Certificazione e sollecito alla spesa - QdS

Certificazione e sollecito alla spesa

Silvia Scardino

Certificazione e sollecito alla spesa

giovedì 08 Ottobre 2009

Forum con Ludovico Benfante, dirigente generale Ufficio Speciale Autorità di certificazione programmi cofinanziati dall’Ue

Di che cosa si occupa precisamente l’ufficio che dirige?
“Noi ci occupiamo di elaborare e trasmettere alla Commissione Europea le dichiarazioni certificate delle spese e le domande di pagamento, tenendo conto, ai fini della certificazione, dei risultati di tutte le verifiche svolte dall’Autorità di audit. Inoltre teniamo una contabilità degli importi recuperabili e degli importi ritirati a seguito della soppressione totale o parziale della partecipazione ad un’operazione. Gli importi recuperati sono restituiti al bilancio generale dell’Unione Europea prima della chiusura del Programma operativo, detraendoli dalla dichiarazione di spesa successiva.
Sia il mio che quello di Audit, sono degli uffici speciali che sono stati equiparati ai dipartimenti (pur non essendolo), per la loro particolare funzione e per garantire l’indipendenza proprio dai dipartimenti che attuano la spesa, poiché altrimenti ci sarebbe un contrasto con l’attività di controllo. La nostra responsabilità consiste, non solo nella certificazione a monte della spesa, ma anche nel sollecitare i diversi centri di spesa a valle”.
Quali sono questi centri di spesa?
“I centri di spesa in realtà sono tutti i dipartimenti regionali. Ma ad esempio il POR 2000-2006 era un programma plurifondo, però unito in un unico programma con un coordinamento generale. Questo non sta accadendo con la normativa di programmazione 2007-2013 in cui la nostra attività di controllo riguarda 3 programmi: Fse (Fondo sociale europeo), Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e Sfop (Strumento finanziario di orientamento pesca)”.
Il controllo esercitato ha una funzione meramente burocratica oppure si interessa anche dell’accertamento sull’andamento della spesa?
“Entrambe le cose, anche se ovviamente la spesa dipende dall’autorità di gestione, non da chi la controlla, pure se chi ha mansioni di controllo ha la facoltà di sollevare il problema dell’andamento della spesa. I due organismi individuati dalla Commissione europea per il controllo della spesa comunitaria sono sia l’Ufficio di certificazione che l’Autorità di audit”.
Tra il progetto e l’esecuzione, che tipo di verifiche esercitate?
“Il mio Ufficio effettua controlli dal punto di vista esecutivo contabile (ma anche sul funzionamento del proprio sistema di riscontri), e sulle varie operazioni, attraverso specifiche unità. Tutto ciò per fornire ulteriori garanzie, come prevede il regolamento comunitario europeo. A questo vanno aggiunti gli accertamenti, a vari livelli (e che talvolta si rivelano farraginosi), previsti dalla nostra legislazione, effettuati anche da gruppi di collaudo, da responsabili del procedimento, dalla Corte dei Conti e così via. In questo modo la Commissione Europea, a poco a poco, sta cominciando a delegare agli Stati membri ed alle Regioni i controlli che finora sono stati di sua pertinenza. Ma per demandare queste attività ha bisogno delle garanzie fornite dai controlli sostenuti sia dall’autorità di gestione di primo livello, sia del secondo livello come le autorità di Audit e di Certificazione”.
Gli altri Stati dell’Ue hanno medesime tipologie di controllo?
“Assolutamente no. Noi italiani in effetti abbiamo delle griglie di vigilanza molto strette, cosa che però in Sicilia, per i concreti rischi di infiltrazioni mafiose, è un ottimo sistema di garanzia. La Commissione Europea di fatto non si è mai opposta ad un eventuale snellimento dei controlli locali, ma non transige assolutamente su quanto disciplinato dall’Ue stessa e che riguarda anche gli altri Paesi aderenti”.
Per quanto concerne i tempi di realizzazione dei progetti. Il suo Ufficio ha facoltà di incidere in qualche modo?
“Rispettare i tempi dei progetti è alquanto arduo perché, soprattutto in materia di opere pubbliche, dalla progettazione fino alla realizzazione, possono passare in alcuni casi non meno di dieci anni. Spesso ciò accade anche per interventi di piccola entità. Sarebbe invece importante avere un’anticipata disponibilità delle risorse, per poter effettuare una programmazione unitaria, attingendo dopo ai fondi comunitari”.
 

 
Responsabilità ben definite, le deroghe possibili nel rispetto del regolamento comunitario

Esiste qualche possibilità di deroga per quanto concerne i Por?
“La responsabilità di ciascuno è già definita con l’approvazione del programma operativo, ma ovviamente ci sono delle regole che prevedono eccezioni. Ciò in alcune situazioni può evitare che in Sicilia possano andare perdute delle grosse somme, specialmente nelle prime annualità dei Por. Per esempio, se abbiamo dei grandi progetti che possiamo rendicontare o dei grandi progetti che vengono approvati e che ci consentono una sospensione regolamentare, possono essere detratti dalla quantificazione della soglia, sempre naturalmente tenendo fede al regolamento comunitario. Da tenere presente anche che tutti i ricorsi che hanno una sospensiva vengono detratti in attesa del giudizio. Le anticipazioni stesse vengono rendicontate alla fine del programma”.
In base alla tabella di marcia compilata dal suo ufficio, come agite verso i vari assessorati?
“Certamente rivolgiamo delle istanze, ma non possiamo entrare nel merito, poiché le responsabilità sono altrui ma, a questo proposito, c’è da segnalare anche lo sprone del presidente della Regione, molto pregnante su questo versante”.
Come è articolata la pianta organica dell’Ufficio speciale autorità di certificazione dei programmi cofinanziati dalla Commissione Europea?
“Del mio ufficio fanno parte circa 25 diverse figure di ottimo livello, tra cui giuristi, ingegneri, agronomi ed altri professionisti impegnati nei diversi comparti in base alla loro precipua qualifica. Tutti costoro inoltre vantano un’esperienza più che decennale nel settore”.

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