Catania - Si apre la caccia, tornano i guai. Troppi i furbi che violano la legge - QdS

Catania – Si apre la caccia, tornano i guai. Troppi i furbi che violano la legge

Chiara Borzi

Catania – Si apre la caccia, tornano i guai. Troppi i furbi che violano la legge

venerdì 12 Settembre 2014

Parla il comandante del nucleo operativo dell’Ispettorato delle foreste di Catania, Gianluca Ferlito. Invasioni di proprietà private, assenza del porto d’armi, tasse non pagate

CATANIA – La stagione venatoria siciliana si è aperta con 20 giorni di anticipo rispetto al resto d’Italia. Una scelta, quella presa dall’assessore all’Agricoltura Ezechia Reale, che ha destato subito forti critiche. Aspri giudizi sono stati espressi dal Wwf, l’associazione animalista ha giudicato la disposizione data da Reale inappropriata rispetto quanto stabilito dalle ricerche realizzate dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca dell’ambiente) ed in contrasto con quelli che sarebbero i tempi del ciclo biologico della fauna siciliana. In Sicilia si contano circa 40 mila cacciatori, ad ognuno è concesso di abbattere 15 animali al giorno. L’attività venatoria si chiuderà a gennaio 2015.
Ognuna delle nove ex province siciliane ha la propria Unità Operativa che opera per la tutela del patrimonio faunistico siciliano e un osservatorio faunistico provinciale. Sul sito dell’assessorato all’Agricoltura sono state aggiornate le disposizioni normative in regolazione dell’attività venatoria, con riferimento costante alla legge regionale n. 33 del 1° settembre 1997, che nella nostra regione regola l’attività della caccia.
Ai problemi attuali, legati alle polemiche su quel che è stata definita una “preapertura” della caccia, vanno a sommarsi quelli consueti, riconducibili alle trasgressioni commesse dai cacciatori attivi in Sicilia. Assenza del porto d’armi, mancato pagamento delle tasse previste, sconfinamento, sono i comportamenti a cui le forze dell’ordine hanno prestato maggiore attenzione attraverso controlli e monitoraggi. È la stessa Regione Siciliana che, attraverso l’Ispettorato ripartimentale delle foreste e i propri nuclei operativi, opera sul territorio per rendere legale e meno pericolosa l’attività venatoria. Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il commissario Gianluca Ferlito, comandante del nucleo operativo dell’Ispettorato ripartimentale delle foreste di Catania.
“Abbiamo effettuato controlli su tutto il territorio – ha riferito il commissario Ferlito – la preapertura della stagione venatoria ha portato in Sicilia cacciatori da altre parti d’Italia. Le trasgressioni riscontrate quest’anno non sono diverse da quelle degli anni passati: abbiamo sanzionato cacciatori senza tesserino venatorio, altri irregolari perché non avevano pagato la tassa regionale, cacciatori provenienti da altre regioni d’Italia. Eseguiamo controlli anche di notte, con particolare attenzione alle zone protette e i parchi. Il cacciatore deve stare molto attento – ha continuato il commissario – ogni condotta non regolare può costituire violazione che prevede sanzioni di tipo penale o amministrativo. Tagliare la rete delle imprese agricole è, ad esempio, violazione della proprietà privata. I reati commessi possono essere denunciati a tutte forze di polizia. Il numero d’intervento dell’Ispettorato è lo 095 341408”.
L’opera di controllo delle forze dell’ordine rimane fondamentale in un contesto siciliano in cui la riarticolazione delle zone Atc è considerato dai cacciatori stessi uno dei problemi maggiori per rimanere nella legalità.
“A chi mi domanda di fornire una cartina aggiornata che indichi le zone in cui è possibile cacciare, rispondo che è una richiesta quasi impossibile – ha dichiarato al QdS Domenico Portale, presidente dell’Associazione caccia e natura -. A parità di attività sportiva la caccia è la più controllata, la più tassata e la più soggetta a sanzioni di tipo penale. Per tutte queste motivazioni il cacciatore è una persona che per motivi pratici non desidera rischiare o volontariamente scegliere di sconfinare; rischia solo chi non è cacciatore ed è, quindi, un bracconiere. Il problema dello sconfinamento è favorito dall’assenza di zone tabellate, dalle segnalazioni insufficienti o quasi inesistenti. L’imprenditore agricolo che vuole evitare l’ingresso dei cacciatori deve transennare la sua proprietà. Come detto il cacciatore non intende rischiare spontaneamente per via delle innumerevoli sanzioni in cui incorre. L’associazione non accoglie segnalazioni di trasgressione delle norme. Più si va avanti più la caccia va in crisi – ha concluso Portale – i cacciatori si sono infatti ridotti sensibilmente. Chi rimane lo fa per vera passione”.

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