Acque sotterranee, in Sicilia la non conformità più elevata - QdS

Acque sotterranee, in Sicilia la non conformità più elevata

Rosario Battiato

Acque sotterranee, in Sicilia la non conformità più elevata

sabato 10 Gennaio 2015

Rapporto Ispra sul biennio 2011-2012: un quinto dei punti di controllo ha fatto registrare valori inquinanti. Allarme per l’assenza di un’adeguata rete di monitoraggio. Diverse aree non coperte

PALERMO – Le acque siciliane non risultano adeguatamente monitorate, mentre nelle poche aree in cui l’attività di controllo è affidabile si registrano diversi superamenti di inquinanti con valori da primato. È questo il quadro isolano che emerge nel rapporto 2014 dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), diffuso alla fine di dicembre con dati del biennio 2011-2012.
In Sicilia sono stati registrati 45 punti di monitoraggio delle acque superficiali e 163 di quelle sotterranee e sono stati effettuati 940 campioni per un totale di 79.022 misure analitiche. “Il monitoraggio – si legge nel focus isolano – si concentrata essenzialmente nella provincia di Ragusa, dove è capillare e copre uno spettro ampio di sostanze”. Differente è la situazione nel resto della Regione dove l’attività di monitoraggio sembra “non sufficientemente adeguata”, con vaste aree non coperte.
Un dato che viene svelato nel confronto col resto delle regioni italiane. Nel 2012, le reti delle acque superficiali hanno in media 4,8 punti ogni 1.000 kmq, mentre è risultata sensibilmente più bassa la media presente in Basilicata, Lazio, Liguria, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano. Nell’Isola, in particolare, il dato si ferma a 1,7 punti, il quartultimo risultato a livello nazionale. Più elevata risulta la media di controllo nelle acque sotterranee che giunge a quota 9 punti/1.000 kmq. Anche in questo caso la Sicilia non riesce a soddisfare il dato medio italiano fermandosi a 6,3. Risultati decisamente peggiori si registrano comunque nel Lazio, Puglia, Sardegna, Trento e Bolzano. In controtendenza, invece, il risultato relativo al campionamento/anno che nell’Isola è al di sopra della media nazionale.
I risultati non sono propriamente esaltanti. A livello nazionale le acque sotterranee, monitorate in 2.404 punti, hanno fatto emergere 152 punti (6,3%) con una contaminazione superiore agli standard ambientali. A prendersi la fetta più cospicua di questo risultato è proprio la Sicilia che, con il 19% dei punti di monitoraggio sopra i limiti, pari a 31 unità, è la Regione con la più elevata frequenza di casi di non conformità. La concentrazione si riferisce soprattutto alla provincia di Ragusa, dove esiste una rete capillare e il monitoraggio copre uno spettro di sostanze molto ampio. Sempre nelle acque sotterranee di Sicilia è stata riscontrata la presenza di pesticidi nel 47,9% dei punti e nel 38,3% dei campioni. Sono state rinvenute 99 sostanze: le più frequenti sono metalaxil, oxadixil, imidacloprid, pirimetanil, dimetomorf e carbendazim.
Inoltre il quadro complessivo isolano ha evidenziato residui di pesticidi nel 44,4% dei punti e nel 42,5% dei campioni investigati delle acque superficiali. “Sono state trovate 82 sostanze: le più frequenti sono carbendazim, iprovalicarb, imidacloprid, pirimetanil, fludioxonil e BH (r)-mecoprop”. Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di pesticidi nel 47,9% dei punti e nel 38,3% dei campioni. Sono state rinvenute 99 sostanze: le più frequenti sono metalaxil, oxadixil, imidacloprid, pirimetanil, dimetomorf e carbendazim. Il livello di contaminazione è risultato superiore ai limiti di qualità ambientale in 2 punti.

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