Eni rilancia: "Sul Canale di Sicilia progetto sostenibile di metano" - QdS

Eni rilancia: “Sul Canale di Sicilia progetto sostenibile di metano”

Rosario Battiato

Eni rilancia: “Sul Canale di Sicilia progetto sostenibile di metano”

giovedì 16 Ottobre 2014

Dopo l’azione dimostrativa degli attivisti di Greenpeace al largo di Licata, risposta del colosso degli idrocarburi. Due nuovi pozzi a 30 km dalla costa e riapertura di altri due: 10 mld di m3 in 14 anni

PALERMO – La guerra delle trivelle ha fatto la sua prima ‘vittima’. Gli attivisti di Greenpeace hanno occupato nei giorni scorsi la piattaforma Prezioso di Eni nel Canale di Sicilia, un atto dimostrativo per protestare contro lo Sblocca Italia che prevede l’aumento dell’estrazione di idrocarburi offshore e che presto potrebbe essere approvato alla Camera. Una mossa, del resto, che l’esecutivo Renzi aveva ampiamente anticipato nella strategia energetica nazionale (sen) che prevede un raddoppio della produzione entro nel 2020, puntando, in particolare su Sicilia e Basilicata.
La protesta è avvenuta in perfetto stile Greenpeace. Un comunicato degli ambientalisti ha raccontato che una decina di loro hanno scalato la piattaforma Prezioso, al largo di Licata, “aprendo uno striscione di 120 metri quadri su cui è raffigurato il presidente del Consiglio Matteo Renzi che promette ‘Più trivelle per tutti’, accompagnato dalla richiesta di Greenpeace ‘Stop Fossil, Go Renewable’”. Altri attivisti, invece, sono rimasti su una zattera di salvataggio che hanno ancorato alla piattaforma. Secondo le valutazioni del ministero dello Sviluppo economico, hanno spiegato da Greenpeace, ci sarebbero nei nostri fondali marini circa 10 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe, sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale per appena 8 settimane.
“L’impianto è stato immediatamente messo in sicurezza ed è stata chiusa la produzione proveniente dai pozzi, pari a circa 1.400 barili al giorno”. La nota dell’Eni, diffusa sul sito ufficiale, predica calma e rassicura circa “la sostenibilità delle operazioni previste per il progetto a gas naturale Ibleo Offshore”. Il cane a sei zampe ha, inoltre, precisato che si tratta di “un progetto destinato alla produzione di gas naturale, la più sostenibile tra le fonti fossili” e “prevede lo sviluppo integrato di due giacimenti a metano, Argo e Cassiopea, localizzati nel Canale di Sicilia, a circa 30 chilometri dalla costa e a una profondità d’acqua di oltre 600 metri”. Lo sviluppo del progetto implica “la realizzazione di 2 nuovi pozzi di produzione e la riapertura di 2 pozzi esistenti", che porterà ad una produzione cumulativa di gas naturale di oltre 10 miliardi di metri cubi in circa 14 anni.
I numeri del piano Eni fanno riferimento a “circa 4,5 milioni di metri cubi al giorno di gas metano al fabbisogno energetico italiano” con benefici occupazioni in Sicilia per 300-400 posti di lavoro, coinvolgimento di 5000 risorse specializzate, circa 100 nuove risorse nella consociata siciliana di Eni, Enimed. Per l’Isola sarebbe una forma di compensazione per arginare il crollo del mercato della raffinazione.
L’azione di Greenpeace è stata la prosecuzione mediatica del ricorso di settembre al Tar condotto da un cartello variegato di associazioni ambientaliste, Comuni siciliani e Anci Sicilia contro il decreto di compatibilità ambientale (149/14), che autorizza il progetto “Offshore Ibleo” di Eni, per lo sfruttamento del gas nel Canale di Sicilia.
In altri termini si affilano le armi per la discussione e l’eventuale approvazione dello Sblocca Italia a Montecitorio. Ieri e oggi proprio davanti alla sede della Camera dei deputati ci sarà un presidio di manifestanti. Lo Sblocca Italia, infatti, ha già ottenuto il via libera della commissione Difesa della Camera e potrebbe concretizzare tutti i timori espressi da ambientalisti e comitati locali. Il M5S ha promesso una battaglia senza quartiere con la presentazione di cinquecento emendamenti.
 

 
Marziano e Arancio (Pd): scongiurare il disimpegno di Eni a Gela
 
PALERMO – "Il nostro impegno per difendere il futuro della raffineria di Gela prosegue: lavoriamo affinché il governo regionale, il governo nazionale ed Eni possano strutturare un dialogo capace di impedire il disimpegno rispetto allo stabilimento siciliano". Lo dicono Bruno Marziano e Giuseppe Arancio del Pd, rispettivamente presidente e componente della commissione Attività produttive all’Ars. Martedì prossimo a Roma, al Mise, si terrà una riunione sul piano industriale dell’Eni; il 28 ottobre la commissione Attività produttive dell’Ars si riunirà al Comune di Gela, dove saranno invitati a partecipare il governo della Regione, i dirigenti Eni, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze di base: si discuterà di quanto sarà e emerso a Roma e di tutte le possibili opportunità di sviluppo compatibili con la tutela ambientale. "Abbiamo presentato una mozione e già votato una risoluzione – aggiungono ancora Marziano e Arancio – stiamo mettendo in campo il massimo sforzo, la Sicilia non può permettersi la chiusura dell’impianto di Gela, e Eni non può girare le spalle a un territorio che per anni ha rappresentato un punto di riferimento per l’azienda e ha pagato un altissimo prezzo in termini di impatto ambientale, e non solo".

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