Corrado Passera: "Con la squadra giusta contro gli slogan politici" - QdS

Corrado Passera: “Con la squadra giusta contro gli slogan politici”

Anna Maria Verna

Corrado Passera: “Con la squadra giusta contro gli slogan politici”

sabato 13 Dicembre 2014

Forum con Corrado Passera, Leader del movimento Italia Unica

Qual è la vostra ricetta per far conoscere il progetto di Italia Unica agli italiani?
“Avere le proposte giuste per la famiglia (e ce ne sono alcune fortissime), per le imprese (ridurre le tasse, pagare i debiti, aumentare il credito e trovare i soldi) e saper comunicare attraverso un confronto costruttivo. Le settanta tappe del giro d’Italia che abbiamo già fatto per farci conoscere – cui seguiranno ancora molte altre – sono state un modo per ascoltare e confrontarsi che è piaciuto e che altri partiti non fanno. Certo, vuol dire prepararsi, rispondere, accettare le critiche e discutere.
La gente non vuole più strette di mano, ma che uno si sieda lì e ascolti il suo problema. In questo modo si semina. Le persone sono importanti, quindi dobbiamo tirare su persone dal territorio: società civile, sindaci e amministratori. Dobbiamo stare bene attenti, però, a non fare il nuovo mettendo insieme il vecchio: abbiamo bisogno di gente con esperienza, ma non di rappresentanti del vecchio mondo che ci ha portato alla situazione attuale. Girando, con le proposte giuste, io dico che riusciamo a mettere insieme la squadra giusta, fatta dalle persone giuste: quella quota di italiani perbene e seri che non si vuole fare prendere in giro dagli slogan”.
Per acquisire consenso su un progetto così importante bisogna convincere anche quelli che non vanno più a votare?
“È legittima la disaffezione di moltissimi elettori verso i partiti senza proposte. Ciò dà l’idea di quanta sfiducia si sia accumulata e stia crescendo pericolosamente negli ultimi tempi. Milioni di italiani hanno paura del futuro. Mai successa una cosa del genere prima e i nostri politici si permettono di fare una legge di stabilità che, per loro stessa ammissione, non avrà alcun effetto sulla crescita!La comunicazione è molto importante, sia quella tradizionale sia quella sul web, senza però illudere la gente che si tratti di democrazia-web alla Grillo. Il web è solo un’importante forma di comunicazione e d’interazione con le persone. Sui nostri siti si sta già creando una bella rete di scambi. Abbiamo messo on-line il nostro programma e ciò ci ha permesso di raccogliere  commenti, suggerimenti e proposte. La rete è utile, basta non darle un ruolo che non ha. Lo spazio politico c’è e noi dobbiamo ripartire da lì, ma con modestia, perché siamo ben coscienti del fatto che la politica ha deluso. Vogliamo ricostruire partendo dalle elezioni comunali perché si deve ripartire dalle fondamenta, da quei politici che ancora hanno un po’ di credibilità. Poi andare alle politiche.
Questo Governo ha sprecato un anno e ha sprecato il semestre europeo per fare una non riforma del Senato. Troppo spesso molti politici parlano solo ed esclusivamente di potere, di comunicazione, di sondaggi. Non capisco l’orticaria che questi populisti hanno nei confronti dei corpi intermedi. Vogliono parlare dall’alto ai singoli cittadini e alle singole aziende, così sono deboli. Non vogliono parlare ai sindacati, alle associazioni di categoria o ai partiti perché vogliono sotto dei sudditi non organizzati che, se si organizzano, diventano pericolosi”.
Ci sono classi che possono non essere d’accordo con il vostro programma, per esempio quella parte di dipendenti pubblici che vive un po’ parassitariamente?
“Non sappiamo quanti siano, però questa gente sa che in questo movimento – che diventerà partito in gennaio – c’è una persona che in Poste ha risanato la parte di burocrazia peggiore di quei tempi e dopo ha fatto lo stesso al Ministero. Io la Pubblica amministrazione non solo la rispetto e la ristrutturo, ma le ridò dignità. La Pa può e deve essere risanata. Bisogna investire in formazione, tecnologia, selezionare, premiare i bravi e portare le competenze che non ci sono. Si può fare. Negli anni ’90 ben 150.000 postali hanno riacquisito una dignità che sarebbe bello ridare anche a tanti altri. Vogliamo andare oltre quella politica che è solo clientelismo e acquisto di consenso con soldi pubblici”.
 
