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Catania – Tagliare le Partecipate: Bianco anticipi Cottarelli

Catania – Tagliare le Partecipate: Bianco anticipi Cottarelli

giovedì 14 Agosto 2014

• In Italia ci sono almeno 8.000 società partecipate • Il commissario per la revisione della spesa pubblica, Cottarelli, propone: riduciamole a 1.000 • Il Comune di Catania ne ha 15 (quattro in liquidazione) e producono perdite per 5,6 mln € • I servizi potrebbero essere gestiti dalle Direzioni comunali • Il personale verrebbe assorbito dal Comune • Un risparmio immediato senza cda, revisori dei conti e varie indennità

CATANIA – Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, il 7 agosto ha presentato il suo Programma di razionalizzazione delle società partecipate locali: una complessa e articolata proposta, avanzata al governo Renzi, che se attuata porterebbe a ridurre nel giro di un triennio (2014-2016) il numero delle partecipate da 8.000 a 1.000. Il taglio sul piano nazionale abbatterebbe considerevolmente le passività di queste società pubbliche mascherate da società di diritto privato, passività che superano oggi 1,2 mld €.

Il Comune di Catania
non resta certo indietro quanto a società partecipate. Sul sito dell’ente se ne contano ben 15. Non sembri inutile nominarle tutte: Ato 2 Acque, Acoset Spa, Catania Ambiente Spa, Mercato Agro Alimentari Sicilia Scpa, Servizi idrici etenei Spa, Società degli interporti siciliani Spa, Asec Spa, Amt Spa, Sviluppo e Patrimonio Srl, Coceter, Investi a Catania Scpa, Sidra Spa, Sostare Srl, Catania Multiservizi Spa, Srr Catania Area Metropolitana Scpa. Di queste, quattro sono in liquidazione. Il risultato economico secondo i bilanci del 2012 vede perdite per otlre 5,6 mln €. Questi i dati principali.

Saranno troppe 15 partecipate? La questione meriterebbe una approfondita analisi sulla quale torneremo con nuovi servizi. Intanto ci basti ricordare che alcune di queste società sono effettivamente strumentali a svolgere servizi di pubblica utilità per conto dell’ente, che li affida attraverso contratti di servizio. Altre partecipate sono state create per aggirare il patto di stabilità interno (o i vincoli sul debito e le assunzioni di personale). Altre ancora, e lo riconosce lo stesso Cottarelli nel suo rapporto, sono state create per rendere più flessibile l’azione pubblica in presenza di processi burocratici troppo farraginosi, come quelli, ad esempio, delle complesse procedure di appalto. In tal senso scrive Cottarelli: “Occorre valutare se effettivamente la gestione di determinate attività richieda la costituzione di un’entità separata dall’amministrazione controllante, come una società di diritto privato”.

La soluzione
che il commissario retoricamente prospetta è un chiaro “passo indietro” rispetto alla infruttuosa esternalizzazione dei servizi, che si è avuta con la nascita delle partecipate. “Internalizzare”, quindi, potrebbe essere la parola d’ordine: liquidare le società private superflue, immettere i dipendenti nell’organico comunale, gestire i servizi come acqua, gas, trasporti, energia, turismo, sviluppo, investimenti, sotto il controllo delle Direzioni comunali opportunamente riorganizzate. I primi vantaggi immediati? Basta presidenti, consigli di amministrazioni, collegi sindacali, revisori dei conti e relative indennità e benefit. Basta carrozzoni nati per produrre stipendi. Basta assunzioni immotivate, tanto alla fine “paga” papà Comune.
Potrebbe il sindaco Bianco arrivare prima di Cottarelli? Se ne valutino i pro e i contro e si facciano scelte coraggiose in nome del risparmio e dell’efficienza. 

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