Pompei chiusa ai turisti, uno specchio dell’Italia - QdS

Pompei chiusa ai turisti, uno specchio dell’Italia

Rosario Battiato

Pompei chiusa ai turisti, uno specchio dell’Italia

venerdì 07 Novembre 2014

Revocata nuova assemblea dei dipendenti, ma rimane il danno d’immagine

PALERMO – Inutile raccontarci le storielle della buona notte. L’Italia della green economy, della ripresa verde e del turismo sostenibile, si svela in un tweet di Dario Franceschini, ministero per i Beni culturali e il turismo, che ieri recitava: “a Pompei seconda mattina di assemblea e ancora turisti davanti ai cancelli chiusi. Un danno incalcolabile per l’immagine dell’Italia intera”. Dalla Campania al resto d’Italia, il passo è veramente breve.
Oltre mille turisti sono rimasti in attesa per più di due ore e mezza fuori dagli Scavi di Pompei in seguito alle assemblee sindacali dei giorni scorsi. Le rimostranze dei lavoratori sono comprensibili – contestano  l’organizzazione del lavoro – e dimostrano il pessimo contesto generale della gestione italiana delle risorse culturali. Anche perché se i lavoratori non danno una buona immagine di devozione alla causa, non possiamo dire che la gestione delle alte sfere sia stata migliore. Si prova a porre rimedio: Franceschini ha scritto in un altro tweed precisando che “da quando sono ministro a Pompei sono arrivate 78 persone per superare le carenze di personale. E altre 75 arriveranno entro dicembre”.
L’assemblea prevista per oggi è stata revocata, ma non cambia la situazione generale di un sito che altrove riceverebbe cure certamente più adeguate. A ricordarlo c’è stato l’appello sottoscritto da 60mila cittadini chiedendo che il generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, direttore generale del Progetto Grande Pompei, venga audito in Parlamento, perché, come si legge nell’appello di  Riparte il futuro, la campagna di Libera e Gruppo Abele contro la corruzione (http://www.riparteilfuturo.it/savepompei): “Pompei si sta sbriciolando giorno dopo giorno, eppure il suo peggior nemico non è il tempo: è il silenzio”. I cittadini richiedono una road map per salvare un sito archeologico unico al mondo, anche perché la relazione di Nistri, trasmessa al Parlamento, non ha ricevuto l’attenzione meritata.
Pompei non è sola. In Sicilia il patrimonio naturalistico, archeologico e artistico potrebbe sanare la difficile situazione occupazionale e rendere l’Isola una specie di paradiso turistico da visitare tutto l’anno. Soltanto un sogno cullato da svariate amministrazioni anche perché non si riesce nemmeno a garantire il minimo indispensabile. Nei mesi scorsi Legambiente, ad esempio, ha denunciato “il cedimento di un piccolo tratto della Strada Provinciale n. 4” che ha complicato l’accesso al Comune di Aidone, che ospita la Venere di Morgantina, attribuita a un allievo di Fidia, e Piazza Armerina con la Villa Romana del Casale, patrimonio Unesco.
Altrove con la cultura si fanno affari. Il dato emerge confrontando la graduatoria delle province italiane per incidenza del valore aggiunto del Sistema produttivo culturale sul totale dell’economia. In cima alla lista, inserita nel rapporto 2014 “Io sono cultura” della Fondazione Symbola e UnionCamere, troviamo Arezzo con una quota del 9%, seguita da Pordenone, Pesaro e Urbino, a 7,9%. La prima siciliana è Enna (3,7%) all’ottantatreesima posizione, in coabitazione con Catania e Messina.

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