Carceri, rientra l’emergenza ma persistono le criticità - QdS

Carceri, rientra l’emergenza ma persistono le criticità

Patrizia Penna

Carceri, rientra l’emergenza ma persistono le criticità

giovedì 05 Marzo 2015

Al 31 gennaio 2015 gli istituti penitenziari siciliani contano 5.919 detenuti (dati ministero Giustizia). Salvo Fleres, già Garante dei Detenuti: “Con i numeri ufficiali bisogna essere cauti”

PALERMO – In Italia, dopo il diritto all’equo processo, è la seconda motivazione più ricorrente dei ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo: stiamo parlando del sovraffollamento delle carceri, un problema particolarmente sentito dal Quotidiano di Sicilia che ha affrontato spesso l’argomento, denunciando puntualmente i casi più gravi in cui la violazione dei più elementari diritti dei detenuti è sfociata nel dramma. Oggi, al netto di qualche episodio più o meno sporadico, lo scenario sembra profondamente mutato e a dircelo sono i numeri del ministero della Giustizia che fotografa lo stato degli istituti penitenziari del nostro paese al 31 gennaio 2015. Un’emergenza che sembra rientrata e che sembra essere stata scongiurata dal tanto discusso decreto svuotacarceri che l’allora ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, definì “uno strumento di grande civiltà giuridica” e che ha scongiurato il rischio per il nostro Paese di vedere accolti proprio dalla Corte di Strasburgo una pioggia di ricorsi a suo carico.
Nel caso specifico della nostra Isola, il numero dei detenuti è attualmente di 5.919 (di cui 126 donne e 1.150 stranieri). Si tratta di cifre che rientrano perfettamente nella capienza regolamentare che per i 23 istituti penitenziari isolani, si attesta a 5.927. Ben altri erano i contorni del dramma sovraffollamento nel marzo 2013, ad esempio, quando i detenuti “di troppo” erano ben 1.522.
I numeri sembrano confermare che il provvedimento legislativo in questione si sia rivelato efficace. E’ così?
Lo abbiamo chiesto a Salvo Fleres, già Garante dei diritti dei Detenuti per la Sicilia.
“La favola della capienza regolamentare e della capienza effettiva è nota da tempo e ormai non ci crede neppure chi la racconta. Il DAP fornisce dati “accomodati” che spesso non tengono conto di reparti chiusi o inagibili. E poi, il problema del sovraffollamento è solo uno dei tanti, forse persino il meno grave. La verità si può desumere soltanto se si prende in considerazione il numero delle celle effettive ed il numero dei reclusi per ciascuna cella. Dunque, sulle cifre ufficiali ci andrei molto cauto. Così come sarei cauto sul reale rispetto dell’articolo 27 della Costituzione in tema di recupero e reinserimento. La verità è che in Sicilia non c’è il Garante e non c’è proprio perché diceva queste cose, denunciava le direzioni delle carceri che violavano la legge, gli ospedali che non facevano il loro dovere e persino i magistrati, troppo frettolosi nell’archiviazione dei casi di violenza o di suicidio dietro le sbarre. Insomma ero e sarei molto scomodo, soprattutto per chi è abituato alla vita comoda.
 
Chi non ha provveduto a rinnovare il Garante, o a nominarne un altro con altrettanta indipendenza e anche con un poco di coraggio, dati i potenti ed intoccabili interlocutori istituzionali, ha la responsabilità morale e politica del disastro della vita nelle carceri dell’Isola, delle inadempienze, delle violenze e dei suicidi ma ha la responsabilità, sopratutto, di aver rimesso i reclusi nelle mani della criminalità organizzata, unico loro interlocutore, dato che le istituzioni si sono dati, è il caso di dirlo, alla latitanza”.
 


Garante Detenuti. Vacatio ingiustificata e paradossale
 
La Carta di Milano, uno dei documenti di deontologia giornalistica più recenti, ne fa il punto di riferimento irrinunciabile nel rapporto tra informazione e mondo delle carceri: parliamo del Garante dei Detenuti, una figura di tutela e garanzia dei diritti fondamentali dei detenuti, i quali prima ancora che autori di reati, devono essere visti come persone da salvaguardare poiché si trovano in una difficile fase che è quella del progressivo reinserimento nella società.
La Sicilia, che è stata tra le prime regioni d’Italia ad introdurre tale figura, oggi ne è sprovvista. La vacatio si registra dall’agosto 2013, ovvero da quando è scaduto il mandato di Salvo Fleres. La nomina, sulla base della legge regionale n. 5/2005, spetta al presidente della Regione, Rosario Crocetta, ma al momento tutto tace. Pur avendo confermato la sua disponibilità a proseguire l’incarico, Fleres non è mai riuscito ad aprire un dialogo con il governatore Crocetta. Oltre che un passo indietro nella tutela della dignità umana dei reclusi, questo silenzio disattende il decreto svuotacarceri (convertito in L n. 10/2014) che all’art. 37 istituisce la figura del Garante nazionale il cui compito è quello di dialogare con quelli territoriali.

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