Royalties, la battaglia delle cifre - QdS

Royalties, la battaglia delle cifre

Rosario Battiato

Royalties, la battaglia delle cifre

sabato 17 Gennaio 2015

I dati del dipartimento Energia: nel 2014, quasi 20 milioni di euro per le casse regionali comprendendo le produzioni a mare. L’abbassamento dell’aliquota al 10% favorirebbe investimenti e innalzamento dell’incasso annuale

PALERMO – In attesa che si sciolgano i nodi sul sistema delle royalties di Sicilia per le estrazioni in terraferma, il dipartimento Energia ha diffuso i dati relativi al 2013 nell’ultimo report sulla situazione energetica della Regione. Attualmente la quota stabilita sulla produzione è pari al 20%, raddoppiata rispetto al 2012, sebbene i futuri piani di investimento di Enimed nell’Isola sono legati a doppio filo a un ribasso che riporti la percentuale ad almeno la metà dell’attuale. Per il 2014, includendo anche la produzione a mare, sono stimati introiti da quasi 20 milioni di euro soltanto per le casse regionali.
Le royalties sono delle aliquote annualmente corrisposte dal titolare della concessione sulle produzioni ottenute dalla coltivazione di fonti fossili, di natura gassosa e/o ad olio. Nel giro di poco più di un decennio la Regione è passata da una percentuale del 7%, in vigore fino al 2009, a una del 10%, tra il 2010 e il 2012 per effetto della Lr n.11/2010, e quindi al 20% secondo quanto stabilito dall’articolo 13 della L.R. 15 maggio 2013 n. 9. Per ciascuna concessione di coltivazione, il valore dell’aliquota è corrisposto per un terzo alla Regione e per due terzi ai comuni proporzionalmente al numero dei pozzi produttivi della concessione ricadenti nel territorio. Per questi ultimi è previsto che le risorse vengano impegnate “nello sviluppo dell’occupazione e delle attività economiche, all’incremento industriale e ad interventi di miglioramento ambientale delle aree dove si svolgono le ricerche e le coltivazioni”.
Nell’ultimo anno il valore complessivo delle royalties ha sfiorato i 55 milioni di euro, distribuiti tra 18,3 milioni alla Regione e 36,6 ai comuni in cui ricadono le estrazioni. Rispetto al 2012, quando per le casse di comuni e regioni erano previsti incassi per 29 milioni di euro, c’è stata una crescita di 26 milioni di euro. Un dato che è tendenzialmente in miglioramento anche rispetto al 2011 (24 milioni di euro complessivi), al 2010 (18,9 milioni di euro) e, ovviamente, al 2009 (12 milioni di euro) quando ancora l’aliquota era bloccata al 7%. Il dato relativo al 2014, che comprende anche le royalties per le produzioni in mare per le quali esiste una gestione diversa della distribuzione degli introiti, rivela, scrivono dal dipartimento, un introito da 19,5 milioni di euro. 
Sul petrolio si gioca una partita importante anche per i futuri equilibri economici siciliani.
 
L’Isola è già la seconda fonte di approvvigionamento nazionale dopo la Basilicata – nel corso del 2013 la produzione di olio greggio è stata di circa 714.223,7 tonnellate, pari al 13,0% sul totale nazionale, zone marine comprese – e Renzi e l’Eni vorrebbero farne un punto strategico della futura politica di produzione.
 
Il primo ha già impresso con lo Sblocca Italia una decisa accelerazione per agevolare il flusso delle estrazioni mentre l’Enimed, la controllata dell’Eni che opera tutte le attività di ricerca e produzione idrocarburi del cane a sei zampe in Sicilia, ha già proposta un piano che prevede per l’Isola un investimento da 1,8 miliardi nell’arco 2015-2018 per la messa in produzione di nuovi giacimenti a gas, il mantenimento degli attuali livelli di produzione dei campi ad olio esistenti con interventi di ottimizzazione della produzione e la ricerca di nuovi campi in grado di estendere la vita produttiva degli assets di Enimed per i prossimi due decenni. Tutto questo a condizione che la Regione riveda le royalties al 10%.
 
Per Enimed le entrate che arriverebbero col nuovo piano, nel periodo 2015-2018, sarebbero di 365 milioni di euro, contro i 97 milioni di euro in assenza d’investimenti.

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