Fondi depurazione, Renzi rottama Crocetta - QdS

Fondi depurazione, Renzi rottama Crocetta

Rosario Battiato

Fondi depurazione, Renzi rottama Crocetta

sabato 07 Febbraio 2015

Ancora una volta il governo nazionale in soccorso dell’ennesima incapacità della Regione. Ora tocca all’emergenza rifiuti. Il premier annuncia un commissario per la spesa di oltre un miliardo di fondi stanziati nel 2012

PALERMO – Anche per i depuratori siciliani si profila una soluzione gestita direttamente da Roma, così come verosimilmente accadrà per la questione rifiuti. Lo ha confermato ieri il premier Matteo Renzi che ha riconosciuto la presenza di oltre un miliardo stanziato dal Cipe nel 2012 per risolvere l’emergenza depurazione di diversi comuni siciliani a rischio infrazione Ue (due le procedure di infrazione comunitaria avviate contro l’Italia, la 2004/2034 e 2009/2034) per la violazione di alcuni articoli della direttiva 271 del 1991 a fronte di un avanzamento della spesa inferiore al 3%.
La rinascita dell’Isola potrebbe ripartire da Roma, visto che da queste parti è ancora tutto fermo a quasi tre anni dalla delibera Cipe del 30 aprile del 2012 (delibera n.60/2012) e a due dall’accordo di programma quadro per la depurazione delle acque reflue che è stato firmato nel gennaio del 2013 tra la Regione e i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture, proprio per evitare le sanzioni che pendono sui comuni siciliani che rappresentano il 52% di tutte le realtà a rischio infrazione d’Italia. La spesa, infatti, è attualmente ferma a 24 milioni di euro a fronte di 1,1 miliardi stanziati per 94 interventi complessivi che dovrebbero evitare almeno 600 milioni di sanzioni europee per mancate opere civili di depurazione, di cui 180 milioni per la sola Sicilia. Multe pronte a scattare già nel 2016.
Una situazione insostenibile per Renzi che ieri ha deciso di prendere in mano la questione che né Lombardo né Crocetta sono stati in grado di risolvere. “Ieri (giovedì, ndr) ho fatto una riunione sugli impianti di depurazione per la Sicilia: c’è più di un miliardo di euro tecnicamente fermo ed è ingiusto e inaccettabile. Il commissariamento è l’unica strada e ho chiesto di procedere rapidamente senza guardare in faccia nessuno”. I tempi sono strettissimi: già entro fine mese un commissario di governo per la gestione dei fondi e l’avvio delle opere. Del resto lo Sblocca Italia era stato un utile strumento per avvertire le amministrazioni regionali, in particolare quelle particolarmente pigre, che ormai non si dorme più.
A fornire l’appoggio tecnico alle dichiarazioni del premier ci ha pensato Erasmo D’Angelis, capo della struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, e uomo in prima linea nello “scongelamento” di fondi bloccati. “Si tratta di fondi – ha sottolineato D’Angelis – fuori da ogni patto di stabilità ma mai spesi, se non per una quota minima di circa 24 milioni”.
Nelle scorse settimane anche il QdS aveva fatto il punto sul fronte della spesa, ricevendo i dati direttamente dal dipartimento Acque che aveva certificato soltanto tredici decreti (78 milioni di euro) con le somme già impegnate anche se non tutti erano già operativi avendo, in alcuni casi, gli interventi in fase di affidamento. Proprio in quell’occasione venne approfondita la questione relativa alle responsabilità dell’attuale stato di spesa nel settore della depurazione. “Il dipartimento ha già posto in essere le procedure per la sostituzione del Comune di Acireale – ci avevano spiegato dal dipartimento – , già individuato soggetto attuatore per l’intervento ricadente nel proprio territorio, individuando il nuovo soggetto attuatore nel dipartimento regionale Tecnico della Regione siciliana. Inoltre sta predisponendo le diffide nei confronti dei soggetti attuatori che registrano ritardi nell’attuazione delle procedure finalizzate all’attuazione degli interventi”.
 

 
Grandi centri urbani con depurazione al minimo
 
PALERMO – A incidere in maniera particolarmente insidiosa negli equilibri depurativi dell’Isola sono proprio i grandi centri urbani. Nell’ultimo rapporto Ecosistema Urbano sulla qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, redatto da Legambiente con la collaborazione scientifica di Ambiente Italia ed editoriale de Il Sole 24 Ore, ben tre comuni capoluogo dell’Isola si sono piazzati nei piani più bassi della classifica della depurazione: Catania (24%), Messina (48%) e Palermo (49%). Un quadro drammatico che si conferma anche nel giudizio dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Isola nel suo ultimo rapporto sulla depurazione: “In Sicilia il sistema di depurazione delle acque reflue urbane è ancora sottodimensionato e non adeguatamente gestito rispetto alle reali esigenze territoriali”. Una conclusione che arriva da un controllo effettuato su 431 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, dei quali il 20% non risulta attivo e “per la maggior parte si tratta di agglomerati con un carico organico biodegradabile al di sotto di 10.000 abitanti equivalenti (A.E.)”.

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