Autostrade e appalti pilotati, il Cas finisce nella bufera - QdS

Autostrade e appalti pilotati, il Cas finisce nella bufera

redazione

Autostrade e appalti pilotati, il Cas finisce nella bufera

mercoledì 19 Novembre 2014

Funzionari e imprenditori nel mirino della Procura di Messina. Al centro delle indagini, la presunta turbativa d’asta per l’assegnazione dei lavori del servizio di sorveglianza per la A18 e la A20

PALERMO – Appalti pilotati sulle autostrade del Consorzio autostrade siciliane (Cas). Per questo la Direzione investigativa antimafia di Catania ha eseguito ordinanze di custodia cautelare nei confronti di funzionari del Cas e imprenditori in esecuzione di un provvedimento del Gip di Messina, emesso su richiesta del procuratore Guido Lo Forte e dall’aggiunto Sebastiano Ardita. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono di turbata libertà degli incanti, induzione a dare o promettere utilità e istigazione alla corruzione. L’inchiesta riguarda funzionari e imprenditore che, secondo l’accusa, sarebbero stati “interessati negli appalti truccati nel settore dei lavori sulle autostrade siciliane che coinvolge prevalentemente i cosiddetti bianchi”.
Otto in tutto gli arresti domiciliari disposti dal Gip di Messina, Maria Luisa Materia, nei confronti di sei imprenditori, ma uno per una vicenda estranea all’inchiesta sul Consorzio autostrade siciliane, e un dirigente e un funzionario del Cas eseguiti dalla Dia di Catania. Il giudice ha disposto anche l’interdizione a esercitare in imprese per due mesi a due rappresentanti di altrettante società. Investigatori della Dia di Catania e Messina hanno eseguito anche il sequestro cautelativo di beni per complessivi 100 mila euro nei confronti di uno degli indagati.
Al centro delle indagini, la presunta turbativa d’asta per l’assegnazione dei lavori del servizio di sorveglianza per la A18, la Messina-Catania e Siracusa-Rosolini, e la A20, la Messina-Palermo. La gara sarebbe stata “turbata” attraverso un accordo sulle percentuali in ribasso. L’episodio risale al 9 maggio 2013, quando l’appalto, da 8milioni di euro, fu bandito con somma urgenza dopo essere stato revocato. L’inchiesta è nata da controlli disposti sulla gestione della Tecnogest, riconducibile a Antonino Giordano, dichiarata fallita dal pm.
“Il sistema – ha spiegato Lo Forte – funzionava nel modo classico: la manipolazione dell’appalto è frutto di un accordo preventivo di imprese che concordano nel chiuso di una stanza le offerte tecniche che riguardano la disponibilità di competenza e mezzi tecnici in maniera da predeterminare automaticamente il vincitore della gara. Un sistema che, nonostante gli sforzi della legislazione di stabilire delle regole che garantiscano la genuinità della concorrenza, dimostra come queste regole vengano frequentemente aggirate”.
Il presidente del Cas, Rosario Faraci, ha preso atto “dei provvedimenti scaturiti dalle conclusioni delle indagini della Dia” e si è detto “in attesa che l’Autorità giudiziaria stabilisca la verità”, riservandosi “ogni azione utile a difesa della immagine dell’Ente e della sua condotta”.
Faraci ha poi confermato “l’impegno di continuare nell’azione di risanamento dell’Ente necessaria per garantire, nella massima legalità e trasparenza, l’eliminazione di qualsiasi comportamento ‘deviato’ insieme con l’ammodernamento della intera rete autostradale nonché la realizzazione di tutti i lavori programmati nei tempi previsti”.

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