Giovanni Selvaggi: "Eccesso di burocrazia nemico dell’agricoltura" - QdS

Giovanni Selvaggi: “Eccesso di burocrazia nemico dell’agricoltura”

Antonio Borzi

Giovanni Selvaggi: “Eccesso di burocrazia nemico dell’agricoltura”

sabato 10 Maggio 2014

Forum con Giovanni Selvaggi, presidente Confagricoltura Catania

Quanti sono i vostri iscritti?
“I nostri iscritti sono oltre 1.100. Contiamo 148.000 giornate lavorative e oltre 1.200 imprese tariffate”.
Quali sono i principali prodotti su cui si fonda l’agricoltura in provincia?
“La priorità va senza dubbio alle colture agrumicole, alle arance rosse in particolare, presenti sin quando sarà attivo il nostro vulcano Etna, che rappresentano circa l’1% del mercato mondiale di agrumi, ossia una vera nicchia di mercato con un patrimonio genetico senza eguali. Poi c’è il vino, con particolare attenzione alle produzioni di eccellenza del comprensorio Etna doc, riconoscimento che con innumerevoli sacrifici e sforzi rende presente i nostri vini in tutto il mondo, attirando investimenti anche esteri. Non possiamo non citare gli oliveti con ben due Dop: la Monte Etna e la Monti Iblei oltre gli ortaggi alla piana di Catania, una forza bistrattata ed al collasso.
Nonostante una persona su tre, in Sicilia, viva di agricoltura, il nostro è un settore che evidentemente non attira le attenzioni del Governo regionale. Mi chiedo come faccia la Regione ad ignorare un comparto che oltre a preservare il territorio di tutti, garantisce un ecosistema, cattura co2, genera posti di lavoro; come fa a non ritenere opportuno formare gli operatori del mondo agricolo? Come mai non sono ancora partiti i corsi Iap? O magari corsi di potatura verde. Il problema è che ci affligge una burocrazia che non ha eguali. Non mi spiego come mai non si comprenda che l’export è un elemento fondamentale per la nostra provincia. Vorrei cambiasse l’immagine attuale dell’agricoltore, non più un lavoratore con la zappa, ma con l’Ipad, competente e pronto a programmare lo scambio con altri mercati”.
Quali sono i problemi principali del settore e come intervenire?
“Eccesso di burocrazia. Studi dimostrano che un’impresa agricola dedica 104 giorni l’anno nel disbrigo delle pratiche, quando ne servirebbero circa 30. Non si può inoltre pensare di contare su un PSR inutile, perché operativo quando tutto si è già evoluto. Altro problema è quello del credito. Manca poi un indirizzo di ammodernamento pensato per le aziende agricole e controlli mirati al buon utilizzo del terreno secondo la specifica vocazione territoriale. Mancanze da attribuire ad una carenza governativa. Il mio appello al Governo siciliano è che si proceda alla convocazione di un tavolo di concertazione, che metta insieme politica e corpi intermedi. L’amministrazione deve renderci partecipi del nostro futuro non possono informarci a cose già fatte. Ciò inficia in primis la credibilità verso i nostri associati che non vedono gli enormi sacrifici che quotidianamente le associazioni affrontano per tutelarli”.
Perché da noi è così difficile far funzionare attività tipo cooperative tra i produttori agricoli?
“A causa di diverse mancanze e di un passato allegro: la nostra realtà è speso avulsa dalla modernità. Abbiamo purtroppo nel nostro dna un forte spirito individualista, ma soprattutto una tradizione di tentativi falliti di unione in cooperative che ci rende scettici. Come Confagricoltura, abbiamo scelto però di scommettere sulle reti di impresa. Un esempio di rete è il Job sharing attraverso cui, a costi contenuti, le aziende possono cooperare scambiandosi financo lavoratori e quindi competenze”.
Qual è il rapporto con la GDO (grande distribuzione organizzata) per la commercializzazione dei prodotti locali?
“Oggi purtroppo vi è un forte squilibrio di prezzi, a scapito dei prodotti locali, un esempio per tutti: lo scorso anno le grandi aziende hanno acquistato le arance a 39 centesimi, un prezzo che per i produttori marocchini è un signor prezzo, ma per noi siciliani è insostenibile. Se dobbiamo concorrere in un mondo globale, dobbiamo giocare ad armi pari. Cosa che oggi non avviene”.
 
Quali possono essere le colture/filiere di eccellenza e come promuoverle?
“Assolutamente agli agrumi, i limoni – in particolare nella fascia jonica – vino, olio e ortaggi. Per promuoverle occorre sfruttare gli enti preposti, come le Camere di commercio. Un modello di promozione e commercializzazione potrebbe essere quello delle Ocm (Organizzazioni comuni dei mercati) della produzione del vino. Occorre allargare tale modello alla filiera agrumicola e olivicola. Entrare in Ocm vuol dire consentire agli imprenditori di avere un progetto preciso, snello, rapido e veloce”.

Quali obiettivi si pone di raggiungere nel prossimo futuro?

“Sono particolarmente soddisfatto del progetto “Agrinsieme”, coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane. A Catania stiamo lavorando con le sigle interessate per una rapidissima costituzione in tempi brevi. Punto a realizzare il primo “contratto di rete”, sistema che riunirà per modello e struttura imprese da 10 ettari in su. Dobbiamo puntare anche sullo sfruttamento di tutte le terre demaniali esistenti, far sì che vengano date ai giovani. Infine, è necessario puntare sulla qualità, attraverso un controllo sulla filiera. Il made in Sicily rappresenta infatti una grossissima fetta del made in Italy. È fondamentale blindare la tracciabilità dei prodotti di fliliera. I furbi inizino ad uscire allo scoperto”.
 

 
Curriculum Giovanni Selvaggi
 
Catanese, nato il 5 Agosto 1977.   Inizia nel 1998 nell’azienda di famiglia, a carattere prettamente olivicolo. Dopo diversi premi con l’olio extravergine di oliva a ‘Poggio del lago’, nel 2000 si dedica anche al settore ortofrutticolo, confezionando, dal 2003, prodotti per la Gdo. Nel 2004 entra nel consiglio direttivo di Confagricoltura Catania; nel  2009 viene eletto vicepresidente di Confagricoltura Catania e presidente dell’Anga Catania. Associazione di cui, nel 2010 è presidente regionale. Dal 2012 è presidente di Confagricoltura Catania e vice presidente della Federazione regionale.

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