Ignazio Tozzo: «Sanità e prevenzione: ritardo culturale» - QdS

Ignazio Tozzo: «Sanità e prevenzione: ritardo culturale»

Francesco Sanfilippo

Ignazio Tozzo: «Sanità e prevenzione: ritardo culturale»

martedì 25 Marzo 2014

Forum con Ignazio Tozzo, dg dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico assessorato regionale Salute

Qual è l’attività svolta dal vostro dipartimento?
“Il dipartimento nasce dall’unione di tre dipartimenti nel 2009 e sono l’Ispettorato sanitario, l’Osservatorio epidemiologico e il dipartimento Veterinario. Riguardo alla prevenzione epidemiologica, il dipartimento possiede una delle banche dati più fornite d’Italia su qualsiasi aspetto come quello sulla mortalità o sull’incidenza delle patologie. Non a caso, questo dipartimento ha condotto varie campagne sulla prevenzione nel suo complesso che è la vera scommessa del futuro della Sanità, poiché non c’è un servizio sanitario sostenibile se non si punta sulla prevenzione”.
Rispetto ai parametri nazionali, la Sicilia è in ritardo nella prevenzione?
“No, la Sicilia è allineata ai parametri nazionali, semmai il ritardo è culturale, non istituzionale. Le azioni sono svolte per entrare nel tessuto sociale, coinvolgendo le scuole, le Istituzioni e le associazioni di volontariato, perciò sono stati studiati dei protocolli con le scuole, dove s’intercettano sia i ragazzi sia i loro genitori. Così, si ottiene il risultato di agire, quando le patologie sono nella fase iniziale eliminando rischi per il futuro. Infatti, il 60% della mortalità è causato da fattori di rischio modificabili come l’obesità, il fumo e le dipendenze. Se si riuscisse a contenere questi fattori, il Servizio sanitario risparmierebbe la metà dei costi, migliorando la qualità della salute della popolazione. Il Dipartimento ha avuto una serie d’incontri con operatori del settore e con le scuole sull’obesità, che è amplificata da una cultura che vede il bambino grasso come specchio della salute. Il progetto Fed-Formazione, educazione, dieta stravolgerà tra qualche anno il nostro concetto di alimentazione, perché tende a formare delle figure che a loro volta ne formeranno altre per spiegare alla gente come si mangia, eliminando una serie di falsi miti che ancora resistono. Il progetto prevede più moduli, ma l’ambizione è di creare un accreditamento delle strutture di ristorazione non solo di quelle collettive come gli ospedali e delle scuole, ma anche di quelle private. Chi tra queste ultime seguirà criteri scientifici in cucina, promuovendo pietanze salutistiche, otterrà quest’accreditamento”.
Quest’iniziativa si sposa con quella Born in Sicily condotta dall’assessorato dell’Agricoltura?
“Una carta vincente che si sta mettendo in atto, è la collaborazione interistituzionale. Il progetto Born in Sicily non avrà successo se non si dimostrano sia le qualità organolettiche dei prodotti siciliani sia la sua validità da un punto di vista scientifico. Se si dimostra che il Born in Sicily è una scelta di salute, allora non ci saranno problemi con la Ue. Stiamo già collaborando in questo senso e abbiamo un tavolo aperto”.
Avete personale adeguato o siete sottodimensionati?
“In realtà, si avverte l’assenza di figure mediche in assessorato che conta solo sei medici di ruolo. Per sopperire a questa carenza, si ricorre ai medici delle Asp, perché il ruolo unico ha favorito alcune categorie, svantaggiandone altre specialistiche come i veterinari. Un’altra figura indispensabile, è quella degli informatici che servono per tenere aggiornata una banca dati come quella del dipartimento e i collegamenti con il Ministero. La struttura, comunque, regge nel suo complesso”.
Quali sono i progetti che l’assessorato promuove nel campo della prevenzione nel 2014?
“Oltre al Fed, il dipartimento ha avviato una campagna sulla prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro. A giugno, era fermo un finanziamento ministeriale di un milione e mezzo di euro bloccato perché mancava la compartecipazione regionale del 30%. Dopo aver trovato i soldi necessari, questo progetto è partito e prevede delle attività formative che si occupano di due aspetti. Il primo si occuperà di insegnare ai dirigenti scolastici, agli insegnanti e ai ragazzi delle scuole superiori degli ultimi due anni la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il secondo riguarda i settori dell’edilizia e dell’agricoltura, per cui si coinvolgeranno, attraverso le Asp, i lavoratori di questi due settori in attività formative adeguate sulla sicurezza. Questi progetti dovranno essere completati entro il 2015”.