Il Governo Monti, di cui lei faceva parte, ha caricato di tasse e tagli. La grande riforma che ha fatto è stata quella delle pensioni…
“Abbiamo fatto solo quello, pero ha salvato. Il grosso delle tasse, tuttavia, è imputabile alle ultime tre finanziarie e a chi ha gestito l’Italia a partire dal 2000. La situazione poi è precipitata, siamo arrivati noi e abbiamo dovuto evitare il commissariamento intervenendo sulle pensioni, con la property tax e abbiamo cominciato con 30 miliardi di spending review vera. Non sono state introdotte altre tasse pesanti. Il grosso è venuto prima del Governo Monti e ha distrutto l’Italia. Oggi il Paese è sotto un peso di imposte pazzesco e questo governo continua a crearne: su depositi, fondi pensioni, dividendi, polizze vita, attività del terzo settore, fondazioni. In un momento in cui la gente ha problemi, continuano a caricarla di tasse”.
Bisogna avviare un meccanismo di recupero spese e fare investimenti?
“Tagliano gli investimenti perché sono la cosa più facile da tagliare. Non fai le opere, tagli gli investimenti e aumenti la spesa corrente: è la ricetta del disastro. Cosa rimane dell’Italia? E loro ne sono consapevoli”.
Lei che ha un’impostazione manageriale dovrebbe indicare obiettivi e mezzi.
“Vengo da una famiglia di imprenditori, ho gestito grandissime aziende pubbliche e private in difficoltà che  sono state così rilanciate, ho fatto il ministro e sono fermamente convinto che le cose si possano fare”.
 

 
150 “Porte” già costituite per unire l’Italia dei capaci
 
Quanto delle sue esperienza pregresse porta con sé in questa nuovo percorso?
“Molto. Quella della Poste è stata una delle esperienze che ha segnato di più la mia vita: ho avuto la riprova che la Pubblica amministrazione si può rilanciare. Lo stereotipo che non ci siano persone capaci lo trovo intollerabile. Bisogna premiare il meglio che c’è, integrando quello che manca e dando gli strumenti di formazione, tecnologia e organizzazione. Ci devono essere dei capi che valorizzino, difendano e ci mettano la faccia”.
A chi si rivolge il movimento da lei condotto?
“Agli italiani che non vogliono sentirsi solo raccontare storie, che vogliono sapere come stanno le cose, cosa si può fare. Girando per l’Italia percepisco l’interesse di tantissimi quando propongo di cambiare ordine di ambizione, stimolare l’economia, fare riforme serie della scuola, della burocrazia, della giustizia. Alcuni esempi: niente Regioni, Province fatte in un certo modo, non due Camere legislative ma una sola, non il pasticcio della riforma del Senato, un Governo con al massimo dodici ministeri. Bisogna avere i voti sufficienti, però, mai come oggi esiste uno scenario politico paradossale: tra il PD e il populismo sfacciato di Salvini e Grillo in mezzo c’è un’Italia che non ha casa perché sa che Berlusconi, Ncd e Udc hanno fatto il loro tempo”.
La diagnosi è questa. La terapia?
“La terapia è un piano che rimetta in moto l’Italia. In pochi mesi 150 gruppi di persone si sono costituiti in Porte di Italia Unica. Secondo le mie stime vi è un 20% di italiani che crede in un programma serio, di ambizione forte e di cambiamento vero. Ci vorrà del tempo e, come la storia ci ha dimostrato, la politica si può fare soltanto se uno non ha altri interessi”.
 

 
Né moderati né di destra ma l’alternativa al Pd
 
Cosa ne pensa del fatto che ogni qualcuno voglia attaccarle l’etichetta di moderato o di destra?
“Stiamo costruendo l’alternativa al PD, quindi dobbiamo dire che stiamo parlando dell’area liberale e del mondo popolare. Abbiamo dei concetti forti come competitività, possibilità di scelta dei servizi, riduzione dello Stato ma è fondamentale anche la coesione sociale. I concetti non sono di sinistra, tuttavia le idee che abbiamo contro la povertà o a favore del terzo settore sono addirittura più di sinistra di quelle di tanti altri”.
 
Come si dà a chi è in difficoltà se non si produce ricchezza? Bisogna produrre ricchezza per poi dare a chi ha bisogno. Non è vero che nel terzo settore non ci vogliano organizzazione ed efficienza.
“Sono indispensabili. Le risorse sono poche e se vuoi allargare i compiti devi dimostrare di essere managerialmente capace, avere un capitale e poter cogliere opportunità. Il terzo settore è sempre stato al centro del mio interesse e di cose belle ne ho fatte tante nell’ambito dei diversi ruoli da me ricoperti.
È un campo cui tengo e credo molto. Credo nel servizio civile universale, nell’esigenza di allargare i campi di attività dell’impresa sociale, darle spazio per raccogliere anche capitale (cosa che oggi non si può), dare veramente il 5 per mille; vuol dire finanza d’impatto. E’ un tema molto importante”.
Davvero non sarebbe meglio per il movimento Italia Unica  farsi inserire in un cliché politico?
“La democrazia funziona quando ci sono due belle alternative. L’idea di Renzi del Partito Unico o del Partito della Nazione è pericolosissima. Dobbiamo avere un altro partito maggioritario. Noi ci definiamo come l’alternativa al Pd di Renzi, andando a prendere il meglio da qualsiasi parte venga. Io prima di mettermi in gioco ci penso, ma una volta che inizio non mollo. E finora sono sempre arrivato fino in fondo”.

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