Rifiuti, ora la Sicilia rischia di esserne sommersa - QdS

Rifiuti, ora la Sicilia rischia di esserne sommersa

Rosario Battiato

Rifiuti, ora la Sicilia rischia di esserne sommersa

sabato 10 Gennaio 2015

Sempre meno le discariche rimaste attive sul territorio che devono sobbarcarsi il 90% della produzione di Rsu. L’allarme del governo nell’ultima ordinanza firmata da Crocetta: “Siti prossimi all’esaurimento”

PALERMO – Negli ultimi due mesi e mezzo ci sono state ben quattro ordinanze firmate dal governatore Crocetta per ridistribuire quantitativi di rifiuti da una discarica all’altra, tentando di porre rimedio alla chiusura di diversi siti siciliani a causa di provvedimenti di sequestro della magistratura o di esaurimento della capacità di abbancamento. Una maggiore quantità di rifiuti concentrata in meno discariche ha prodotto una quota di rifiuti in eccesso non ancora smaltita e soprattutto ha accelerato il processo di saturazione dei siti. Conseguenze facilmente prevedibili dal governo regionale, che per agire ha preferito attendere l’irreparabile, affidandosi alla consueta improvvisazione nella gestione quotidiana dei rifiuti siciliani.
Sul sito del dipartimento Acque e rifiuti della regione gli ultimi provvedimenti sono ordinanze per evitare che la Sicilia venga sommersa dai rifiuti. Si comincia il 6 novembre con la numero 7/rif che prevede misure straordinarie di utilizzo e implementazione impiantistica e si chiude con quella del 3 gennaio che innalza l’asticella del conferimento dei rifiuti nella discarica di Bellolampo aumentandolo di 500 tonnellate al giorno in aggiunta alle mille ordinarie.
L’emergenza è ormai quotidiana ed è proprio la situazione di “eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell’ambiente”, così come si legge nel testo nel documento, ad aver costretto il governatore ad agire. La chiusura delle prime discariche del mese di novembre, infatti, si è poi allargata ad altre, producendo un effetto domino non più gestibile. A furia di ridistribuire i rifiuti da un sito all’altro per evitare emergenze sanitarie, è emersa una considerazione ovvia: la coperta è troppo corta. E senza i nuovi impianti promessi da tempo non sembra esserci sostenibilità nel lungo periodo. Leggiamo infatti che “per la piattaforma sita nel comune di Palermo sono in corso i lavori di realizzazione dell’impianto di trattamento meccanico biologico comprensivo di linee dedicate alla produzione di compost di qualità, mentre per le piattaforme pubbliche da realizzarsi nei comuni di Enna, Gela, e Messina si è pervenuta nel mese di dicembre all’aggiudicazione provvisoria”.
Non stupisce pertanto che a marzo, come comunicato dalla Regione, ci troveremo a non poter più un quantitativo di 2/3mila tonnellate di rifiuti al giorno. Del resto sin da ora abbiamo difficoltà a gestire l’attuale quota se consideriamo che la gestione dei rifiuti prima delle feste, quanto la Regione con l’ordinanza n.9/rif del 24 dicembre ha autorizzato il conferimento dei rifiuti presso la discarica di Catania ai comuni del messinese e del trapanese, inibendo di fatto il conferimento ai comuni palermitani e agrigentini, ha “determinato una crisi igienico sanitaria in circa 100 comuni” del capoluogo.
Un ragionamento che viene ribadito in un’altra pagina del provvedimento quando il governatore scrive che “l’attuale condizione delle discariche presenti nel territorio regionale” lascia intendere che questi siti siano comunque prossimi “all’esaurimento delle volumetrie abbancabili, precludendo, quindi il conferimento alla quasi totalità dei comuni”.
Attualmente, oltre a un esubero di rifiuti che deriva dal deficit impiantistico regionale che è in atto praticamente da novembre, lavorano a pieno ritmo soltanto Bellolampo, Castellana Sicula, Trapani, Ragusa e gli impianti privati del catanese, mentre Trapani, Gela e Siculiana sono ormai chiuse o con capacità fortemente ridotte. Un quadro che la Regione ha sottoposto al ministero dell’Ambiente nella relazione del 22 dicembre, senza ottenere, ad oggi, il provvedimento per i poteri speciali.
 


Centri di riciclo dell’immondizia e il fallimento di Vedelago
 
PALERMO – L’emergenza potrebbe far nascere anche in Sicilia un modello di gestione europea del rifiuto. Rosario Crocetta, in una conferenza stampa di fine anno, ha finalmente aperto alla possibilità di piccoli impianti per la valorizzazione energetica accanto a un potenziamento della differenziata. Tanto è bastato per attirarsi le ire del movimento 5 stelle che ha accusato il governatore di fare gli interessi della lobby degli inceneritori. Alcuni deputati stellati isolani hanno invitato Crocetta a fare riferimento al centro di riciclo di Vedelago in provincia di Treviso, che “ricicla il 99 per cento dei rifiuti”. Peccato che proprio quel sistema abbia dimostrato diverse falle. Lo scorso 17 dicembre il Tribunale di Treviso ha sentenziato il fallimento della società che è stata un simbolo della strategia rifiuti zero. La cronaca locale fa riferimento a debiti da 30 milioni di euro e, sebbene l’attività del centro pare debba continuare con un’altra società, è la sostenibilità del sistema a essere messa in discussione. L’impianto ha certamente fatto scuola, ma pare impensabile importare una tecnologia del genere in una Regione, come la Sicilia, con differenziata di poco superiore al 10% e smaltimento in discarica dei rifiuti urbani che supera il 90%.

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