Corte dei Conti boccia le Ato Spa: "Fenomeno degenerativo radicale" - QdS

Corte dei Conti boccia le Ato Spa: “Fenomeno degenerativo radicale”

Rosario Battiato

Corte dei Conti boccia le Ato Spa: “Fenomeno degenerativo radicale”

giovedì 12 Giugno 2014

Nell’ultima audizione sulle finanza regionale esposto il quadro della grande crisi nella gestione dei rifiuti. Pochi i piani di rientro approvati dai Comuni a causa dei pesanti debiti

PALERMO – L’ennesima denuncia della Corte dei Conti sullo stato delle finanze regionali non giunge inaspettata. Nella relazione dei magistrati contabili, depositata in commissione Bilancio dell’Ars dal presidente della sezione riunita, Maurizio Graffeo, si sono rilevati rischi elevati che “le attuali tensioni possano a breve trasformarsi in vere e proprie crisi di liquidità”. Un allarme sui conti pubblici figlio di diverse cause e che offre, in particolare, la versione finanziaria della crisi rifiuti, un problema che aggredisce le casse degli enti locali e, di riflesso, della Regione.
Le cronache sulla crisi dei rifiuti sono debordanti di scioperi, rischi sanitari, differenziata al minimo storico, discariche abusive oppure legali con autorizzazioni dagli iter poco trasparenti. Su quest’ultimo punto stavano indagando con grande coraggio, e con le opportune differenze, gli ex assessori Nicolò Marino e Mariella Lo Bello, prima di venire depennati dalla giunta di governo nell’ultimo rimpasto. Sulle loro azioni, sul sistema discariche che ha soffocato lo sviluppo di economie di scala nel sistema di raccolta, e sulle responsabilità della politica regionale, si è molto scritto.
A questa gestione malata – nel 2012, dati Ispra, 2 milioni di rifiuti urbani in discarica (83% del totale) e di questi il 41% (dato relativo al 2011) non sottoposto al pretrattamento – corrispondono danni economici concreti. Già nel luglio scorso la Corte dei Conti, nella relazione sul rendiconto generale della Regione, aveva denunciato la gestione finanziaria delle Ato Spa, la cui liquidazione era prevista per il settembre scorso, che al 2012 aveva causato una passività per la finanza pubblica di 1,3 miliardi di euro.
 
La definitiva liquidazione è poi saltata – Crocetta ha emanato due circolari per prorogarne l’esistenza – e nei giorni scorsi la Corte è tornata sul tema Ambiti, riferendosi in particolare alla finanza locale. In questo settore “la Regione, al fine di fronteggiare temporanee carenze di liquidità delle Ato, talvolta culminate in vere e proprie emergenze ambientali, è intervenuta attraverso consistenti anticipazioni o nei confronti delle società di gestione delle Ato o – a seconda dei casi – nei confronti dei comuni”. Secondo la magistratura contabile, considerando gli importi delle varie anticipazioni concesse sulla base delle varie normative succedutesi nel tempo e dei provvedimenti emergenziali, “risultano passività ancora da recuperare per 498 milioni di euro”. Ma questa cifra non risulta esauriente perché “l’ammontare complessivo delle passività che gravano sul sistema, tuttavia, risulta molto più elevato" se si considera anche l?esposizione debitoria delle società d?ambito e dei consorzi nei confronti di fornitori, banche ed altri creditori, quantificata, in base alle certificazioni dei liquidatori aggiornata al 3 luglio 2012, in circa 781 milioni di euro”.
La riflessione ampiamente documentata nella relazione è sin troppo evidente: “un fenomeno degenerativo così radicale, oltre che sulle modalità di gestione delle Ato pone inevitabili interrogativi anche sulla capacità – e sulle annesse responsabilità – degli enti locali di contrastarne per tempo le manifestazioni patologiche, attraverso un adeguato sistema di indirizzo e controllo nei confronti delle proprie società”. Responsabilità condivise a vari livelli, quindi, e soprattutto difficoltà a uscirne in tempi utili, come dimostrano le recenti proroghe. Allo stato dei fatti l’esiguità piani di rientro approvati dai Comuni, (98 a fronte dei quali sono state richieste anticipazioni per oltre 156 milioni di euro), è “imputabile all’insostenibilità dell’esposizione debitoria, ma anche all’opacità delle risultanze contabili di enti locali e società d?ambito che, impedendo un corretto allineamento dei reciproci rapporti di debito / credito, ha spesso determinato l?insorgenza di contenzioso”.

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