Etna, finiti i fondi per il monitoraggio - QdS

Etna, finiti i fondi per il monitoraggio

Chiara Borzi

Etna, finiti i fondi per il monitoraggio

sabato 21 Giugno 2014

Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Stefano Gresta: il programma Poseidon è scaduto nel 2013. “L’Ingv si muove esclusivamente per buon senso, in attesa di segnali concreti dalla Regione”

CATANIA – In occasione del primo anniversario della proclamazione dell’Etna quale patrimonio dell’Unesco, all’interno del palazzo della Cultura di Catania si è discussa dell’attività svolta dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell’attività dell’Osservatorio etneo, sede dell’ente a Catania. L’Ingv si occupa di monitorare le condizioni geografiche e fisiche dei territori, monitora i fenomeni che lo interessano, diventa ente attivo nelle singole realtà nel momento in cui è necessaria una registrazione costante del fenomeno sismico. Insieme alla Protezione civile, l’Ingv assiste la popolazione colpite dai terremoti ed educa le popolazioni non colpite: la cronaca degli ultimi testimonia la costanza dei fenomeni sismici tale da rende ormai necessaria una cultura massiccia della prevenzione.
Nei casi di terremoto l’attività dell’Ingv prevedere un protocollo strettissimo e tempestivo di comunicazione che in pochi minuti deve mettere in grado gli operatori del Dpc (Dipartimento protezione civile) di sapere perfettamente che tipo di fenomeno si è verificato sul territorio. Stefano Gresta, presidente dell’Ingv, ha ricordato che entro 2 minuti dal manifestarsi del terremoto si deve chiamare la Sala Situazioni Italia del Dipartimento di protezione civile per dare una prima comunicazione dell’evento. Il protocollo di comunicazione con il Dpc prevede che entro 30 minuti dal fenomeno avvenga una pubblicazione del meccanismo focale su geo-server e shake map sul sito dell’Ingv, che entro un’ora giunga per protocollo una relazione del funzionamento di Sala di Monitoraggio Sismico del Centro funzionale di competenza del Dpc e, infine, che entro 2 ore giunga un’email con relazione di dettaglio del funzionamento dello stesso elemento. Sono queste le prassi rispettate durante gli ultimi importanti fenomeni sismici che hanno colpito il nostro Paese e che in passato hanno interessato anche la Sicilia, soprattutto nella sua parte orientale che guarda direttamente al vulcano.
Secondo le stime presentate a Catania da Gresta, tra il 2000 e il 2012 la Sicilia orientale è stata oggetto di oltre una decina di terremoti superiori al 4° grado di magnitudo, ancora in Sicilia nel solo 2013 si sono avvertite sequenze di attività sismica superiori alle 6 giornate complessive. Il tutto è avvenuto in questo caso in corrispondenza del golfo di Patti.
Nonostante l’apporto prezioso, l’attività dell’Ingv in Sicilia è al momento tecnicamente sospesa per il non rinnovo di un protocollo di azione che, sin allo scorso anno, ha coinvolto l’Istituto nazionale geofisica e vulcanologia, Dipartimento di protezione civile e Regione siciliana. Il vecchio programma “Poseidon” è scaduto con la conclusione del 2013. "So di avere il pieno appoggio del dirigente responsabile – ha detto il presidente Gresta – ma in Sicilia l’Ingv continua a muoversi esclusivamente per buon senso, accettando di mandare i propri operatori senza la certezza di fondi specifici. Spero la Regione possa risolvere i suoi problemi, legati sicuramente a somme da gestire per via del bilancio".
In attesa si sciolga un nodo così emblematico, lascia ancora speranza l’attività svolta dall’Osservatorio etneo, impegnato 24 ore su 24 nell’attività di monitoraggio dell’Etna attraverso più di 160 postazioni sul territorio. "I dati che forniamo sono tutti in tempo reale – ha affermato il direttore del centro, Eugenio Privitera – star di quest’anno è stato il nuovo cratere di Sud-Est con ben 21 episodi registrati. Dal 1° gennaio sono stati 243 i comunicati emessi dall’Osservatorio etneo, grazie a questi risultati siamo oggi una delle realtà operative più importanti presenti su un vulcano attivo".

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