Olio d’oliva, 2014 annata nera e i prezzi salgono alle stelle - QdS

Olio d’oliva, 2014 annata nera e i prezzi salgono alle stelle

Michele Giuliano

Olio d’oliva, 2014 annata nera e i prezzi salgono alle stelle

martedì 30 Dicembre 2014

Andamento del clima anomalo, umidità eccessiva e mosca killer hanno messo in crisi l’intera filiera. Calo della produzione di oltre il 50 per cento, tegola per l’economia dell’Isola

PALERMO – Annata difficile per i produttori di olio d’oliva in Italia e, purtroppo, anche in Sicilia.
La produzione olearia nazionale si basa su 250 milioni di piante e garantisce un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative l’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro. Diverse le cause che si sono incrociate e rafforzate a vicenda,  dalla grandine all’avvento della mosca killer, e hanno irrimediabilmente rovinato il raccolto di quest’anno in regioni leader nella produzione dell’olio d’oliva come la Toscana, dove il crollo produttivo ha toccato il 90 per cento.
Secondo dati Istat, le regioni centro-meridionali registrano in media un crollo della produzione del 35 per cento e si attesta intorno alle 302 mila tonnellate rispetto alle 464 mila della scorsa campagna. Il clima anomalo e caldo ma eccessivamente umido allo stesso tempo ha inciso in maniera nettamente negativa anche in Sicilia, dove la produzione, secondo i dati forniti dalla Confederazione Italiana Agricoltori, si sarebbe ridotta di oltre il 50 per cento.
 
In particolare, sono state maggiormente colpite le province di Trapani, Agrigento e Palermo, che producono oltre il 60 per cento del raccolto di tutta il territorio siciliano, e nelle quali si sarebbe registrato un calo netto che in alcune zone ha raggiunto l’80 per cento. Diretta conseguenza, la corsa alle scorte esistenti, che spesso alcuni impreditori locali hanno deciso di tenere per uso familiare, portando ad un aumento vertiginoso dei prezzi al litro. Ad Agrigento ma anche a Trapani e nel capoluogo, il costo al consumatore dell’olio extra vergine d’oliva è schizzato da 3,50 euro al litro a 5,50 euro per le grandi quantità, mentre per le piccole quantità vendute al frantoio il prezzo è arrivato a 6 euro al litro.
Un bilancio di stagione dai risvolti estremamente negativi sotto tutti punti di vista, un danno di milioni di euro che potrebbe compromettere il futuro del comparto anche per l’avanzata inesorabile della concorrenza a basso costo, che si accompagna però ad una corrispondente bassa qualità del prodotto.
Sul fronte concorrenza per quanto attiene ai prezzi, spesso ingannevoli o che celano truffe per il consumatore, l’allarme arriva dalla Coldiretti e dal suo presidente regionale, Alessandro Chiarielli: “Bisogna diffidare dalle offerte speciali, che offrono un litro di olio per pochi euro perché, soprattutto in un’annata scarsa, chi commercia a prezzi sottocosto certamente sta vendendo un prodotto di dubbia qualità”. “È una débacle per gli olivicoltori e l’intera filiera olivicola – spiegano i responsabili della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori – in un momento in cui l’olio siciliano registra una presenza sempre più solida sui mercati nazionali ed esteri. Ed é alle porte anche il riconoscimento, da parte del ministero delle Politiche agricole, della Igp Sicilia dell’olio extravergine d’oliva. Se i dati reali confermeranno queste previsioni, il 2014 sarà ricordato come un anno nero e le conseguenze economiche potranno rivelarsi davvero disastrose per l’intera filiera dell’oro giallo isolano”.
 

 
La crisi non ha inciso sulle esportazioni
 
Il bilancio disastroso della stagione del raccolto delle olive non può non avere effetti sul consumatore finale, che ha visto il prezzo sugli scaffali dei supermercati delle bottiglie di olio arrivare alle stelle. L’olio italiano ha toccato in media punte di 4,40 euro al chilogrammo franco frantoio, un valore superiore di quasi il 50 per cento ai livelli dell’anno scorso. Un valore che, fortunatamente, non ha inciso sulle esportazioni, dove l’olio italiano tira sempre di più, ma che ha inciso sull’aumento esorbitante delle importazioni. Nascono da qui le preoccupazioni, per la difficoltà di riconoscere il prodotto straniero di qualità inferiore, sia per la mancanza di trasparenza in etichetta che per le immagini ingannevoli che si associano talvolta a marchi italiani acquistati da multinazionali straniere. Negli anni infatti è stato sperimentato lo strumento del “blending”, cioè la miscela di oli vergini con profili diversi per ottenere un prodotto qualitativamente superiore, pronto ad essere conservato ed utilizzato nelle situazioni di emergenza come quella di quest’anno. Una novità di quest’anno, sempre a tutela dei consumatori, sarà l’etichettatura europea, che renderà evidente se l’olio che stiamo acquistando è un prodotto frutto di una miscela di oli qualitativamente selezionati, ma provenienti da diversi paesi.

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