Improduttive, inquinanti e dispendiose: i buoni motivi per dire no alle discariche - QdS

Improduttive, inquinanti e dispendiose: i buoni motivi per dire no alle discariche

Andrea Salomone

Improduttive, inquinanti e dispendiose: i buoni motivi per dire no alle discariche

venerdì 21 Febbraio 2014

Con quattro impianti energetici a base Rsu nelle vasche siciliane andrebbe la metà dei rifiuti attuali

LONDRA – Abbiamo spiegato più volte che il problema rifiuti in Sicilia sussiste soprattutto perché mancano infrastrutture per il loro recupero.
In primo luogo mancano impianti di separazione dei materiali raccolti tramite la raccolta differenziata (Rd), in grado di separare perfettamente carta, legno, plastica e metalli da frazioni estranee. Senza questo genere di stabilimenti, infatti, differenziare diventa poco utile. Da una parte, perché quanto raccolto attraverso la Rd rischia di contenere frazioni estranee che abbassano la qualità dei materiali differenziati (declassamento), il che ne rende più difficile e meno lucrativa la vendita sul mercato. Dall’altra parte perché, se i cittadini non hanno idea di dove vada a finire quanto differenziano e magari continuano a sollevare il ragionevole dubbio che differenziare possa non servire a niente dal momento che alla fine viene messo tutto insieme, la percentuale degli utenti disposti a separare i materiali in casa si abbassa drasticamente.
In secondo luogo mancano centrali per la produzione di energia dai rifiuti indifferenziati (Rsu). Come sappiamo, infatti, i rifiuti indifferenziati vengono prodotti dovunque, non solo nelle regioni e nei paesi più industrializzati, ma anche e soprattutto nelle realtà metropolitane a più alta densità abitativa. Di conseguenza, se i rifiuti vengono prodotti comunque e non possono essere recuperati materialmente perché in essi si trovano irreparabilmente mischiate la frazione umida e quella secca, diventa decisamente più ragionevole investire sul loro riutilizzo per la produzione di energia anziché lasciarli marcire in discarica, dove oltre a restare inutilizzati causano danni ambientali enormi.
In Sicilia, infatti, le discariche non sono solo un investimento improduttivo perché prive di un sistema di recupero del metano prodotto dalla fermentazione dei rifiuti, ma soprattutto perché una volta su due servono solo a garantire incassi milionari ai proprietari privati delle discariche, che di fatto – come ha anche ammesso recentemente l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Nicolò Marino – si trovano in una situazione di monopolio.
Come insegnava Protagora con le sue antilogie (dissòi lògoi, ossia ragionamenti duplici) tutto può essere relativo. Dal punto di vista dei proprietari delle discariche private siciliane, infatti, questi siti sono decisamente produttivi, perché producono milioni di € che vanno direttamente nelle loro tasche con una tassazione ridicola rispetto a quella dei paesi nordeuropei.
In Nordeuropa, infatti, le tasse per l’interramento dei rifiuti in discarica sono elevatissime per due motivi.
Il primo è che con tasse elevate i proprietari di discariche private sono costretti ad alzare le tariffe, costringendo le amministrazioni locali a investire sui rifiuti per renderli utili producendo utili anziché pagare una barca di soldi senza avere nessun tornaconto.
Il secondo è che con tasse elevate è possibile creare un fondo cassa tale da consentire investimenti per la costruzione di centrali energetiche a base di rifiuti, impianti di separazione e iniziative di sensibilizzazione dei cittadini, in modo da consentire la graduale chiusura dei conti con questa cultura della discarica, totalmente improduttiva dal punto di vista della popolazione ed ecologicamente catastrofica dal punto di vista del territorio e di chi lo abita.
Se quindi si costruissero quattro impianti nelle zone più densamente abitate della Sicilia e si utilizzassero il 50% dei rifiuti per la produzione di elettricità e teleriscaldamento, oltre a produrre utili in termini di energia e creare nuovi posti di lavoro verde si avrebbero solo il 40% dei rifiuti in discarica e non il 90% come succede adesso.
 

