Costa Concordia, porti italiani inadeguati - QdS

Costa Concordia, porti italiani inadeguati

Rosario Battiato

Costa Concordia, porti italiani inadeguati

sabato 19 Aprile 2014

Inutile andare contro il mercato, la migliore offerta arriva dalla Turchia. Una lezione per le nostre infrastrutture. Palermo si autoesclude? Scoppia la polemica tra Protezione civile e Autorità portuale del capoluogo

PALERMO – Lo smaltimento del relitto della Costa Concordia è diventato un circo. Gli ultimi tre giorni sono trascorsi tra candidature, conti, nazionalismo old style e spaccature tra il ministero dell’Ambiente e la Protezione civile nazionale. Su tutto l’incresciosa e misteriosa situazione del porto del capoluogo regionale che si era candidato e poi autoescluso, secondo quanto dichiarato dal capo della Protezione civile Franco Gabrielli, prima di tornare ancora una volta in auge in un crescendo di conflittualità e note al vetriolo tra Palermo e Roma.
Superando il facile nazionalismo di questi ultimi tempi, se il mercato è ancora il mercato, il gigante della Costa Concordia dovrebbe finire in Turchia. Per vari motivi, i porti nazionali non “meritano” una commessa del genere. A partire dal prezzo.
Nei giorni scorsi Franco Gabrielli è stato sentito dalla commissione Ambiente della Camera e ha ricordato che la Costa e gli assicuratori hanno già sborsato 1,1 miliardi di dollari, contro i 300 milioni stimati all’inizio.
 
Gabrielli, che è anche commissario per l’emergenza Concordia, ha sottolineato che tutti hanno candidato i loro porti, ma in Italia “da 25 anni le nostre navi militari le portiamo in Turchia”. Ci sarà motivo ed è tutto svelato dalle cifre. La selezione preliminare dal porto di destinazione è stata affidata alla stessa società londinese che ha scandagliato i consorzi per il raddrizzamento: dei circa 30 sondati, 13 hanno risposto con delle proposte e “quattro sono porti italiani: Piombino, Civitavecchia, Genova e Palermo.
 
Ci sono poi la Turchia, la Gran Bretagna, la Norvegia”. Congelando per un momento la questione Palermo, di cui parleremo a breve, concentriamoci sui costi: Civitavecchia ha proposto una cifra fuori mercato, Piombino, nonostante la vicinanza, è inadeguato, su Genova la scelta spetterà sempre al privato e agli assicuratori. Consideriamo soltanto che i turchi hanno offerto 40 milioni per trasporto e smantellamento contro i 200 di Civitavecchia. E queste cifre dovrebbero bastare a tacitare tutte le conversazioni. Contro il mercato, e pure contro la realtà a questo punto, si muove, invece, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: “la Concordia deve essere smantellata in Italia. Dalla tragedia, avvenuta nei nostri mari con danni ambientali e vittime, devono esserci opportunità economiche per il nostro Paese”.
A parte bisogna trattare il caso del porto del capoluogo regionale. In commissione, appena qualche giorno fa, Gabrielli aveva dichiarato che “il porto di Palermo si è reso non più disponibile”. Nelle ore in cui scorrevano le dichiarazioni del commissario, il sindaco Orlando rilanciava la candidatura di Palermo: “Ancora una volta sollecitiamo la scelta della nostra città”, chiedendo a Fincantieri di esprimere “con chiarezza la sua posizione e disponibilità per i Cantieri navali di Palermo, che sono in condizione da subito di realizzare gli interventi necessari per la Costa Concordia”. Poi lo scoppio della polemica. L’Autorità portuale di Palermo scrive una nota in cui “smentisce categoricamente” la dichiarazione del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
 
L’ultimo atto, almeno per il momento, arriva col comunicato durissimo della Protezione civile. In riferimento alle dichiarazioni dell’Autorità portuale di Palermo, “non si può che confermare integralmente quanto riferito dal prefetto Gabrielli nel corso dell’audizione alla Commissione VIII della Camera nella mattinata odierna: come può dichiarare l’Autorità portuale con una tale sicumera che un funzionario dello Stato – Commissario delegato del governo per la gestione dell’emergenza Concordia – vada di fronte al Parlamento mentendo?”. Di fatto, spiega la Protezione civile, “la società candidata che aveva indicato come luogo di smantellamento della Concordia l’area del proprio cantiere interno al porto di Palermo, dopo la prima selezione “ha ritirato la propria candidatura poiché tali aree – e in particolare il bacino – non sarebbero state disponibili perché impegnate in altre attività con altre commesse”.
Il quadro completo della situazione è stato affrontato dal coordinatore regionale dell’Ncd, Francesco Cascio.
Il dietro front “rispetto a un’occasione che avrebbe consentito di rilanciare l’attività delle aziende operanti nell’indotto portuale e di impiegare la nostra manodopera, rappresenta l’ennesima dimostrazione della miopia con cui il governo regionale programma e gestisce le politiche di sviluppo e occupazione. Ciò manda in fumo le risorse europee assegnate alla Sicilia”.
 
Nell’Isola, al di là delle promesse di investimento per potenziare i bacini di carenaggio, “ci si ostina a non volere prendere atto del fatto che 25mila imprese locali vendono i loro prodotti all’estero, in assenza di un porto internazionale in Sicilia, nonostante i circa mille chilometri di costa e la collocazione naturalmente predominante nel Mediterraneo”.

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