In Sicilia sono in aumento le pompe di benzina bianche - QdS

In Sicilia sono in aumento le pompe di benzina bianche

Michele Giuliano

In Sicilia sono in aumento le pompe di benzina bianche

giovedì 05 Marzo 2015

Sempre più impianti nell’Isola e il trend cresce anche nel resto d’Italia coprendo il 17% del mercato. I prezzi del carburante rimangono alti, sfiorando in media 1,56 euro al litro

PALERMO – Per una volta la Sicilia non è indietro in Italia. Certo, neanche avanti, ma quanto meno sta nella media. Parliamo delle statistiche inerenti al numero di pompe bianche che sono in attività, impianti di distribuzione di carburante che non sono sotto alcuna sigla di compagnie petrolifere e quindi offrono l’oro nero a prezzi molto bassi. Lo rivela il “dossier carburanti” di Staffetta Quotidiana, strumento di informazione delle fonti di energia.
 
Un dossier che elabora i dati dell’Osservatorio prezzi carburanti del ministero dello Sviluppo economico su oltre 20mila punti vendita e che consente di tracciare per la prima volta una mappa dettagliata e accurata della diffusione delle pompe bianche nelle diverse regioni. Se in Italia in tutto ci sono 3.395 pompe bianche, in Sicilia ne troviamo 266 su un totale di 1.565 punti vendita. Numero pari al 17 per cento del totale nazionale, in perfetta media italiana. Una Sicilia che in questo modo occupa l’ottavo posto tra le regioni che posseggono più pompe bianche in proporzione ovviamente all’ampiezza del territorio.
Eppure se da una parte si può guardare con un certo ottimismo a questo dato, c’è il rovescio della medaglia che è tutt’altro che apprezzabile. Ci stiamo riferendo invece ai prezzi praticati che restano invece tra i più alti d’Italia. I prezzi medi del diesel self oscillano qualche punto superiore a un euro e 46 centesimi al litro, e in questo caso solo 5 regioni sono più care della Sicilia; se si va a vedere invece il prezzo medio della benzina verde si sfiorano quasi 1,56 euro al litro, ed in questo caso superano questa cifra soltanto 7 regioni in Italia. Segno sconfortante quindi peri consumatori che guardano quasi con invidia a una regione come il Veneto che non solo ha la quota più alta di pompe bianche in Italia, pari al 32 per cento del totale nazionale, ma pratica i prezzi più bassi in assoluto: 1,41 euro al litro per diesel e 1,49 per la benzina, cioè da 5 a 7 centesimi in meno al litro rispetto alla Sicilia.
In questi giorni si torna poi a palrare di una nuova impennata dei prezzi del carburante che, come al solito, fa indignare le associazioni dei consumatori che però restano impotenti di fronte alle lobby di questo mercato. Proprio secondo le rilevazioni di Staffetta Quotidiana recentemente sono stati aumentati i prezzi consigliati da diverse compagnie, e si va da 2 a 1,4 centesimi al litro. Per i consumatori non sono aumenti giustificabili. “Gli aumenti sulla rete italiana dei carburanti verificatisi in questi giorni – afferma Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori – non trovano giustificazione alcuna e sono inaccettabili.
Come al solito è bastato un solo giorno di aumento del prezzo del petrolio sui mercati internazionali perché immediatamente le compagnie ritoccassero al rialzo i prezzi dei carburanti”. Per Dona “la differenza di prezzo rispetto alle compagnie no-logo italiane così come lo stacco rispetto alla media europea dimostrano, in realtà, che ci sono ancora margini per ridurre il prezzo dei carburanti”.
 


Le associazioni chiedono la cancellazione delle accise
 
E con i nuovo ritocchi all’insù ecco puntuale scattare l’ennesimo ritornello che riguarda il peso delle tasse su ogni litro di benzina che davvero è insopportabile. “In questi ultimi tempi abbiamo assistito alla discesa dei prezzi dei carburanti – sostiene Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum -. Una notizia positiva, soprattutto per quei consumatori, e non sono pochi, che utilizzano l’auto per raggiungere il proprio posto di lavoro”. Ma secondo il massimo rappresentante dell’organizzazione di categoria discesa dei prezzi potrebbe essere ben più ripida, almeno un 50 per cento in più, se solo fosse accompagnata dalla cancellazione delle accise più obsolete, come quelle della guerra in Abissinia o del Vajont. “La loro eliminazione – aggiunge Giordano – comporterebbe un discreto recupero del potere d’acquisto alle famiglie. Chiediamo con forza al governo nazionale di adottare questa misura e chiediamo altresì di sapere per quali scopi vengano impiegati i soldi versati dagli automobilisti. La conoscenza delle finalità a cui vengono destinati tali accise costituiscono un diritto del consumatore”.

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