Salvatore Castorina: «Serve più competizione tra pubblico e privato» - QdS

Salvatore Castorina: «Serve più competizione tra pubblico e privato»

Maria Francesca Fisichella

Salvatore Castorina: «Serve più competizione tra pubblico e privato»

venerdì 11 Aprile 2014

Forum con Salvatore Castorina, presidente emerito del Policlinico Cdc Morgagni

Quale incidenza in costi ha il personale medico nella sua azienda?
“La corretta assistenza medica deve prevedere l’interdisciplinarietà perché i ritmi delle patologie sono imprevedibili. La sicurezza del paziente impone costante comunicazione e integrazione tra gli specialisti in ogni momento del giorno e della notte, feriali e festivi. La nostra etica aziendale è che del malato non è responsabile solo il medico referente di piano ma tutti i sanitari per quanto di loro competenza. Questo indirizzo aziendale impone uno standard di personale specialistico elevato. Ne consegue che la quota parte medica incide per il 25% del fatturato”.

Ritiene che la formazione del personale medico offerta attualmente dal sistema universitario sia adeguata?

“Rilevo al riguardo dei punti critici che non dipendono dalla qualità dei docenti. Tali punti critici riguardano i criteri di accesso vigenti per la Scuola di Medicina e l’imbuto nell’accesso alle Scuole di Specializzazione. Quanto al criterio selettivo per quiz in atto vigente non esito a definirlo malefico perché non seleziona la qualità in senso rigorosamente applicabile allo studente di medicina, crea disagi nell’economia familiare e irresponsabilmente di fatto mortifica migliaia di giovani che non diventeranno  medici mentre potevano essere, come tali, ottimi”.
Quale potrebbe essere un opportuno criterio di selezione per coloro i quali aspirino a percorrere l’impegnativo cammino verso la professione medica?
“La Facoltà di Catania è ricca di ottimi docenti. Consentire la libertà di accesso alla Scuola è una decisione da affrontare anche dal punto di vista dell’etica sociale. Al secondo anno, avendo ospitato gli allievi, decentrati in aule dislocate nell’ex province di Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta sottoporli a valutazione su discipline di base, biochimica, fisica, istologia, e anatomia generale con insegnamento basato su lezioni frontali (studenti dislocati significa minor costo per la famiglia). Alla fine del secondo anno valutare il risultato definendo le graduatorie. Quanto alle specialità modificherei l’assetto ottocentesco che si conclude con una laurea in medicina e chirurgia di, fatto inutilizzabile al fine di esercizio della professione: questa è la verità inoppugnabile. Immaginerei il prolungamento della formazione da 6 anni a 8 anni sicché il giovane esca specialista all’ottavo anno avendo nel curriculum 3 anni di formazione generale e 5 di formazione specialistica. Daremmo certezza ai nostri giovani del possesso del diploma specialistico a 8 anni, senza che avessero perso 6 anni anche in esami su discipline non ricorrenti nella specialità scelta, e finalmente andare ad operare sul territorio quali specialisti alla fine dell’ottavo anno e ben formati. Oggi ammesso che riescano a entrare in scuola devono maturare 11 anni. Questo è un problema ritengo però, che coinvolga i Parlamenti della Comunità Europea per via della riconosciuta equipollenza dei titoli nell’ambito comunitario”.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo …” secondo l’articolo 32 della Costituzione e ogni cittadino deve essere libero di farsi curare dove crede. Questo diritto in Sicilia è violato. Può succedere che si scelga di sottoporsi ad un intervento in una clinica e ci si senta dire che non c’è il budget, e quindi il paziente se vuole quel tipo di cure deve pagare. L’organo politico decide, pertanto, quante risorse sono da destinare al pubblico e al privato e vìola la libertà del cittadino. Se la Regione, che per il 2014 ha stanziato 8,5 miliardi, eroga queste somme in base ai drg, cosa importa a quest’ultima che provengano da “x” o da “y” ? Oltre tutto, se alla questione fosse dato ordine, tra sanità pubblica e privata potrebbe attivarsi una sana competizione.
“Un tempo non c’erano limiti di budget. Ma succedeva che la Regione si trovava sprovvista di mezzi. In tutto questo il pubblico è stato considerato prioritario, pur trattandosi di un “andazzo” sbagliato. Nella fase post bellica e con la legge 833 del 1978 di istituzione del servizio sanitario nazionale, che equiparò le strutture pubbliche e quelle private, le discriminazioni dovevano decadere, là dove ci fossero. Ma resistono ancora. Mentre all’ospedale sono pagati i drg e per acquistare macchinari sono erogati altri finanziamenti, la casa di cura deve ricavare i fondi dai suoi drg. Da qui un chiaro squilibrio. La nostra gestione è indubbiamente più virtuosa. I criteri di spesa sono due, per completezza d’informazione: i drg e poi le rianimazioni e le terapie intensive che si pagano per giorni di degenza”.
Perché le cliniche private non hanno il pronto soccorso?
“In Italia esistono case di cura private che hanno il pronto soccorso, ma non in Sicilia, poiché gli organi regionali al riguardo manifestano prudenza decisionale”.
 