Oltre alla sicurezza, quali altri progetti vi vedono impegnati?
“Altri progetti concernono le ludopatie che sono in forte espansione, e le dipendenze. Si tratta di patologie riconosciute, ma non sono state ancora codificate e non hanno ancora finanziamenti dedicati. Un’altra attività, realizzata in collaborazione con le scuole, con la polizia di stato e con quella municipale, è la prevenzione degli incidenti stradali. Un altro progetto di prevenzione è il piano per le aree di rischio ambientale, perché si è ritenuto necessario destinare 3 milioni di euro per le tre aree a rischio, Priolo, Gela e Milazzo oltre a Biancavilla. A fine 2013, sono stati organizzati dei tavoli con le Asp per realizzare degli screening, esami preventivi e analisi delle acque e dei cibi, così da potenziare l’attività di prevenzione”.
Come funziona il sistema di accreditamento degli enti ospedalieri pubblici e privati?
“Questo sistema è disciplinato dal decreto legislativo 890/2002 che ha accreditato tutte le strutture private e di parte di quelle pubbliche. Questo decreto prevede una serie di adeguamenti strutturali e organizzativi che gli enti privati hanno potuto realizzare come attività imprenditoriale, ma quelli pubblici hanno avuto maggiori difficoltà, perché si tratta di edifici storici vincolati. L’unica soluzione è di fornire delle deroghe sulle ristrutturazioni che garantiscano il raggiungimento di determinati criteri di qualità. Tuttavia, l’amministrazione sta andando oltre questo decreto, puntando ancor di più sui requisiti di qualità”.
 
Quali altre attività sono state svolte dall’assessorato negli ultimi mesi?
“Nell’ultimo anno, sono state condotte diverse attività di verifica e controllo che hanno portato un risparmio nelle spese e un innalzamento della qualità dei servizi. È stato introdotto un inedito piano annuale di controlli sulle cartelle cliniche, indicando agli operatori, dopo un periodo di formazione degli operatori pubblici e privati, come compilare le schede di dimissione. Ciò si è imposto, perché queste schede presentano delle inapropriatezze, perciò sono state codificate le regole da seguire in questi casi, inserendo ciò che va evitato e sanzionate. Questo lavoro ha permesso di risparmiare 30 milioni di euro, 20 nel pubblico e 10 nel privato, e gli operatori hanno diminuito i ricoveri inapropriati, concentrandosi sulle patologie più gravi e abbattendo i costi. Questo sistema sarà riproposto nel 2014, facendo un percorso condiviso con gli operatori”.
È possibile intervenire sulla spesa corrente?
“In realtà, il dipartimento si sta occupando dell’appropriatezza prescrittiva e delle linee-guida. La responsabilità professionale del medico è, oggi, legata alle linee-guida dell’assessorato o delle società scientifiche. Questa medicina difensivistica portata all’estremo comporta dei costi notevoli all’amministrazione. Esistono, però, alcune attività che possono essere svolte nella giornata, ma che, spesso, erano fatte in più giorni con un aumento dei costi. Così, si è dato spazio ad indicazioni precise che hanno fatto risparmiare giorni e costi. Altre indicazioni hanno riguardato l’imposizione a prescrivere i farmaci generici, così da ridurre la discrezionalità del medico, diminuendo di 27 milioni di euro la spesa farmaceutica”.

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