Scuola, studenti siciliani flop e si accentua il gap con il Nord - QdS

Scuola, studenti siciliani flop e si accentua il gap con il Nord

Michele Giuliano

Scuola, studenti siciliani flop e si accentua il gap con il Nord

domenica 22 Febbraio 2015

L’indagine statistica della Fondazione Res: influiscono anche le condizioni sociali ed economiche. Ai test invalsi sono risultati i peggiori d’Italia sia in matematica che in italiano

PALERMO – Livelli di apprendimento degli studenti delle scuole superiori siciliane nettamente più scadenti rispetto ai pari età degli istituti del Nord. E a far male in questa statistica non è soltanto il gap con i ragazzi del meridione ma il fatto che già l’Italia rispetto a molti altri Paesi europei sotto questa aspetto è indietro. Quindi gli studenti siciliani, a leggere queste fredde statistiche, si potrebbero collocare tra i peggiori d’Europa.
Lo dice a chiare lettere il “Rapporto 2014” della Fondazione Res, l’istituto di ricerca su economia e società in Sicilia. A queste considerazioni si è arrivati analizzando i risultati del test Invalsi, denominato anche prova nazionale, che sostanzialmente è una prova scritta che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado.
Nell’anno scolastico 2013/2014, il 44 per cento delle risposte degli studenti meridionali ai test di italiano nelle scuole medie è risultato errato. In Sicilia questa percentuale è arrivata al 46 per cento, a fronte di valori per il Nord del 35 per cento. Risultati ancor meno soddisfacenti si sono registrati per i test di matematica, con il 48 per cento di risposte scorrette degli alunni meridionali, il 49 per cento in Sicilia e il 39 per cento al Nord Italia. Divari simili si sono registrati per i giovani che frequentano le scuole superiori.
 
Al Sud, in particolare in Sicilia, sono due i fattori da prendere in considerazione: si tratta di fattori contestuali e di fattori cosiddetti d’agenzia. Ai primi risalgono quelli relativi al background familiare e alla situazione economica individuale, al contesto sociale esterno (come il tasso di disoccupazione o criminalità) o ancora alla localizzazione degli istituti scolastici, se in centro o in periferia. Dei secondi, invece, fanno parte i fattori interni alle scuole come la disponibilità delle aule, attrezzature o il ruolo di insegnanti e dirigenti, o esterni, quale la capacità di costruire reti di collaborazione con soggetti esterni.
Entrambi i fattori contribuiscono a creare un contesto sfavorevole all’apprendimento e all’inserimento dei giovani nella società circostante. A riprova di ciò, secondo la Fondazione Res, basti pensare che nel Mezzogiorno, il 40 per cento degli studenti con esiti negativi proviene da un retroterra più disagiato, percentuale che comunque non varia molto per gli studenti settentrionali e siciliani (circa il 35 per cento).
 
Tuttavia ciò che distingue in maniera significativa gli studenti siciliani e meridionali che hanno livelli di apprendimento più bassi è la loro più elevata concentrazione in alcune zone e scuole. Il 55 per cento degli studenti meridionali ed il 43 per cento di quelli siciliani con risultati meno soddisfacenti studiano in scuole con un’elevata presenza di studenti con retroterra familiare basso. Valori che si riducono al 34 per cento nel Nord e al 20 per cento nel Centro.
 
Di conseguenza, si viene a creare un effetto moltiplicatore che comporta diffusi fenomeni di segregazione territoriale ed in taluni casi di ghettizzazione, contribuendo ad acuire la discrasia tra le scuole di periferia e le scuole d’élite.
 


Pericolosa tendenza alla formazione di “classi ghetto”
 
Quindi il fenomeno che si sta verificando è la costituzione, sempre secondo la Fondazione Res, di vere e proprie classi “ghetto”, che impediscono il naturale processo di sviluppo psicofisico del singolo studente e intralciano il lavoro dei docenti. Non è un caso che anche la figura del docente sia oggetto di studio del rapporto della stessa Fondazione. Da questo aspetto emerge, infatti, che gli insegnanti siciliani esprimono un livello di insoddisfazione più elevato per gli istituti scolastici in cui lavorano e sono mediamente più assenti rispetto ai loro colleghi (i giorni medi di assenza per malattia sono 11 per gli insegnanti siciliani delle medie, e si riducono a 9 nel Mezzogiorno, 8 nel Centro e 7 nel Nord). Tali elementi contribuiscono ad un’elevata instabilità. A ciò si aggiunge un’età media più alta rispetto al resto d’Italia: nelle scuole medie meridionali il 33 per cento degli insegnanti ha almeno 55 anni, a fronte del 25 per cento nel Centro-Nord. Il contesto è reso ancora più complesso dalla presenza di strutture fatiscenti, obsolete e spesso inagibili: in Sicilia, soltanto il 10 per cento degli edifici adibiti ad istituti scolastici hanno ottenuto il certificato di agibilità nel 2013.

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