Formazione, Giunta delibera addio dell’indennità ai corsisti - QdS

Formazione, Giunta delibera addio dell’indennità ai corsisti

Michele Giuliano

Formazione, Giunta delibera addio dell’indennità ai corsisti

giovedì 18 Settembre 2014

Mancano le coperture finanziarie per rispettare la legge regionale 24/1976, occupazione a rischio. Le spese di gestione dovranno essere “coerenti con i prezzi di mercato”

PALERMO – La formazione siciliana si accinge a iniziare un nuovo anno formativo dalle mille incognite. La prima su tutte il taglio delle indennità agli allievi che frequenteranno i corsi. In poche parole chi seguirà i corsi non beccherà più il becco di un quattrino. E non solo. Le spese di gestione degli enti sono finite nel mirino. Queste non dovranno andare oltre il 18 per cento del finanziamento concesso e comunque avranno dei limiti nella loro riconoscibilità da parte del Dipartimento. Dagli affitti di immobili e strumentazioni a quelli della cancelleria: spese che dovranno essere “coerenti con i prezzi di mercato”.
Questi i passaggi fondamentali del nuovo assetto dei corsi di formazione siciliani stabiliti dal governo regionale in base ad una delibera di freschissima approvazione. Basta quindi alle spese pazze di computer e fotocopiatori affittati che in un anno costavano anche più del loro acquistano.
 
Ma basta soprattutto alle indennità ai corsisti. Forse sarà questo il più grande ostacolo da superare. In una Sicilia dalla perenne mentalità “sussidiaria” appare difficile oggi potere convincere chi frequenta questi corsi che non prenderanno nemmeno i 4 euro al giorno promessi, che alla fine dell’attività fruttano non oltre i 500-600 euro. Ma evidentemente tanto basta a chi si è sempre approcciato a questo mondo probabilmente con l’idea sbagliata di partecipare non tanto per cercare realmente lavoro, quanto per evitare di stare a casa a non fare nulla.
Nel provvedimento di giunta viene anche contemplato, ma in modo abbastanza generico, il pagamento dei dipendenti degli enti con continuità attraverso “metodi di semplificazione amministrativa” non meglio specificati. Infine viene annunciata, nelle more dell’approvazione della legge di riforma del settore, la nascita di un “Catalogo regionale dell’offerta formativa” che dovrà prevedere le specializzazioni per i corsisti da cui dipenderanno poi i finanziamenti dei corsi. Sulle garanzia occupazionali l’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra, è stata chiara. L’intenzione di rispettare la legge regionale 24 del 1976 c’è tutta (si prevede la garanzia occupazionale di tutti i lavoratori, ndr) ma non c’è la copertura finanziaria con fondi della Regione: “Se voi riuscite a trovare i fondi dal bilancio regionale – sottolinea la Scilabra rivolgendosi ai deputati regionali – non sarà di certo il governo ad impedire l’attuazione della legge 24”. Parole chiare che suonano come un “de profundis” per questa norma.
Il problema è che chi dovrebbe difendere i lavoratori, sindacati e associazioni di categoria, è oramai completamente disgregato.
 
L’ultimo vertice all’assessorato regionale alla Formazione, convocato a seguito delle proteste di questi ultimi giorni contro il mancato avvio del nuovo anno formativo e i licenziamenti degli enti per via degli ultimi drastici tagli ai finanziamenti concessi, ha visto nettamente separati i due fronti che ipoteticamente dovrebbe avere un solo scopo, e cioè quello di tutelare i lavoratori. Cgil, Cisl e Uil hanno dato 5 giorni di tempo al governo “per avere una risposta definitiva con scadenze precise su quando avviare i corsi, la misura dell’obbligo formativo e il progetto Prometeo del Ciapi (ex sportellisti, ndr)”.
 

 
Lo scontro. Associazioni contro i confederali: “Loro responsabili sfascio”
 
PALERMO – Il muro contro muro tra i sindacati confederali e le altre sigle è evidente: “Se oggi gli 8 mila lavoratori della formazione professionale, assieme alle loro famiglie, sono sull’orlo della povertà più assoluta e della più profonda disperazione – commenta il segretario regionale di Asilfop, Giovanni Gambino – non è solo colpa della mala politica e del malaffare ma anche di chi era presente, di chi ascoltava e non parlava, di chi non protestava, di chi non raccontava la verità ai lavoratori, di chi con il suo silenzio era consenziente allo sterminio dei lavoratori della formazione”. Parole al vetriolo che fanno emergere come il mondo della formazione sia diviso, non solo sulle scelte politiche del governo regionale ma anche sui metodi portati avanti a tutela dei lavoratori. Situazione che ha gettato il mondo formativo anche in una complessiva condizione di instabilità, legata non solo ai tagli ai finanziamenti ma anche all’offerta di un servizio che è diventato sempre più scadente. Da qui la necessità del governo regionale di avviare una riforma che ha comportato inevitabilmente dei tagli ad un apparato eccessivamente sovradimensionato rispetto alle reali necessità del territorio siciliano. E intanto i disoccupati siciliani restano con le mani in mano.

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