Chiudono le discariche siciliane e le poche rimaste sono sature - QdS

Chiudono le discariche siciliane e le poche rimaste sono sature

Rosario Battiato

Chiudono le discariche siciliane e le poche rimaste sono sature

giovedì 27 Novembre 2014

Tra il 2012 e il 2013 un rapporto Ispra evidenzia una crescita allarmante del flusso di immondizia. Dismesso pure il centro di raccolta rifiuti della Oikos in provincia di Catania

PALERMO – La Sicilia continua a produrre rifiuti e a smaltirli senza recuperarli. Tra il 2012 e il 2013, secondo l’ultimo rapporto rifiuti dell’Ispra, il flusso dei rifiuti conferiti in discarica è addirittura cresciuto mentre gli impianti chiudono per esaurimento della capacità di abbancamento, per il ritiro delle autorizzazioni o per i sigilli dell’autorità giudiziaria.
Un quadro compromesso su cui pesa l’assenza dell’aggiornamento del Piano rifiuti, ancora in attesa di emissione della valutazione ambientale strategica (Vas), che di fatto rende percorribile l’unica strada che la Regione continua a utilizzare da oltre un decennio: la gestione in emergenza.
Nella Sicilia orientale la discarica di Valanghe d’Inverno della Oikos, in provincia di Catania, è in fase di chiusura dopo la negazione del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale della scorsa estate sancita dall’ex dirigente del dipartimento Acque e rifiuti, Marco Lupo. Proprio lo scorso 10 novembre l’azienda ha presentato un piano di chiusura che non ha convinto i comitati locali che ne chiedono la cessazione delle attività in tempi più brevi.
In provincia di Messina, invece, è già chiusa la discarica di Mazzarà Sant’Andrea perché sequestrata all’inizio di questo mese in seguito a un provvedimento del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. In questi due impianti conferiscono, o conferivano, circa 170 comuni. L’emergenza è stata gestita dirottando i rifiuti dei comuni dell’area peloritana che utilizzavano la discarica di Mazzarà Sant’Andrea nel catanese (il sito di Grotte San Giorgio di Sicula Trasporti e a Motta Sant’Anastasia nell’impianto della Oikos) e a Gela.
Il quadro complessivo del piano regionale è contenuto nell’ordinanza del presidente della Regione del 6 novembre. La situazione resta in continuo aggiornamento, ma questo ennesimo momento di crisi provocherà una ulteriore impennata dei costi, perché il tariffario del conferimento in discarica nell’Isola, caso raro in tutta Italia, varia da sito a sito.
L’altro capitolo riguarda la discarica Siciliana di Agrigento. A metà novembre, in seguito a una intervista durissima rilasciata dall’ex assessore Nicolò Marino sulla gestione dell’impianto, si era mosso Erasmo Palazzotto, deputato palermitano alla Camera, che aveva inviato una lettere alla Commissione nazionale antimafia per indagare sulle accuse lanciate in merito a “un’autorizzazione illegittima”.
Ma ben altri problemi si sono presentati nello scorso weekend quando gli operatori del libero consorzio di Agrigento e dell’Arpa hanno lanciato l’allarme sulla saturazione della discarica in tempi brevissimi. Proprio in questi giorni si sono tenuti diversi vertici in assessorato, anche perché oggi potrebbe essere l’ultimo giorno prima della saturazione definitiva dell’impianto che ospita i rifiuti di oltre ottanta comuni distribuiti su cinque province. Del resto la “Catanzaro Costruzioni”, proprietaria dell’impianto, già lo scorso maggio aveva ribadito all’assessorato l’impossibilità di ricevere quantitativi superiori alle 800 tonnellate al giorno.
Il piano momentaneo, se ne è discusso martedì al dipartimento Acque e rifiuti, sembrerebbe prevedere il dirottamento dei rifiuti di Siculiana nei siti di Bellolampo, Sciacca e Trapani.
L’emergenza satura la Sicilia, ma restano ancora in itinere i lavori per le piattaforme pubbliche di Enna, Gela e Messina per le quali sono in corso le procedure di gara per l’aggiudicazione dei lavori.
 

 
L’Alhesys aveva previsto il rischio esaurimento spazio delle discariche
 
PALERMO – Gli eventi siciliani di queste ultime settimane sembrano concretizzare, o addirittura anticipare, quanto profetizzato dall’Alhesys nel rapporto Was annual report sul “waste management”. La società di consulenza strategica ambientale aveva denunciato il rischio esaurimento dello spazio per le discariche italiane nel giro di due anni all’attuale ritmo di conferimento. In Sicilia ci sono attualmente tredici siti (dieci pubblici e tre privati) che ogni anno devono gestire il flusso più esagerato d’Italia: 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (dati Ispra 2013), pari al 93% dei rifiuti prodotti (in Italia la media è del 37%).
 
La soluzione non è costruire nuove discariche, ma eliminarle come hanno fatto già diversi Paesi europei la cui percentuale di ricorso in discarica è prossima allo zero. In Sicilia, invece, c’è una tendenza di lungo periodo che pare riconfermare la necessità dell’interramento a fronte di uno spazio limitato e dei danni ambientali che ne derivano. Riciclo e valorizzazione energetica del rifiuto sono le carte da giocarsi per il futuro. E anche l’azione dell’esecutivo nazionale, ribadita nel famoso articolo 35 dello Sblocca Italia, sembra andare in questa direzione.
 

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