Cave, oneri certi e risanamento ambientale - QdS

Cave, oneri certi e risanamento ambientale

Rosario Battiato

Cave, oneri certi e risanamento ambientale

sabato 28 Febbraio 2015

Il ddl di riforma del sistema nell’Isola è stato approvato in commissione Attività produttive, adesso tocca all’Ars. In passato la Regione ha tentato di mettere mano a questo delicato settore produttivo, senza riuscire a sciogliere i complessi nodi che lo riguardano.

PALERMO – Soltanto un paio di settimane fa Custonaci aveva ospitato l’ultima assemblea del comparto marmifero trapanese, uno dei più importanti di Sicilia. Durante l’incontro c’erano stati vibranti appelli degli imprenditori del settore, che avevano richiesto di superare l’attuale situazione di incertezza che grava sul settore lapideo in materia di vincoli territoriali e oneri. Un segnale recepito proprio nei giorni scorsi, quando il ddl che dovrebbe rispondere proprio a queste esigenze è stato approvato in commissione Attività produttive all’Ars. Il percorso è ancora lungo per avere una nuova legge, ma il solco è tracciato e adesso la parola passa all’Aula.
Regole più chiare per gli operatori, entrate certe per la Regione, reimpiego delle somme nel recupero ambientale e nel settore lapideo. Messa in questi termini sembrerebbe proprio la panacea di tutti i mali del comparto, cioè una legge di sistema in grado di tappare tutti i vuoti ambientali e produttivi. Eppure prima dell’approvazione definitiva non si può cantare vittoria. In passato la Regione ha tentato di mettere mano a questo delicato settore produttivo, senza riuscire a sciogliere i complessi nodi che lo riguardano.
Il primo punto è l’aggiornamento del procedimento di calcolo del canone attraverso la sua semplificazione, secondo quanto si apprende da una nota di Girolamo Fazio, deputato regionale. Un passaggio che stabilisce la certezza di calcolo e quindi anche l’obiettivo di entrate altrettanto sicure per la Regione, evitando eventuali elusioni del pagamento del canone. “La nuova norma – ha spiegato Girolamo Fazio, proponente del ddl – dà una risposta definitiva al comparto e traccia la strada verso una semplificazione normativa che dovrebbe essere percorsa anche per altri settori produttivi”.
Rispetto al testo originario sono stati approvati alcuni sub emendamenti, che hanno modificato i parametri relativi alle tabelle per l’applicazione dei canoni, mantenendo intatto l’impianto semplificatorio della norma. Criteri che saranno legati alle dimensioni del bacino estrattivo e ai volumi estrattivi, dati già indicati all’atto della concessione, quindi già in possesso degli uffici regionali. I canoni saranno distribuiti tra il comune in cui ricade l’area di cava (60%) e la Regione (40% all’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità. Una parte degli introiti sarà destinata a opere di recupero ambientale e al recupero dei beni confiscati alla mafia ed alle organizzazioni criminali. Nel gettito destinato alla Regione si prevede che metà del ricavato sarà destinato a sostenere il comparto estrattivo attraverso studi e ricerche di settore, monitoraggio e vigilanza, potenziamento delle risorse umane assegnate all’assessorato per aumentare la sorveglianza, controllo e lotta all’abusivismo in campo estrattivo.
Quest’ultimo aspetto del controllo territoriale e del risanamento ambientale è particolarmente importante per sanare un sistema che negli ultimi anni è stato senza controllo. Gli ultimi dati Ispra attestano in Sicilia la presenza di 504 cave attive e ben 862 dismesse e/o abbandonate. Buchi sconosciuti che, in alcuni casi, sono diventati anche pericolose discariche illegali. Di recente la magistratura ha indagato sulla miniera abbandonata di Bosco Palo, in provincia di Caltanissetta, chiusa nel 1988.
 

 
Numeri del comparto. 10mila occupati e una produzione di 200 mln l’anno
 
PALERMO – Il comparto cave merita un’attenzione specifica e di sistema, se non altro per l’importante impatto produttivo che continua a rivestire nell’economia isolana: oltre un migliaio di addetti alle cave, 10mila considerando l’indotto, per una produzione di 200 milioni di euro. Da risolvere anche la questione canoni per la Regione e i comuni interessati: cifre certe da incassare anche per ripristinare i luoghi. Attualmente la Regione, da sabbia e ghiaia, ricava circa 200mila euro a fronte di un giro d’affari da 10 milioni di euro (dati Legambiente, Rapporto Cave 2014).
L’ultima riforma tentata risale al testo incardinato nella legge del 15 maggio 2013, n.9, ovvero la Legge di stabilità regionale, poi cancellata da un emendamento inserito nella manovra ter che di fatto introduceva nuovamente una tassazione fissa sulla superficie e sul quantitativo di materiale da estrarre autorizzato, bloccando il raddoppio fissato a partire dal 2014.
La vera novità risiede nel ddl di Fazio, che è stato trattato nella terza commissione nel mese di dicembre, prima di trovare la definitiva approvazione proprio nei giorni scorsi, e prevede la revisione della normativa della disciplina per il pagamento dei canoni di produzione delle cave.
 


“Troppe incertezze sul futuro delle attività”, determinanti le richieste di Confindustria Trapani
 
PALERMO – È stata la Confindustria del marmo di Trapani a mettere in chiaro le riforme necessarie per garantire il futuro del settore. In occasione dell’incontro di Custonaci dell’inizio di questo mese, è stato Vito Pellegrino, presidente della sezione trapanese degli industriali del settore lapideo, a ribadire che non possono essere più accettate “situazioni di incertezza che pregiudicano la pianificazione delle nostre attività, – ha riportato all’Italpress – gli investimenti e le politiche di espansione ed internazionalizzazione delle nostre produzioni apprezzate in tutto il mondo”.
Alla politica si richiedono “soluzioni concrete e precise in particolare per quanto riguarda il piano cave e gli oneri di estrazione e soprattutto un impegno a riconsiderare i molti vincoli che, a nostro avviso impropriamente, gravano su una area caratterizzata da un’attività che una specifica legge regionale, la numero 127 del 1980, ha riconosciuto di preminente interesse regionale e come tale da regolamentare per garantirne la valorizzazione in termini economici ed occupazionali”. I falliti tentativi del passato, sia sul fronte del piano cave che dei canoni di estrazione, non sembrano essere  di buon auspicio, ma i parlamentari regionali presenti all’incontro, tra cui lo stesso Fazio, hanno dato assicurazioni sull’impegno.

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