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Palermo – Costa Concordia, il capoluogo isolano resta in corsa

Luca Mangogna

Palermo – Costa Concordia, il capoluogo isolano resta in corsa

mercoledì 30 Aprile 2014

Discorso ben diverso per lo smantellamento del relitto, che verrà invece eseguito all’estero. In ballo una commessa milionaria che garantirebbe undici mesi di lavoro

PALERMO – Dopo qualche mese di silenzio, i riflettori sono stati nuovamente puntati sul relitto della Concordia, la cui opera di messa in sicurezza e smantellamento è oggetto di perenne contrasto fra i vari porti che tendono con ogni mezzo ad accaparrarsi l’allettante commessa.
A far deflagrare nuovamente la questione sono state le parole del capo della Protezione civile Franco Gabrielli che, sentito in audizione dalla Commissione Ambiente della Camera, ha riferito circa l’indisponibilità del porto di Palermo ad accogliere i resti della nave da crociera. Un’uscita che ha provocato un vespaio di polemiche, iniziate con l’aut aut del sindaco del capoluogo, Leoluca Orlando, il quale ha ribadito come Palermo sia la soluzione e l’approdo ideale per la Concordia, e con la smentita della locale Autorità portuale che ha categoricamente negato, in una nota riportata dall’Ansa, di aver escluso Palermo dalle candidate.
Per contro, Gabrielli ha replicato altrettanto duramente, attraverso una nota ufficiale della Protezione civile. “Non si può che confermare integralmente – si legge nel documento – quanto riferito da Gabrielli nel corso dell’audizione alla Commissione VIII della Camera. Come può dichiarare l’Autorità portuale, con una tale sicumera, che un funzionario dello Stato, commissario delegato del governo per la gestione dell’emergenza Concordia, vada di fronte al Parlamento mentendo?”. Secondo Gabrielli, Palermo avrebbe ritirato la propria candidatura perché, stando a quanto comunicato dall’Autorità portuale, il bacino non sarebbe stato disponibile perché impegnato in altre attività con altre commesse.
“Questi sono i fatti e non illazioni – si legge al termine del comunicato – in attesa delle doverose scuse”.
Sin qui sono state dunque sentite le campane istituzionali, ma nessuno o quasi ha chiesto conto alla Fincantieri, l’azienda alla quale lo scorso settembre, all’indomani del miracoloso innalzamento del relitto, è stato commissionato un studio di fattibilità dal ministero dello Sviluppo economico. Ebbene la posizione dell’azienda, a distanza di sette mesi, come a noi confermato da fonti della stessa Fincantieri, è rimasta quella di allora. È chiarissimo a tutti gli addetti ai lavori, infatti, che la Concordia non potrà essere smantellata in Italia, poiché un’operazione del genere nel nostro Paese non viene più svolta da quasi vent’anni, per mancanza di infrastrutture e di maestranze. Per di più in Turchia, per esempio, sarebbero i porti a pagare le assicurazioni per lo smantellamento, visto che il ricavo dato dal riuso e dalla vendita dei resti sarebbe maggiore, mentre in Italia i porti si fanno la guerra per farsi pagare.
Quello che è chiaro sin dall’inizio della vicenda è che in Italia verrà effettuata soltanto la commessa relativa alla messa in sicurezza, un’operazione che comunque varrebbe undici mesi di lavoro, tre per le operazioni di messa in sicurezza e altri otto per la costruzione di una chiatta che sarebbe utilizzata per i trasporti industriali. E per la Fincantieri, Palermo resta ancora in corsa.

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