Per il Piano regionale delle Cave si attende ormai da 30 anni - QdS

Per il Piano regionale delle Cave si attende ormai da 30 anni

Michele Giuliano

Per il Piano regionale delle Cave si attende ormai da 30 anni

venerdì 23 Ottobre 2009

Da qualche giorno si è insediato il Consiglio regionale delle miniere, ora bisogna approvare lo strumento. Intanto le imprese del marmo perdono fatturato: a rischio 3.500 lavoratori

PALERMO – La corsa contro il tempo è cominciata ma l’assessore regionale all’Industria, Marco Venturi, sembra abbia iniziato la sua personalissima sfida. Quella di esponente del governo regionale che si è oramai pubblicamente sbilanciato prendendo l’impegno di varare il Piano Cave entro la fine di quest’anno.
Tanto è bastato per far rientrare dallo stato di agitazione i vari imprenditori del marmo pronti a protestare ancora una volta per la lentezza con la quale la Regione sta procedendo nel redigere il nuovo Piano.
Appare però impresa ardua per Venturi riuscire a mantenere l’impegno perché soltanto da qualche giorno ha nominato i componenti del Consiglio regionale delle miniere, che resterà in carica per il triennio 2009-2012. Ne fanno parte l’avvocato Sofia Lamesa (presidente), Nicola Gullo (esperto in discipline giuridiche), Giuseppe Marino (esperto in discipline geologiche e minerarie), Carlo Cassaniti (esperto in discipline geologiche e minerarie), Salvatore Iozzia (rappresentante degli Industriali del settore minerario), ingegnere Alfredo Caputo (rappresentante degli ingegneri minerari), perito industriale Gianluca Gattuso (rappresentante dei periti minerari). Sono membri di diritto Nicola Vernuccio (dirigente generale del dipartimento regionale Industria e delle miniere), Rossana Interlandi (dirigente generale del dipartimento regionale Territorio e Ambiente), Enzo Emanuele (dirigente generale ad interim del dipartimento regionale dei Beni culturali e ambientali, dell’educazione permanente e dell’arte contemporanea), Michele Gerbino (geologo iscritto all’ordine regionale dei geologi di Sicilia).
Una squadra di esperti del settore che però vorranno i loro tempi per completare analisi, studi e quanto altro servirà per raggiungere l’approvazione del nuovo importantissimo strumento. Intanto le imprese del marmo parlano di una perdita di fatturato che di conseguenza comporta anche un assottigliarsi di ricavi che potrebbe portare ad un’ondata di licenziamenti stimata dai sindacati in 3 mila e 500 lavoratori del settore che rischiano il posto.
Il piano cave oramai manca da trent’anni: senza di esso sono di fatto bloccate le attività estrattive e le cave rischiano di fermarsi del tutto da un giorno all’altro. Il Piano regionale serve in pratica per individuare zone per i materiali di scarto dalla lavorazione dei materiali lapidei, materiali che sono quantitativamente maggiori rispetto a quelli derivanti dal settore dell’edilizia. Per quanto riguarda in particolare l’area del trapanese, il terzo bacino più importante d’Italia e quello che rappresenta la totalità della produzione siciliana, le criticità sono determinate dalla presenza di stirene nella marmettola.
Inutile dire che senza aree di smaltimento le industrie del settore o creano discariche abusive oppure fermano la propria attività. Di fatto però l’impresa non ha al momento prospettive e non può investire non sapendo di fatto quando effettivamente entrerà in vigore il piano cave ed in che termini. E l’obiettivo a breve termine di fine anno sembra obiettivamente difficile da centrare.
 

 
L’assessore Venturi: “Il Consiglio delle miniere subito al lavoro”
 
L’assessore all’Industria però preferisce guardare avanti e andare avanti per la sua strada, tenendo presente l’impegno preso di portare a compimento il Piano Cave entro la fine dell’anno. “Il consiglio regionale delle miniere potrà formalmente insediarsi – spiega Venturi – poiché è composto per i due terzi. I rappresentanti dei lavoratori minerari saranno nominati non appena perverranno da parte dei sindacati i nominativi dei lavoratori”. Uno dei primi incarichi che il Consiglio delle miniere dovrà urgentemente portare avanti sarà per l’appunto l’approvazione del Piano cave: “Uno strumento importante di cui la Sicilia non si è mai dotata. Grazie a questo infatti si potrà regolamentare un settore importante dell’industria siciliana poiché – spiega ancora l’assessore regionale – si avrà contezza di tutte le attività estrattive siciliane, non solo per quanto riguarda le cave di materiale lapideo ma anche nel settore minerario, dei metalli, dei siti per l’estrazione del petrolio e dei minerali preziosi”. La burocrazia di fatto oggi frena la crescita del settore che anzi, nonostante la qualità del prodotto, rischia di scomparire. Numeri alla mano la lavorazione del marmo costituisce il 20 per cento dell’intera economia provinciale a Trapani.

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