Ministro Lanzetta sbaglia sul Commissario: non è ufficio antiquato, bensì fondamentale - QdS

Ministro Lanzetta sbaglia sul Commissario: non è ufficio antiquato, bensì fondamentale

Lucia Russo

Ministro Lanzetta sbaglia sul Commissario: non è ufficio antiquato, bensì fondamentale

giovedì 29 Maggio 2014

Nell’audizione ieri davanti alla Commissione bicamerale per gli Affari regionali a proposito di Regioni a Statuto speciale. Ha bocciato assunzioni senza concorso, violazioni di direttive Ue, appalti senza gare, privilegi

Un grosso abbaglio quello del ministro per gli Affari Regionali, Maria Carmela Lanzetta, ieri in audizione davanti alla commissione bicamerale per gli Affari Regionali, quando a proposito di Regioni a Statuto speciale ha sottolineato l’esigenza di “Una nuova "stagione statutaria" frutto di una rinnovata concertazione bilaterale tra Stato e singole regioni a statuto speciale, volta, da un lato, a superare alcuni assetti oramai antiquati: penso, ad esempio, alla figura del Commissario di Governo ancora previsto per la Regione Siciliana, e, dall’altro, a promuovere ulteriori competenze e funzioni, per cosi dire, al passo con i tempi".
Proprio il Commissario dello Stato, Ufficio attualmente affidato al prefetto Carmelo Aronica, ha salvato la Sicilia dal default, come il “QdS” ha scritto più volte, da ultimo nell’inchiesta di venerdì 23 maggio. Il Commissario dello Stato in questi anni ha impedito miliardi di spesa clientelare e in violazione dei fondamentali principi costituzionali, tra cui in particolare quelli del buon andamento e impazialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.) e della copertura delle uscite (art. 81 Cost.).
Il “Quotidiano di Sicilia” ha contato 59 punti bocciati della legge di stabilità 2014 del governo Crocetta, così come trenta bocciature della legge di stabilità 2013, per parlare del governo in carica. Clamoroso il governo Lombardo che arrivò a 84 bocciature della finanziaria 2012. I motivi più o meno sempre gli stessi: proroga di contratti a tempo determinato, arbitrarie esenzioni di imposte o regimi preferenziali, violazione di direttive comunitarie tanto da mettere l’Italia a rischio di procedura d’infrazione, affidamenti di appalti senza gare, sanatorie, deroghe ingiustificate alla regola del concorso pubblico, per fare un esempio.
Il Commissario dello Stato impugna dinnanzi alla Corte Costituzionale, in base all’articolo 28 dello Statuto, i ddl approvati dall’Ars, prima della pubblicazione sulla Gurs. Se l’Ufficio del Commissario dello Stato venisse abolito, il controllo di legittimità costituzionale verrebbe esercitato solo successivamente dal Governo statale, dopo la pubblicazione della legge regionale. Ciò significa che nel momento in cui la legge dovesse essere impugnata successivamente (e sappiamo quanto sono lunghi gli iter burocratici) si dovrebbero poi magari dopo vari mesi, annullare gli effetti giuridici prodotti annullando contratti e togliendo le mensilità già percepite con effetti devastanti a livello sociale sulle persone a cui si è dato il “contentino” per fini elettorali e devastanti a livello economico per la Regione Siciliana già indebitata fino al collo.
Ha ragione il ministro Lanzetta quando afferma: "La natura speciale non può essere di per sé giustificazione per una sovradotazione di risorse, ma occorre ragionare in termini di "equità nazionale", assicurando a tutti i cittadini della Repubblica – a parità di altre condizioni – uguale ammontare di risorse pubbliche solo diversamente distribuite tra interventi diretti dello Stato e risorse gestite dalle autonomie”. Sbaglia, invece, quando dice che le regioni a statuto speciale “stanno contribuendo in maniera consistente alla riduzione della spesa pubblica”.
 
In Sicilia, se non ci fosse stato il Commissario dello Stato moltisisme spese inutili sarebbero state varate e la Sicilia sarebbe già fallita. Per cui occorre tagliare sì, ma non l’Ufficio del Commissario, bensì l’equiparazione dell’Ars al Senato, l’Aran Sicilia, i privilegi contrattuali del personale della Regione siciliana rispetto alle altre Regioni, gli stipendi degli assessori che sono più alti di quelli dei ministri, il cumulo tra lo stipendio di presidente del Governo regionale e membro del Parlamento, il numero dei consiglieri comunali applicando le leggi nazionali e tanto altro ancora elencato più volte dal “Quotidiano di Sicilia” per un totale di 3,2 miliardi di euro. Questi tagli sarebbero la necessaria premessa per fare ripartire la Sicilia e se non dovesse agire direttamente il Governo regionale, allora sarebbe bene un intervento dello Stato per realizzarli.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017