In questo momento che tipo di ricerche sta portando avanti la Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni?
“Dal 2002 la Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni è entrata a far parte delle organizzazioni onlus. La Fondazione svolge attività di ricerca e formazione per medici e infermieri. La formazione significa sicurezza per il paziente. è una questione delicatissima che va curata con attenzione. Siamo entrati nel distretto biomedico di Catania, un istituto per la ricerca sul cancro del colon e della prostata che finanzierebbe il costo dei ricercatori, fino ad oggi a nostro carico. Stiamo portando avanti una ricerca, a spese della Fondazione, sull’estratto di salvia come prodotto che deprime la crescita del tumore del colon in vitro. Questo non è solo un motivo di soddisfazione per la Fondazione, ma potrebbe anche diventare un brevetto e, quindi, rendere economicamente”.
Si parla di abuso di indagini strumentali, soprattutto da quando gli effetti della spending review e della lotta agli sprechi nella sanità si è fatta più serrata. è possibile motivare positivamente tale pratica o è un malcostume cui bisogna porre rimedio?
“Non credo ci siano indagini inutili. Un tempo il medico si affidava al metodo ex ivantibus, per prove ed errori. Se il medico e il cittadino sanno, che senza perder tempo prezioso, si può capire la natura del problema, prima di aspettare l’esito di una cura, non può che essere un vantaggio giungere al nocciolo della questione attraverso le indagini strumentali”.

Ci parli della Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni. Quando è stata fondata e qual è lo spirito che la anima?
“La Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni per lo sviluppo delle tecnologie in medicina e chirurgia è stata costituita il 4 maggio 1999 con atto pubblico e iscritta il 16 dicembre 2002 al n° 20 del Registro delle persone giuridiche private istituito presso la Presidenza della Regione Siciliana.
Questo organismo, senza fini di lucro, è diventato un istituto permanente al quale il gruppo Morgagni ha affidato l’approfondimento dell’alta formazione con l’organizzazione di corsi ecm (educazione continua in medicina) e master, con conseguente rilascio di attestati di partecipazione e titoli di studio”.
Nell’ambito della ricerca quali risultati la Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni ha già raggiunto?
“La Fondazione Mediterranea G.B. Morgagni si dedica all’attività di ricerca. Il laboratorio di biologia molecolare ha iniziato l’attività di ricerca sperimentale nel 2006 occupandosi di colture di cellule primarie di carcinoma del colon, polmone e ovaio.
Dal 2008 l’interesse della ricerca si è spostato anche verso modelli di colture primarie di cellule epatiche studiandone il fenotipo. I risultati ottenuti sono stati pubblicati su riviste nazionali. Nel 2009 la Fondazione ha collaborato con il laboratorio dei sistemi complessi della Scuola superiore dell’Università di Catania ed avviato uno studio di caratterizzazione genetica del carcinoma del colon-retto. Nel 2012 è, poi, iniziata la collaborazione con il Cnr di Catania per la valutazione dell’eventuale capacità antiproliferativa di oli essenziali di piante officinali su cellule di carcinoma del polmone e del colon. dal 2013 abbiamo iniziato sperimentazione clinico biologica sull’obesità”.

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