Tsipras ha vinto ma la Troika non molla - QdS

Tsipras ha vinto ma la Troika non molla

Carlo Alberto Tregua

Tsipras ha vinto ma la Troika non molla

sabato 28 Febbraio 2015

Ancora sette miliardi per quattro mesi

Il ministro dell’Economia greco,  Yanis Varoufakis, comunista doc, ha detto che non era più tollerabile il controllo della Troika (Ue, Fmi e Bce) sui conti della Repubblica Ellenica. Poi, di fronte alla cruda realtà, ha sostituito la sua pretesa, chiedendo di appellare la suddetta Troika con il termine Istituzioni: una grande vittoria!
Il primo ministro greco, Alexīs Tsipras, ha conseguito nelle recenti elezioni quasi la maggioranza dei seggi in Parlamento. Con una mossa furba, si è associato il partito di estrema destra Anel di Panos Kammenos (Greci indipendenti), che gli ha portato i deputati mancanti. Cosicché in Grecia c’è un governo di estrema sinistra associato all’estrema destra.
La carta di Salonicco, che prevedeva una serie di misure sociali, alcune giuste ed altre demagogiche, di fatto è stata accantonata, perché la dura realtà ha costretto Tsipras e Varoufakis a prendere atto che incombeva sul proprio Paese un’asfissia finanziaria. I due vertici sono stati costretti a chiedere sette miliardi alla Troika per evitare di andare in default.

La Troika ha concesso i sette miliardi richiesti per quattro mesi, a condizione che il governo greco facesse una serie di riforme e s’impegnasse ad adeguare il proprio bilancio per avere il via libera. E così è stato.
Andando ai fatti, è ripreso quel processo di risanamento delle finanze greche che passa attraverso un riequilibrio e l’inizio di una minima equità nella popolazione.
La ricchezza è concentrata nel 5 per cento dei cittadini. Una certa parte sopravvive, ma oltre la metà è in condizioni di povertà. Per cui s’impongono sacrifici a chi possiede cospicui patrimoni e qualche misura per sostenere i poveri. Non è accettabile il privilegio degli armatori greci che non pagano tasse, perché minacciano di portare le loro flotte in altri Paesi. Ma in altri Paesi si pagano le tasse.Quindi la minaccia è un bluff.
Giusto anche l’impegno che il governo greco ha assunto nei confronti della Troika di tassare i grandi patrimoni e di attivare finalmente una vera lotta all’evasione e, soprattutto, al contrabbando di carburanti e sigarette. è incredibile che in uno dei 28 Stati dell’Unione vi sia questa delinquenza diffusa. Il flusso dei carburanti è facilmente controllabile.
 

Fin dai tempi della dittatura dei colonnelli, gli squilibri economico-sociali ellenici sono risultati evidenti. Da allora i governi di Democrazia cristiana e socialisti hanno continuato a tollerare ruberie e iniquità.
Peggio ancora, hanno falsificato i conti dello Stato e, peggiore, hanno trasmesso tali conti falsi all’Unione europea che, dal canto suo, colpevolmente, non ha mai effettuato controlli.
Il tutto ha portato il debito pubblico greco a oltre 400 miliardi, di cui oltre 100 sono stati lacerati nella precedente manovra, danneggiando banche e cittadini di tutta Europa, ma ancora ne sono rimasti 300 da pagare.
Il rapporto deficit-Pil è del 175 per cento, con la conseguenza che nelle attuali condizioni la Grecia non potrà pagare quei 300 miliardi.
S’impone, pertanto, una rigorosa azione di politica economica che sostenga i cittadini più poveri, che metta in moto un processo di crescita e, quindi, di occupazione senza di che quel Paese continuerà a restare sull’orlo del baratro, rischiando di cadere nel burrone ogni momento.

La Troika, dunque, manterrà una vigilanza stretta sul comportamento del governo greco, tanto è vero che i suoi ispettori continuano a restare in Atene, condizione senza la quale l’ulteriore prestito prima indicato non sarebbe stato concesso.
Quel Paese ha tradizioni culturali immense, anche se non produce manufatti. La sua vera ricchezza è il turismo, la capacità di ospitare gli stranieri e di offrire loro buoni servizi.
Senza volere fare paragoni inutili, la situazione greca è come quella della Sicilia, ricca di tante meraviglie, ma in cui i siciliani sono poveri, per effetto di un’altrettanta scadente classe politica e burocratica che l’ha rovinata.
Emarginati i politicastri democristiani e socialisti, la svolta di Tsipras – un giovane ingegnere con le idee chiare, ma con il difetto di proclamarsi di sinistra estrema e non riformista – è una scommessa che va sostenuta a livello internazionale. Se egli seguirà l’esempio di Matteo Renzi, facendo una serie di riforme contro i privilegiati, avrà buone chances di riportare il suo Paese sulla retta via.

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