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Enna – L’oro bianco sprecato di Pasquasia

Mario Antonio Pagaria

Enna – L’oro bianco sprecato di Pasquasia

sabato 12 Aprile 2014

Regalbuto (Miniere dismesse) sostiene che ci siano solo rifiuti sanitari: “Quelli tossici cercateli altrove”. Miniera chiusa, potrebbero esserci scorie radioattive. Il riscatto con i sali potassici

Enna – Giuseppe Regalbuto, già consigliere provinciale, attualmente presidente delle Miniere dismesse della Regione siciliana in carica all’Urps (Unione regionale delle Province siciliane), è seriamente convinto dell’economicità della miniera di Pasquasia e del suo indotto. è inoltre certo che a Pasquasia non vi siano le scorie radioattive ma al massimo rifiuti sanitari. Va ricordato che il sito di Pasquasia è stato, nei giorni scorsi, posto sotto sequestro dalla Dia di Caltanissetta per furto di rame e traffico di rifiuti tossici.
“Ad oggi – dice Regalbuto – ci ritroviamo con un sito che siamo riusciti a far bonificare dopo diverse battaglie. Attualmente, al suo interno lavoravano 20 persone più l’indotto. I lavori sono stati interrotti dall’indagine della Magistratura verso la quale nutro il massimo rispetto e fiducia. Sono convinto, tuttavia che i lavori di bonifica non vadano fermati e che questo blocco non fa altro che rallentare la probabile riapertura”.
Regalbuto è sicuro che i rifiuti tossici non vadano cercati a Pasquasia bensì nel sito minerario di Bosco Palo a San Cataldo: “L’ho segnalato perché ho trovato maggiore quantità di radiazioni, non so se siano scorie o altri materiali. è anche vero che io ho difficoltà ad avere i documenti di Bosco Palo e anche a recarmi nel sito di Bosco Palo. Se dobbiamo cercare delle scorie le dobbiamo cercare là. Abbiamo trovato in una villetta vicino a Bosco Palo dei documenti di bolle di trasporto di materiale sanitario nazionale che venivano mandati nella miniera di Bosco e prima o poi verrà avviata un’indagine”.
E Regalbuto chiosa che se dovesse dare un consiglio a qualcuno relativamente a un’ulteriore verifica da compiere nella miniera di Pasquasia gli direbbe di controllare il pozzo numero 1 perché è stato riempito di materiale inerte, tuttavia egli rimane convinto che non si troverebbe materiale radioattivo ma rifiuti sanitari. “Ho chiesto al senatore Vincenzo Gibiino di produrre un’interrogazione al Ministero per capire come mai i lavori si sono bloccati così facilmente nella miniera di Pasquasia o meglio, le indagini vanno bene, ma i lavori debbono continuare”.
L’altro punto dell’interrogazione è per capire se il Ministero abbia intenzione di investire in Sicilia sui sali potassici”. Intanto la Bht australiana vuole acquistare tutti i tipi di sali esistenti in Sicilia e l’Italkali vuole rientrare nel sito di Pasquasia. Dal 1920 ad oggi sono stati chiusi quasi 800 di questi siti perdendo 150 mila posti di lavoro con i relativi indotti. Ci sarebbero le condizioni per poter essere i primi produttori nel mondo soprattutto di magnesio metallico che si ottiene dagli scarti di lavorazione e di solfato di potassio.
“Pasquasia – conclude Regalbuto – crea un indotto incredibile e i sali potassici sono chiamati ‘oro bianco’ e non è solo Enna a fruirne ma anche Porto Empedocle e Agrigento. Quando fu chiusa la Pasquasia ciò fu fatto con una scusa banale, mancava il depuratore delle acque e il Genio civile mi ha consegnato delle carte che questo depuratore era stato progettato finanziato ma mai costruito. La stessa miniera ha chiuso con un attivo di 5 miliardi delle vecchie lire e con un finanziamento del ministero dell’Industria di 90 miliardi”.
La vicenda di Pasquasia rimane agli annali come un grande mistero e chissà ancora per quanto tempo si assisterà agli scontri fra coloro i quali asseriscono che in essa sono depositate scorie radioattive e coloro che negano tale ipotesi.

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