“Salvare i precari? Non giova a imprese e lavoratori” - QdS

“Salvare i precari? Non giova a imprese e lavoratori”

Michele Giuliano

“Salvare i precari? Non giova a imprese e lavoratori”

venerdì 04 Aprile 2014

Duro attacco dell’Ance dopo la presa di posizione di Confindustria Pa: “Per salvare loro si rischia di affossare le aziende”. Critiche pesanti anche contro i cantieri lavoro: “Sono una scelta sbagliata e clientelare”

PALERMO – “Il salvataggio dei precari a tutti i costi non giova alle casse della Regione, ma soprattutto non gioverà ad imprese e lavoratori che rappresentano il tessuto sano e produttivo della Sicilia. Condividiamo pienamente la posizione espressa da presidente Alessandro Albanese”. Il presidente di Ance Palermo (associazione nazionale dei costruttori), Fabio Sanfratello, interviene sulle dichiarazioni del presidente di Confindustria Palermo riguardo all’ipotesi di una sanatoria per salvare i Pip ritenuta populistica e costosa, e ricorda come “anche l’associazione dei costruttori palermitani si è ripetutamente espressa contro una politica regionale che pensa solo a salvaguardare dipendenti pubblici e precari e non si cura affatto delle migliaia di lavoratori dell’edilizia disoccupati e delle imprese sull’orlo del fallimento”.
Sui Pip, i precari del bacino “Piano inserimento professionale” assorbiti recentemente dalla Regione dopo essere stati scaricati dal Comune di Palermo, in questi giorni si sta facendo un gran parlare anche per effetto della scoperta che molti di essi avevano un reddito superiore a 20 mila euro l’anno. L’Ance però ne ha per tutti, anche per i cantieri lavoro che nell’Isola oramai sono ai nastri di partenza: “Anche i cosiddetti cantieri di lavoro, che dovrebbero partire nei prossimi giorni, – aggiunge Sanfratello – sono una risposta sbagliata e clientelare alla crisi. Con i 50 milioni destinati a questi cantieri fasulli si potevano aprire cento cantieri veri, da 500 mila euro ciascuno, per rifare una strada piena di buche o riparare una scuola pericolante o altre opere necessarie. Anche questi avrebbero dato occupazione e la collettività avrebbe avuto un beneficio”.
La Sicilia si prepara all’ennesima infornata di cantieri lavoro. Una sfilza infinita di piccoli lavori di manutenzione dal costo esorbitante di 50 milioni di euro per dare occupazione temporanea a 24 mila siciliani anche se con compensi e orari molto risicati. Non essendoci manodopera specializzata impegnata si possono realizzare lavori di piccola entità effettivamente. Per cui si finisce puntualmente con i Comuni che chiedono questi soldi per opere assolutamente superflue. Nella maggior parte dei casi per rifare marciapiedi: “Siamo stanchi di appelli che finiscono nel vuoto – conclude Sanfratello -. E’ necessario invertire immediatamente la rotta. E’ fondamentale che chi ci governa faccia anche delle scelte impopolari, mandando a casa chi non produce e aiutando, con concretezza, le imprese che, invece, producono ancora reddito e occupazione. E il primo passo fondamentale, come abbiamo detto nei giorni scorsi, sarebbe quello di liquidare tutti debiti della Pubblica amministrazione verso centinaia d’imprese edili che oramai aspettano da anni”.
Forti sono state le dichiarazioni anche di Albanese, riprese per l’appunto da Sanfratello, il quale ha mostrato molto risentimento rispetto alle richieste pressanti di molti deputati dell’Ars di reintegrare i Pip e gli Asu esclusi: “L’Ars rischia di fare macelleria sociale al contrario – ha precisato . Perde tempo con gli ex Pip e toglie risorse e attenzione alle imprese”.
 


L’approfondimento. L’espulsione dei precari può valere 10 milioni
 
Le espulsioni dal sistema dei precari “benestanti” farebbero risparmiare cifre vicine ai 10 milioni, secondo una stima della Regione. Ma intanto Confindustria teme che il pressing per il salvataggio dei precari possa avere effetti deflagranti: “Il Parlamento oggi non si accorge – precisano gli industriali – che salvare gli ex Pip, alcuni di questi con redditi che certamente non necessitano di un sussidio, è una manovra estremamente pericolosa e che alla Sicilia porterà solo effetti negativi. Il prezzo di queste operazioni pseudo-populiste è alto, e a pagare il conto sono sempre i lavoratori del privato e le imprese”. Per l’associazione degli industriali quando un’azienda chiude, i lavoratori tornano a casa: “Non bloccano strade, non tengono sotto ricatto una classe politica – aggiunge Confindustria -. Sono loro che reggono il peso della produzione, quella vera. Gli imprenditori rischiano, investono, scommettono con le proprie forze e le proprie tasche. Questa è la strada, a questa economia si deve ridare fiato”. Gli Asu sono 5.531 e costano 36 milioni all’anno, i Pip sono 3.200 e costano 20 milioni di euro.

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