Bevande, recupero dei vuoti serve un sistema regionale

LONDRA – Per favorire il riciclo e la riduzione a monte dei rifiuti, il governo regionale deve provvedere ad emanare quanto prima una legge che imponga un sistema di recupero dei cosiddetti "vuoti", ossia i contenitori delle bevande (lattine, bottiglie di plastica e di vetro).
Non c’è bisogno di scervellarsi per capire cosa fare e come. La soluzione l’abbiamo già spiegata all’inizio della nostra inchiesta su questo tema: è sufficiente studiare i modelli esistenti in altri paesi del mondo, scegliere quelli più convenienti e copiarli.
Oggi parliamo del "Pfandsystem", ossia il sistema tedesco di deposito per il vuoto. Nel gennaio 2003 è stato imposto in Germania un obbligo di vuoto a rendere per determinati imballaggi di bevande "ad una via", ossia utilizzabili solo una volta. I distributori di imballaggi riciclabili in vetro, plastica, metalli e composti sono stati obbligati a riprenderseli.
Per garantire il funzionamento su vasta scala del sistema per il rimborso del vuoto, su iniziativa dei commercianti tedeschi e dell’industria di bevande è stata fondata nel 2005 la DPG ("Deutsche Pfandsystem GmbH", sistema vuoto a rendere Spa). La DPG è un’azienda senza fini di lucro che mette a disposizione le condizioni legislative e organizzative per una compensazione del deposito versato per il vuoto tra le compagnie che prendono parte al sistema. Per far questo la compagnia ha sviluppato requisiti minimi per un processo di marcatura unico che permette una presa indietro automatizzata di imballaggi di bevande ad una via sottoposti all’obbligo di vuoto a rendere.
La DPG non assume però la funzione di un’autorità centrale per il rimborso delle industrie. Piuttosto mette a disposizione delle imprese aderenti un sistema di condizioni all’interno delle quali gli aderenti al sistema DPG possono sbrigare la compensazione del deposito tra di loro.
Nell’ordinanza sugli imballaggi viene stabilito in maniera molto dettagliata quale contenuto di bevande in quali imballaggi ad una via fa scattare l’obbligo di deposito. Per il contenuto appartengono in particolare: birra alcolica e analcolica e misti di birra con altre bevande, acqua naturale e gassata, bevande rinfrescanti frizzanti e non, bevande miste ad alcool (dal costo minimo di 0,25 €).
 

I commercianti obbligati a prendere vuoti a una via

LONDRA – Dal 1° maggio 2006 i commercianti al dettaglio e altri distributori finali sono stati obbligati a prendere indietro secondo tipo di materiali gli imballaggi di bevande ad una via distribuiti e sottoposti a deposito. L’obbligo di presa indietro è valido indipendentemente dal fatto se gli imballaggi vengono venduti dai commercianti o da chi fa pubblicità. Così un commerciante che offre solo bottiglie ad una via in PET deve riprendersele indipendentemente dalla loro grandezza forma o marca, e non è tenuto a prendere indietro lattine o bottiglie di vetro. Fanno eccezione gli esercizi commerciali con una superficie inferiore ai 200 m², che possono limitare la loro presa indietro alle marche che offrono.
Il consumatore non ha nessun diritto di riscuotere il deposito privo del contrassegno DPG. Gli imballaggi di bevande acquistate prima dell’entrata in vigore dell’obbligo di deposito o in nazioni senza l’obbligo di deposito, infatti, non possono essere rimborsati, anche perché – se così fosse stato – sarebbe stato più che verosimile che si sarebbe venuto a creare un mercato di contrabbando di vuoti provenienti dall’estero per riscuotere i soldi dei depositi in Germania.
Il sistema DPG è ad una via e non include i vuoti che non rientrano nell’ordinanza sugli imballaggi (VerpackV), ossia quelli con una capacità inferiore a 0,1 litri o superiore ai 3 litri, quelli in cartone, in plastica e laminati, e quelli cosiddetti "a più vie", ossia riutilizzabili, come le bottiglie di vetro ed alcune bottiglie in PET. Ciononostante, però, moltissimi esercizi commerciali raccolgono i vuoti a più vie e le restituiscono ai produttori anche se la partecipazione a questo sistema non li obbliga a farlo e la stessa cosa vale per le casse di bibite.

(42. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate – nel 2013 – il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 29 novembre, 6, 13 dicembre, – nel 2014 – 10, 17, 24, 31 gennaio e 14 febbraio. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 28 febbraio)

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