"Nel 2014 stagnazione produttiva e flessione di investimenti e occupazione" - QdS

“Nel 2014 stagnazione produttiva e flessione di investimenti e occupazione”

Maria Rosaria Mina

“Nel 2014 stagnazione produttiva e flessione di investimenti e occupazione”

martedì 10 Febbraio 2015

Le stime della Fondazione Res spiegate da Adam Asmundo, responsabile delle analisi economiche dell’istituto di ricerca siciliano. Crescono i divari sociali e l’area della povertà e della deprivazione è ai massimi livelli nazionali

PALERMO – Il 2015 potrebbe essere l’anno della svolta per l’economia siciliana, o quanto meno un anno di transizione. Una possibilità fondata su timidi segnali di ripresa registrati a inizio dell’anno, dopo un 2014 nel corso del quale il Pil non ha subito variazioni.
Segnali in controtendenza pertanto rispetto al passato, in cui ha dominato una fase recessiva, iniziata nel 2007,e segnata da una caduta del Pil di oltre il 13%. È quanto emerge dal primo Rapporto del 2015 di analisi e previsioni dell’andamento dell’economia regionale curato dalla Fondazione Res, e presentato a Palermo da Adam Asmundo, responsabile delle analisi economiche della Fondazione, che proprio in merito alla questione, chiarisce: “l’economia siciliana stenta ad uscire dalla crisi.
 
A sette anni dal punto di massimo del precedente ciclo economico, le ultime stime della Fondazione Res segnalano che il 2014 è stato un anno di relativa stasi, nel quale alla stagnazione produttiva si è associata un’ulteriore flessione degli investimenti e dell’occupazione. E proprio l’andamento dell’occupazione e dei redditi complica il quadro sociale, caratterizzato da un ampliarsi di divari sociali e dell’area della povertà e della deprivazione, che hanno raggiunto i massimi livelli nazionali. Ad uno scenario così negativo tuttavia si contrappongono sottili e importanti segnali di cambiamento, provenienti dai territori e dal mondo delle imprese. Resiste infatti il livello della produzione agricola e resistono le imprese più sane e competitive”.
Scorrendo le pagine del rapporto, ciò che emerge è in primo luogo il fatto che il contesto socio- economico all’interno dei quali si intercettano segnali positivi, rimane pressocchè invariato, se non segnato da trend negativi: il tasso della disoccupazione dovrebbe confermarsi al 23%, con uno scarto di  ben 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale; valore che dovrebbe diminuire a partire dal 2016; nell’ultimo trimestre del 2014 le persone in cerca di occupazione sono aumentate dell’8,2%, mentre il 43,7% risultano inattivi, aumentati nel corso dell’anno del 2,6%.
 Ad oggi il tasso di occupazione  in Sicilia è del 38,3%, contro la media nazionale che raggiunge il 56%.
Segnali positivi, per quanto controversi, si registrano invece all’interno delle famiglie, con un lieve aumento dei consumi sia quelli alimentari (+0,4%), che nel settore abbigliamento (+0,5%), aumentano inoltre i consumi di alberghi e ristoranti (+0,6%), mobilio e arredamento (+0,1%), ricreazione e cultura (+0,4%). Si tratta comunque di segnali di reazione alla crisi, favoriti peraltro da un rallentamento dei prezzi.
I dati forniti dalla Banca d’Italia rilevano invece un rallentamento del mercato creditizio ed un aumento del 1,6% dei depositi delle famiglie e del 6,5% per le imprese.
Trend negativo per le esportazioni dirette ( -13,4%), mentre in netto rialzo alcuni settori industriali, come quello alimentare (+3,7%), tessile ed abbigliamento, (+77,5%, tale valore va considerato a partire da una base iniziale modesta) o ancora in aumento le esportazioni di metalli, (12,9) e di macchinari vari (+11%).
Secondo Adam Asmundo la chiave di volta per l’economia siciliana potrebbe rintracciarsi nel consolidarsi di dinamiche imprenditoriali virtualmente nuove rispetto alla vocazione del territorio: “In Sicilia sta emergendo una vivacità imprenditoriale, con un settore produttivo che non vuole solo insistere nella ricerca di nuova produttività, competitività e redditività, ma tende ad aprirsi coraggiosamente a nuove esperienze, e percorrendo nuove strade che potrebbero rivelarsi positivamente percorribili”.
Secondo Giuseppe Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia, intervenuto all’incontro, “occorrono con urgenza azioni radicali per invertire il tessuto che regola l’economia, per evitare che questi dati rimangano sulla carta. Tra le esigenze più immediate credo che ci sia l’accesso al credito.  La classe politica potrebbe affiancare le banche autorizzando all’uso diretto di cospicue risorse da parte dei Confidi, che sono peraltro già convenzionate con la Regione, ed attraverso le quali si innescherebbero i processi di  produttività”.

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