In Sicilia 25.000 imprenditori nella morsa dell’usura - QdS

In Sicilia 25.000 imprenditori nella morsa dell’usura

Michele Giuliano

In Sicilia 25.000 imprenditori nella morsa dell’usura

martedì 25 Novembre 2014

Secondo Sos impresa la nostra Isola è al terzo posto per commercianti finiti nella morsa degli usurai, dietro a Lazio e Campania. L’indebitamento medio delle imprese ammonta a circa 180 mila € e lo Stato sonnecchia

PALERMO – In 25 mila sono finiti sotto la morsa dell’usura.
Sono imprenditori e commercianti siciliani che, sommersi dai debiti e con le banche a chiudere i cordoni, si sono visti costretti a ricorrere a prestiti attraverso la criminalità organizzata, sperando di trovare la salvezza e invece sono sprofondati nell’inferno.
Lo dicono i numeri di Sos impresa che ha rielaborato i dati Istat mettendo in evidenza come la Sicilia per numero di imprenditori e commercianti finiti nelle grinfie degli usurai è la terza regione d’Italia, dietro soltanto a Lazio e Campania.
In questo contesto certamente l’Isola contribuisce eccome al dato globale su scala nazionale che fa registrare come il 14 per cento degli imprenditori nel 2013 ha richiesto un prestito a privati, per pagare i propri fornitori o per far fronte alle scadenze fiscali.
Secondo dati Eurispes il 35,7 per cento degli imprenditori italiani ha chiesto un prestito bancario (il 9,5 per cento in più rispetto al 2012) ma solo due su tre l’hanno ottenuto.
Si paga sempre più in ritardo e nel frattempo ci si indebita, tanto che secondo la Banca d’Italia l’indebitamento medio delle imprese ammonterebbe a circa 180 mila euro, quasi il doppio dell’ultimo decennio.
La cronaca mese dopo mese si arricchisce di casi di tentato o riuscito suicidio di chi non ce la fa più a pagare. Aumentano i protesti, l’usura prolifica e lo Stato deve far fronte ai numerosi risarcimenti previsti per le vittime, che nel 2012 sono stati pari a 9,3 milioni di euro.
È il Sud, con la Sicilia suo malgrado a fare la parte del leone, a portare ancora una volta la maglia nera.
E questo è quanto emerge invece dal recente studio conoscitivo sul fenomeno dell’usura stilato dalla Fondazione antiusura interesse uomo per Unioncamere.
Il paradosso sta nel fatto che nonostante la Sicilia sia una delle regioni più colpite di contro lo Stato non investe proporzionalmente fondi per combattere l’usura.
Nel 2012 il commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, secondo la relazione stilata dal ministero dell’Interno, ha stanziato poco più di un milione di euro, mentre l’anno successo si è arrivato ad un milione e mezzo.
 In Calabria sono arrivati 4 milioni di euro, nel Lazio 3,5, poco più di 3 in Campania, attorno ai 2 si sono fermati Puglia, Piemonte e Lombardia.
Il fenomeno usura rischia di prendere il sopravvento ancora di più in questo momento di crisi quando i soldi scarseggiano ed il ricorso al credito è come manna dal cielo.
In pochi, se consideriamo che i volumi di denaro necessari a un’azienda per sopravvivere sono di gran lunga superiori ai debiti che può contrarre una famiglia, possono permettersi di “rimanere in famiglia” beneficiando dell’aiuto economico di amici e parenti. Secondo il 47° Rapporto del Censis citato dallo studio e relativo al 2013 sarebbero quasi 8 milioni le famiglie che avrebbero ricevuto aiuti da familiari nell’ultimo anno, e 1,2 milioni da amici.
Segno che queste difficoltà possono tramutarsi pericolosamente in richieste d’aiuto alla criminalità.
 


Per un terzo delle aziende impossibile ottenere un prestito
 
Chi tuttavia non ha la fortuna di potere contare su sostegni economici di amici e familiari deve ricorrere a un prestito bancario, ed è qui che la crisi stringe ulteriormente la sua morsa. Un terzo delle aziende infatti non ottiene un prestito bancario, con il conseguente aumentare dei giorni di ritardo nei pagamenti a fornitori e dipendenti e la necessità di ricorrere a un finanziamento da parte di privati. Secondo il rilevamento di Sos Impresa con Confesercenti dal titolo “Insieme per rompere la solitudine”, sarebbero 200 mila i commercianti sotto usura e 40 mila gli usurai in attività. A sentire maggiormente questa pressione, sempre secondo Confesercenti, sarebbero in particolare il settore del turismo (18 mila chiusure solo nel 2013) e quello del commercio con 32 mila chiusure. Tre i tipi di usura: si passa dal prestito di vicinato che opera su piccola scala e che richiede come garanzia oggetti di valore, cambiali o assegni postdatati, a una rete usuraia professionalizzata dove sono in gioco beni o quote aziendali, fino a quella che viene definita una rete usuraio di tipo mafioso dove alle quote aziendali si possono aggiungere imposizioni di determinati fornitori o di personale all’imprenditore.

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