Sistri, piccole imprese esentate, altro rinvio sulle semplificazioni - QdS

Sistri, piccole imprese esentate, altro rinvio sulle semplificazioni

Rosario Battiato

Sistri, piccole imprese esentate, altro rinvio sulle semplificazioni

martedì 29 Aprile 2014

Sicilia nel mirino dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi. Miniere dismesse, discariche della malavita. Da Galletti il decreto che esclude l’adesione delle aziende al di sotto dei 10 dipendenti

ROMA – La firma tanto sospirata è infine giunta. Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha firmato il decreto che esclude l’obbligo di aderire al Sistri, il Sistema di tracciabilità dei rifiuti, per le imprese al di sotto dei 10 dipendenti. Continua l’eterno rinvio di un sistema che avrebbe dovuto salvare l’Italia dal ciclo illegale di gestione, ma che ad oggi sembra aver costituito soltanto un ulteriore peso alle finanze nazionali senza risolvere alcun problema.
L’obbligo di adesione al Sistri – si legge in una nota del ministero – rimane “solo per le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi che abbiano più di 10 dipendenti”. Il decreto, inoltre, precisa che restano escluse dal Sistema di tracciabilità dei rifiuti tutte le imprese agricole che conferiscono i rifiuti prodotti nei circuiti organizzati di raccolta. Le altre novità riguardano le pratiche di semplificazione amministrativa e le modalità di gestione dei trasporti intermodali, mentre è stato prorogato al 30 giugno 2014 il versamento del contributo annuale.
“Venendo incontro alle giuste richieste dei ‘piccoli produttori’ introduciamo una prima importante semplificazione, rendendo il sistema più ragionevole e meno burocratico ma rafforzando allo stesso tempo i principi inderogabili che sono alla base del progetto, ossia il contrasto alle ecomafie e la difesa dell’ambiente attraverso il controllo informatico dei rifiuti pericolosi”, ha spiegato Galletti aggiungendo che ha “convocato per fine mese il tavolo di monitoraggio e concertazione con le associazioni interessate per approfondire l’introduzione di ulteriori norme di semplificazione”.
Con questo ulteriore rinvio, giustamente richiesto dalle imprese, il Sistri mantiene le sue promesse di inaffidabilità a causa di una gestione del governo centrale non sempre inappuntabile.
Concepito nel 2007, venne affidato due anni dopo alla società Selex Service Management, gruppo Fintecna, per un contratto da 400 milioni di euro. Poi gli scandali: lo scorso anno la Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta, ipotizzando l’esistenza di un giro di tangenti e fatture per operazioni inesistenti pari a 40 milioni di euro. Nell’occasione furono arrestate 22 persone, mentre altre quattro sono state fermate nei mesi scorsi sempre nell’ambito dell’inchiesta della Dda che indaga sulle modalità di assegnazioni degli appalti per la realizzazione del Sistri.
Ancora un passo nel vuoto per un sistema che avrebbe dovuto risolvere il problema dei rifiuti pericolosi consentendone la tracciabilità e quindi il controllo e lo smaltimento attraverso una gestione più efficace. In Sicilia i quantitativi di rifiuti speciali pericolosi prodotti nel 2011 sono stati circa 4 milioni, i non pericolosi invece si attestano a circa 7 milioni di tonnellate. Di questi il 49% circa viene recuperato; lo 0,35% viene reimpiegato come materia combustibile per produzione di energia; lo 0,50% viene termodistrutto traendo energia mentre lo 0,14% viene distrutto senza recupero di energia; il 13,5% viene stoccato in giacenza; il 10% circa, trova destinazione in discarica.
A preoccupare sono tutti quelli che non si vedono visto che l’Isola, così come la Campania della Terra dei fuochi, ha presumibilmente ospitato nelle sue viscere tonnellate su tonnellate di rifiuti pericolosi. La minaccia è grave, infatti sarebbero 691 le miniere abbandonate in Sicilia, discariche ideali per rifiuti speciali, pericolosi e non. La commissione per le miniere dismesse dell’Unione regionale Province siciliane ne ha segnalato cinque in particolare. Da Pasquasia a Enna, nella quale si registra un alto tasso di radioattività che nessuno sa spiegare, a Bosco Palo, tra Serradifalco e San Cataldo, fino alla miniera Raineri, a Mussomeli e, per chiudere, la cava San Giuseppe, tra Melilli e Augusta, e la Ciavolotta ad Agrigento.

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