Sprechi, privilegi, corruzione, parassitismo - QdS

Sprechi, privilegi, corruzione, parassitismo

Carlo Alberto Tregua

Sprechi, privilegi, corruzione, parassitismo

mercoledì 07 Maggio 2014

Napolitano bastona politici e burocrati

Il Presidente della Repubblica, nel discorso del primo maggio, ha bastonato il ceto politico e burocratico con parole che pesano più del cemento: “Sprechi, privilegi, corruzione e parassitismo”.
Sono quattro parole che usiamo da molti anni e siamo molto lieti di sentirle da un’autorevole fonte. I quattro buchi neri indicati da Napolitano costituiscono dei macigni che gravano sugli italiani, i quali per riempirli sono stati massacrati da enormi tasse, non pagate per i servizi ma per i disservizi.
Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, nel rituale discorso, ha detto che il lavoro non si crea con i decreti ma con la buona economia, dando un rilevante supporto alle imprese, piccole, medie e grandi.
Luigi Angeletti ha reclamato a gran voce l’apertura dei cantieri di opere pubbliche e soprattutto di quelle per costruire infrastrutture. Susanna Camusso, invece di una proposizione positiva, ha protestato per la riduzione alla metà dei permessi sindacali!

Il lavoro deve essere creato dalle imprese, che vanno supportate con adeguato credito, mentre deve essere scaricato l’enorme peso di adempimenti di ogni genere e tipo.
Pagare equi contributi previdenziali e ragionevoli imposte e tasse è un dovere, ma, vivaddio, non ci caricate di oneri impropri, quali sono gli adempimenti farraginosi e inutilmente complicati.
Nella creazione del lavoro i sindacati hanno un ruolo fondamentale se ribaltano il loro modo di garantire chi il lavoro ce l’ha e aprono le porte a chi il lavoro non ce l’ha. Debbono, perciò, essere favorevoli all’importante innovazione del contratto unico triennale a tempo indeterminato con facoltà di cessazione del rapporto, a fronte della quale il datore corrisponde un’indennità certa non suscettibile di controversia davanti al magistrato.
Hanno chiamato la scorsa festa del lavoro come la festa della disoccupazione. Avrebbero dovuto chiamarla, invece, festa che induce a lavorare di più e meglio per portare a casa gli stessi soldi, almeno in questo periodo di gravissima crisi.
Il governo Renzi deve creare opportunità a tutti i giovani laureati e maturati e non solo posti di lavoro. Di guisa che ognuno, da cittadino, sia nelle condizioni di sfruttarle secondo le proprie capacità, volontà e tenacia.
 

Le pari opportunità non devono essere solo di genere perché questo è  un punto di partenza in quanto giovani donne e uomini devono avere le stesse possibilità. Pari opportunità significa che tutti i cittadini devono avere le stesse possibilità, emarginando privilegiati e raccomandati da politici da strapazzo, appartenenti alle caste e alle corporazioni. Solo il merito deve prevalere.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dovrebbe ascoltare e mettere in atto il monito di Napolitano, subito e senza esitazioni: tagliare gli sprechi, eliminare i privilegi, combattere la corruzione, dare il gas ai parassiti.
L’azione in questo senso sarebbe molto più efficace di quella, seppur meritevole, di lotta alla criminalità organizzata. Per questo motivo egli deve dimenticarsi di pagare stipendi a vuoto come hanno fatto i suoi predecessori.

L’articolo 41, comma 2 del Dl 66,  entrato in vigore il 24 aprile, impedisce a qualunque amministrazione pubblica, di cui all’art. 1, comma 2, del Dlgs 165/01, l’assunzione di personale a qualsiasi titolo e la stabilizzazione di chiunque: si tratta del de profundis per tutti i precari siciliani di ogni genere e tipo che in base a questo coraggioso decreto finiscono di essere privilegiati e si mettono insieme agli altri 368 mila disoccupati della Sicilia.
Se Crocetta, invece, volesse pagare a tutti costoro stipendi che costituiscono una vera beneficenza, non si vede perché non dovrebbe pagare altrettanti stipendi, sempre come beneficenza, ai 368 mila disoccupati.
Crocetta non può pensare di sostenere trentamila privilegiati e di penalizzare 368 mila siciliani, che non hanno lavoro e non hanno mai ricevuta alcuna raccomandazione.
Il decreto citato impedisce assunzioni o stabilizzazioni se prima le amministrazioni non pagano tutte le fatture alle imprese, dopo aver comunicato alla piattaforma digitale del Mef l’intero elenco delle fatture non pagate.
Crocetta è avvisato e perciò mezzo salvato. se perseverasse nella strada dell’inferno riceverebbe le relative sanzioni etiche  e politiche.

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