Grande eolico nel golfo di Gela, si va verso il blocco totale - QdS

Grande eolico nel golfo di Gela, si va verso il blocco totale

Rosario Battiato

Grande eolico nel golfo di Gela, si va verso il blocco totale

venerdì 03 Ottobre 2014

Il ricorso al Tar dei Comuni ha convinto la Regione a sospendere autorizzazioni per 309 pali su 110 km2. L’Ue ha avviato una procedure pilot contro il ministero dell’Ambiente

PALERMO – Anche l’Europa contro l’eolico offshore. All’inizio di settembre il comitato “No Peos” di Licata aveva diffuso la nota che riportava la decisione dell’Ue di aprire una procedura di infrazione nei confronti del ministero dell’Ambiente per le concessioni delle autorizzazioni di una centrale eolica nel golfo di Gela che avrebbe compromesso il passaggio dell’avifauna migratoria e acquatica. Due giorni fa il tema è stato ripreso nella commissione Ambiente al Senato da Giuseppe Marinello, che ha indirizzato una interrogazione ai ministri dell’Ambiente, dei Beni culturali e dello Sviluppo economico, per comprendere cosa si sta facendo per evitare di incorrere nella procedura di infrazione.
Il progetto della Mediterranea wind offshore, un impianto da 38 pale eoliche per un’area di 10 chilometri quadrati antistante alla costa di Licata, in provincia di Agrigento, era stato approvato il 30 aprile del 2012, ma è già stato oggetto di un ricorso amministrativo avverso al relativo provvedimento autorizzativo da parte delle amministrazioni di Gela, Butera, Licata, Palma di Montechiaro e Agrigento. Le rimostranze dei cittadini e dei comitati locali verterebbero sulla compromissione “dell’equilibrio ambientale – si legge nell’interrogazione – e gli interessi economici delle collettività locali, poiché sottrarrebbe un’area molto vasta alla marineria locale e vanificherebbe gli sforzi fino ad oggi profusi per la crescita del settore turistico”.
Gli esiti del ricorso, che comunque sembrano abbastanza scontati dopo l’intervento dell’Ue e il passo indietro della stessa società, hanno avuto anche effetti su altre procedure che sono temporaneamente sospese presso l’assessorato all’Energia della Regione, tra cui “un parco eolico di 115 pali, su iniziativa di una joint venture tra ‘Moncada energy group’ ed Enel” e un altro da 156 pali della “Energie rinnovabili S.r.l. di Trapani” che si estenderebbe dalla zona antistante Licata verso Agrigento e la valle dei Templi. Complessivamente, riporta Marinello, “l’estensione dell’area interessata dalle interdizioni conseguente all’installazione di oltre 309 pali ammonterebbe a 110 chilometri quadrati”. In questo modo verrebbe preclusa la pesca a strascico, “che sostiene infatti l’economia di Licata per oltre il 30% e costituisce la terza marineria peschereccia dell’Isola, dopo Mazara del Vallo e Sciacca”.
Il ministero aveva approvato la Valutazione di impatto ambientale (Via) già nel 2009, e il 27 settembre del 2012 la riconfermava rigettando i pareri e le analisi della Regione e innescando il ricorso avverso il decreto autorizzativo. In ballo ci sono anche diverse ragioni legate all’aspetto turistico e archeologico del sito e gravi lacune nelle relazioni tecniche descrittive dei parchi eolici. Inoltre la Commissione europea ha avviato una specifica procedura Pilot, poiché sarebbero disattese, tra le altre, le disposizioni della direttiva comunitaria 92/43/Cee, cosiddetta "direttiva habitat". Adesso si lavora per evitare di incorrere nelle procedure di infrazione, anche perché la Mediterranean Wind Off Shore, secondo quanto riportato dal comitato No Peos di Licata, avrebbe già provveduto a presentare al Tar del Lazio la propria rinuncia ai lavori.
L’eolico continua ad essere di gran lunga la più importante fonte rinnovabile di Sicilia in materia di produzione elettrica. Eppure non piace più a nessuno. Gli scandali che hanno coinvolto il settore in Sicilia, che hanno manifestato collegamenti con le attività del latitante Mattia Messina Denaro, e l’abuso di territorio, hanno rappresentato la pietra tombale sotto cui seppellire le nuove fattorie eoliche. La Regione ha infatti tentato di bloccare le conferenze di servizio, salvo poi essere puntualmente bocciata dal Tar in seguito al ricorso della aziende, ma la sostanza non è cambiata. Dopo il grande eolico dell’era Cuffaro, adesso fare eolico in Sicilia è praticamente impossibile. E l’eolico offshore pare seguire le orme del "fratello" sulla terra ferma.

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