Catania - Mettere in sicurezza Farmacia con investimenti da 6,5 mln di euro - QdS

Catania – Mettere in sicurezza Farmacia con investimenti da 6,5 mln di euro

Desiree Miranda

Catania – Mettere in sicurezza Farmacia con investimenti da 6,5 mln di euro

venerdì 24 Ottobre 2014

In programma la ristrutturazione dell’intero edificio occupato dal Dipartimento di Scienze chimiche. La sentenza sui “veleni” rassicura, ma l’Ateneo ha un piano di interventi

CATANIA – “La Terza sezione penale del Tribunale di Catania ha assolto, perché il fatto non sussiste, gli otto imputati nel processo su presunti casi di inquinamento ambientale nella facoltà di Farmacia. Secondo l’accusa, erano stati provocati da versamenti nei lavandini dei laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione”.
 
Con questa motivazione si conclude il primo processo per la cosiddetta vicenda dei laboratori dei veleni, ovvero i laboratori della facoltà di Farmacia dell’Università degli studi di Catania. Cadono dunque le accuse di disastro ambientale colposo e omissione di atti d’ufficio e falso per i vertici dell’ateneo nel periodo compreso tra il 2004 e il 2007: Antonino Domina, ex direttore amministrativo dell’Ateneo; Lucio Mannino, allora dirigente dell’ufficio tecnico; Giuseppe Ronsisvalle, preside dell’ex facoltà di Farmacia dal 1996 al 2009; Fulvio La Pergola, allora responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi; Franco Vittorio, direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche e i tre membri della commissione sicurezza Giovanni Puglisi, Francesco Paolo Bonina e Marcello Bellia. E il tribunale ha anche disposto il dissequestro delle aree interessate della facoltà di Farmacia di Catania.
 
Un procedimento giudiziario che è iniziato nel 2008 con il sequestro dell’edificio due alla Cittadella universitaria dopo un esposto alla procura anonimo e il memoriale di Emanuele Patanè, dottorando di Farmacia, morto per un tumore ai polmoni nel dicembre 2003.
Diverse sono le reazioni alla sentenza che metterebbe a rischio anche il secondo processo, quello per omicidio colposo plurimo che avrebbe dovuto accertare il nesso di causalità tra il presunto inquinamento oggi confutato e i decessi e che proprio per le morti sospette ha già avuto una richiesta di archiviazione da parte dello stesso pubblico ministero Lucio Setola.
“L’Università di Catania esprime il proprio sollievo per la sentenza di piena assoluzione dei docenti e dei dirigenti dell’Ateneo, che risultavano imputati nel processo relativo alle vicende dei laboratori di Farmacia, sentenza che riconosce che tutti i fatti addebitati, in particolar modo quelli che sostanziavano l’imputazione di disastro ambientale, non sussistono”, afferma il rettore Giacomo Pignataro. “La sentenza può rasserenare tutti coloro che hanno operato e che operano all’interno delle nostre strutture. – aggiunge – L’Università rimane vicina al dolore delle famiglie che hanno ritenuto che le vicende dei propri congiunti fossero addebitabili a trascuratezza delle strutture dell’Ateneo, ma la verità accertata dal Tribunale, in questa sede come in quella che riguarda altri filoni di indagine, smentisce fortunatamente questa ipotesi”.
Il rettore ricorda poi l’impegno dell’Università per migliorare le proprie strutture. “L’Università ha investito e sta continuando a investire nella sicurezza delle proprie strutture, in primis dei laboratori. Nel piano triennale delle opere pubbliche 2015-2017, appena approvato dal Consiglio di Amministrazione, è infatti prevista la ristrutturazione dell’intero edificio occupato dal Dipartimento di Scienze Chimiche, per 2,3 milioni di euro, e altri interventi in materia di sicurezza per oltre 4,2 milioni di euro”. Annuncia inoltre, in brevi tempi, una delibera del Consiglio di amministrazione “per un intervento di monitoraggio della qualità dell’aria nelle strutture più a rischio dell’Ateneo”.
Gli studenti dal canto loro, si sono sempre detti un po’ preoccupati da questa situazione, e come afferma Gabriele Monterosso, neo eletto consigliere al Consiglio di Amministrazione dell’ateneo, che nel 2008 non era neanche una matricola, “è solo la Magistratura a poter decidere, ma appare ovvia la necessità di un maggior controllo da questo momento in poi all’interno delle strutture di laboratorio”.

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