazionale aveva di fatto soppresso il Tribunale di Modica, il Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia ne ha rilanciato le sorti. Attraverso una sentenza di qualche settimana fa, infatti, il Cga ha autorizzato il funzionamento del Palazzo di Giustizia modicano “senza i limiti originariamente apposti dal ministro”. Il ricorso, presentato dall’Ordine degli avvocati di Modica, ha mantenuto in vita il tribunale ma ha rinviato al presidente del tribunale di Ragusa la nuova organizzazione delle due strutture giudiziarie. La speranza di vedere coesistere i due Palazzi di Giustizia è comunque durata solo qualche giorno: Tamburini ha infatti deciso di ignorare il parere perché sostiene che “il trasferimento di uno o più settori della giurisdizione civile e/o penale dal palazzo di giustizia di Ragusa a quello del soppresso tribunale di Modica comporterebbe notevoli disservizi oltre a non trascurabili impegni di spesa per il necessario trasferimento di fascicoli ed archivi con la certezza di dovere provvedere ad identiche operazioni da ripetere all’incontrario alla scadenza del limite temporale non remoto previsto dal decreto ministeriale o, prima, in caso di sentenza di merito del Tar Catania sfavorevole all’Ordine degli avvocati di Modica. L’eventuale iscrizione a ruolo nelle sede di Modica dei nuovi affari civili e/o penali ivi trasferiti – scrive ancora Tamburini – creerebbe ulteriori disservizi, oltre a spese non indifferenti, dal momento che si dovrebbero ricreare a Modica degli accorgimenti informatici”.
A Modica, quindi, così come deciso in primis dal ministero, verranno trattati ad esaurimento i procedimenti civili pendenti al 13 settembre 2013.


“A Ragusa visti scaduti e dispendio economico”

RAGUSA – La decisione del presidente Giuseppe Tamburini ha lasciato perplessi gli addetti ai lavori di Modica che intraprenderanno le necessarie azioni giudiziarie: la scelta di non utilizzare la struttura di Largo B. Scucces per “non trascurabili impegni di spesa” quando a Ragusa ci sono locali che l’Amministrazione mantiene in affitto da anni per gli uffici giudiziari, proprio non convince. Inoltre, proprio in questi giorni, sono in corso degli interventi di adeguamento nel Palazzo ex Ina, nel capoluogo ibleo – in cui saranno allocati gli uffici di Modica – che, però, come aveva dichiarato lo stesso Piccitto, non è antisismico, così come l’attuale Palazzo di Giustizia ragusano. “Il sindaco di Ragusa – ha riferito l’avvocato Carmelo Scarso – è stato costretto dalla magistratura di Ragusa ad adeguare alcuni locali per chiudere il tribunale di Modica, là dove ci sono locali idonei, antisismici, strutturalmente validi e nuovissimi. Il sindaco, nonostante la regola di non spendere nemmeno un centesimo per quanto riguarda l’accorpamento e nonostante la crisi finanziaria del Comune di Ragusa, è stato costretto a fare gli adeguamenti che, comunque, potrebbero servire per allocare gli uffici dei locali in affitto”.

Il mese scorso, inoltre, il Comune di Ragusa ha disposto l’applicazione di pellicole protettive per ridurre il calore e l’abbagliamento delle pareti finestrate della sede di via Dalla Chiesa, con un chiaro dispendio di risorse economiche: questi ambienti adibiti a nuovi uffici, infatti, oltre a non avere i requisiti dimensionali stabiliti dal DLgs 81/08 e dal DL 95/12, sono stati giudicati poco consoni perché esposti a troppa luminosità e rumorosità. Le anomalie, infine, riguardano anche gli impianti tecnologici: come ci ha assicurato lo stesso Scarso, infatti, nel tribunale di Ragusa i sistemi “di riscaldamento e quello del gruppo elettrogeno, hanno le autorizzazioni scadute dal 6 agosto del 2012, ma non vengono rinnovate”.

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