Naspi 2015, ecco come cambia il sostegno per la disoccupazione - QdS

Naspi 2015, ecco come cambia il sostegno per la disoccupazione

Michele Giuliano

Naspi 2015, ecco come cambia il sostegno per la disoccupazione

martedì 13 Gennaio 2015

Entrerà in vigore da maggio: manda in pensione Aspi e mini Aspi e allarga le tutele ai senza lavoro. Pagata mensilmente sino ad un massimo di due anni: vi rientrano anche i Cococo

PALERMO – In una Sicilia dove il ricorso ai licenziamenti in questi anni di crisi sta diventando una costante, l’ingresso a breve della nuova indennità di disoccupazione potrebbe essere un forte sostegno ad un mercato del lavoro in piena depressione.
Già da quest’anno è entrato in vigore il Naspi, ovvero Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l’impiego. La nuova indennità di disoccupazione verrà erogata a favore di tutti quei lavoratori che hanno perso il lavoro, e purtroppo giorno dopo giorno sono sempre di più.
 
Quindi, addio ai vecchi sussidi Aspi e Mini Aspi: per l’esattezza il sistema nuovo di zecca entrerà in vigore a partire dal mese di maggio e durerà per 24 mesi. Il calcolo del contributo verrà fatto sulla base delle settimane di contribuzione del lavoratore nell’arco degli ultimi 4 anni di lavoro, o meglio si calcolerà la retribuzione imponibile ai fini previdenziali divisa per il numero di settimane di contribuzione degli ultimi 4 anni utili moltiplicando poi il risultato per il numero 4,33. Importare sottolineare il fatto che tale contributo non potrà essere richiesto da tutti, ma soltanto dai lavoratori che risulteranno essere in possesso di alcuni ben precisi requisiti.
Anzitutto devono essere in stato di disoccupazione ai sensi dell’articolo 1, comma 2, lettera c) del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, e successive modificazioni. Dovranno poi dimostrare, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, almeno tredici settimane di contribuzione o ancora diciotto giornate di lavoro effettivo o equivalenti, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. Inoltre devono aver perso involontariamente il lavoro o aver rassegnato le dimissioni per giusta causa e nei casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro intervenuta nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604. Chi avrà questi requisiti potrà presentare la propria domanda all’Inps direttamente tramite computer, entro il termine di decadenza di 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Un nuovo “ammortizzatore sociale” universale che varrà per tutti, anche se in modo differenziato. Tanto che per i collaboratori si chiamerà “Dis-Coll” e avrà una durata massima di 6 mesi. Per gli altri, invece, la copertura si allunga progressivamente dai 18 ai 24 mesi. Le nuove tutele si applicano ai lavoratori a tempo indeterminato, determinato, nonché, in via sperimentale per tutto il 2015, anche ai Co.co.co e ai Co.co.pro. In questi casi si parlerà di Dis-Coll, ovvero di indennità di disoccupazione per i collaboratori.
La Naspi verrà pagata mensilmente per due anni (periodo che supera quello riconosciuto dall’Aspi, al massimo 18 mesi). Anche se per le disoccupazioni che partiranno dal 2017 la copertura sarà limitata a 19 mesi e mezzo (quindi poco più di un anno e mezzo). Per la Dis-Coll però la durata è limitata a un massimo di sei mesi. Quanto all’importo si parte dal 75 per cento della retribuzione per arrivare a un tetto di 1.300 euro. Dopo di che il sussidio viene progressivamente ridotto, con un leggero decalage (-3 per cento al mese) a partire dal quinto mese di fruizione.
 

 
Il nodo delle risorse primo banco di prova
 
L’estensione dell’Aspi richiederà ovviamente nuove risorse. La Legge di Stabilità prevede 2,2 miliardi nel 2015, poi 2 miliardi nel 2016 e altri 2 miliardi nel 2017. Per il ministero del Lavoro saranno sufficienti. Tra i nuovi ammortizzatori anche l’Asdi, sigla che sta per Assegno di disoccupazione concesso a tutti coloro per cui il periodo coperto dalla Naspi è passato invano. È quindi un’ulteriore forma di sostegno al reddito, elargita a persone in condizione economica di bisogno. E una via preferenziale viene riservata ai cosiddetti esodandi. Gli aiuti nel primo anno saranno, infatti, prioritariamente riservati ai lavoratori in età vicina al pensionamento ma che non hanno maturato ancora i requisiti necessari per la messa a riposo. Una precedenza valida anche per chi ha minori a carico. E per l’Asdi il governo stanzia un fondo ad hoc, presso la ministero del Lavoro, con una dotazione di 300 milioni per il 2015. Tutti sostegni che per un territorio come quello siciliano potranno essere più che validi dal momento che sono in atto moltissime crisi aziendali e vi è un diffuso ricorso ai contratti precari.

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