In Italia Pos più caro del 50% - QdS

In Italia Pos più caro del 50%

Emiliano Zappala

In Italia Pos più caro del 50%

sabato 13 Settembre 2014

Alcune categorie minacciano proteste e atti di disobbedienza civile

CATANIA – Ormai da qualche tempo per i professionisti e le imprese italiane è scattato l’obbligo di accettazione di pagamenti superiori a 30 euro con carte e tramite Pos. Alcune categorie adesso minacciano però proteste aperte nonché possibili atti di disobbedienza civile.
 
Le più agguerrite sono le imprese di distribuzione carburanti. Tutto questo perché in Italia i costi complessivi legati al mantenimento e all’uso del Pos sono più alti del 50% rispetto alla media europea. Con questi valori si annulla di fatto ogni possibilità di realizzare utile per i gestori e di conseguenza di fare impresa. È una questione che la politica e il Governo non possono ignorare ancora a lungo, soprattutto se si considera, per esempio, che le sole imprese di distribuzione carburanti sulla rete ordinaria  raccolgono ogni anno per lo Stato circa 20 miliardi tra accise ed Iva.
Di fatto gli alti costi per coloro che decidono di accettare pagamenti con carte di debito e credito finiscono spesso per azzerare di fatto i guadagni, creando per riflesso grossi ostacoli alla diffusione stessa della moneta elettronica. Già da qualche tempo Assopetroli e la Federazione Italiana Tabaccai hanno lanciato un vero e proprio grido d’allarme denunciando la fortissima riduzione dei ricavi per moltissime attività.
Dal governo dichiarano come sia necessario innanzitutto che gli Istituti bancari rivedano i costi delle commissioni a carico delle imprese che decidono di utilizzare la moneta elettronica, riducendoli in maniera sensibile. Una scelta che se nel breve periodo aiuterebbe la diffusione dei pagamenti elettronici, nel lungo consentirebbe al settore bancario di beneficiare dei vantaggi di una maggiore circolazione della moneta elettronica. Vantaggi che sono superiori alla moneta cartacea, che invece presenta costi di gran lunga più alti per le banche stesse.
In ogni caso il ministero dello Sviluppo economico e il Mef, devono impegnarsi per dare immediatamente seguito alla sensibilità mostrata dalla una buona maggioranza parlamentare (e anche dall’opposizione) e varare provvedimenti efficaci e attuabili in tempi rapidi.
In assenza di risposte puntuali  si corre il forte rischio che continuino a moltiplicarsi sul territorio le iniziative di protesta e le manifestazioni contro il sistema dei pagamenti elettronici, rallentando un processo virtuoso e civile di trasparenza dei pagamenti e di contrasto all’illegalità che ci metterebbe al passo con i paesi più sviluppati.

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