Giustizia lenta, in Sicilia costa 4 mln di euro - QdS

Giustizia lenta, in Sicilia costa 4 mln di euro

Serena Giovanna Grasso

Giustizia lenta, in Sicilia costa 4 mln di euro

martedì 17 Marzo 2015

I dati dei quattro distretti delle Corti d’Appello dell’Isola nel periodo compreso tra il primo luglio 2013 e il 30 giugno 2014. 834 procedimenti pendenti per equa riparazione, ridotti ad un terzo rispetto all’anno scorso, ma ancora troppi

PALERMO – Un altro anno giudiziario ci siamo lasciati alle spalle e tutto continua a tacere. Il costo della mala Giustizia grava ancora come un macigno sull’Erario: circa 4 milioni e 170 mila euro è l’importo da risarcire per gli 834 procedimenti di equa riparazione pendenti rilevati nei quattro distretti delle Corti d’appello siciliane, calcolati ipotizzando per ciascuno di essi un risarcimento di 1.500 euro per ogni anno e almeno tre anni di ritardo per ogni caso.
Estremamente blandi sono stati gli effetti prodotti dai tentativi normativi di intervento. Da ultimo citiamo la legge n. 134 del 7 agosto 2012 che ha stabilito per le nuove controversie insinuate a partire dall’11 settembre 2012 l’impossibilità di avanzare domanda di equa riparazione durante la pendenza del procedimento presupposto ed ha ammesso la possibilità di tutela dei cittadini dalle lungaggini processuali solamente entro il termine di sei mesi a decorrere dalla data di definitività della pronuncia. La suddetta ha riformato la Legge 89/2001, cosiddetta Legge Pinto, che a sua volta aveva previsto il diritto di chiedere un’equa riparazione per il danno subìto per l’irragionevole durata di un processo: si intenda per ragionevole durata dei processi tre anni per il primo grado, due per il secondo ed uno per la Cassazione.
Entrando nel merito degli 834 procedimenti di equa riparazione pendenti al 30 giugno 2014, per quel che inerisce l’anno giudiziario di riferimento primo luglio 2013 – 30 giugno 2014, la dislocazione evidenziata nelle relazioni di inaugurazione dell’anno giudiziario è la seguente: 646 a Caltanissetta, 118 a Messina, 69 a Catania e solamente 1 a Palermo.
Nonostante le perduranti criticità del fenomeno, non sono affatto da trascurare le sensibili riduzioni registrate rispetto allo scorso anno: complessivamente si parlava di 2.425 procedimenti di equa riparazione pendenti, di cui 1.909 situati a Caltanissetta, 500 a Messina, 15 a Catania ed ancora una volta 1 a Palermo, ammontanti a 12 milioni di euro di indennizzi, quasi il triplo della situazione odierna.
Leggiamo nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario, stilata da Giuseppe Aliosio, procuratore regionale della Corte dei conti, che nel 2014 “sono stati acquisiti 749 decreti delle Corti d’appello (n. 553 nel 2013); di questi 449 hanno riguardato violazioni del termine verificatesi presso il giudice ordinario, 300 presso il giudice amministrativo e la Corte dei conti per i giudizi pensionistici. Nel corso dell’anno […] sono state aperte 29 istruttorie. […] Infine, la Sezione giurisdizionale ha emesso 3 sentenze di condanna nei confronti di tre curatori fallimentari ritenuti responsabili dell’eccessiva durata di altrettante procedure fallimentari”.
Relativamente al prospetto delineato nel distretto della Corte d’appello di Messina, rispetto alla nuova normativa sopra citata si sono avute nel periodo di riferimento 417 sopravvenienze, mentre sono stati definiti un più alto numero di procedimenti pari a 799, con un elevato tasso di smaltimento pari al 76%. Si avverte una sostanziale riduzione di iscrizioni di ricorsi di equa riparazione, come si legge all’interno della relazione, probabilmente dovuta all’effetto della mutata disciplina di sostanza e di rito. Estremamente positivi sono dunque i risultati conseguiti, nonostante le assenze prolungate di due consiglieri scontate dalla Sezione penale e la scopertura del posto di presidente di sezione della Corte d’Assise per trasferimento del magistrato e il recente pensionamento del presidente della Sezione.
Anche rispetto alla situazione rilevata nel distretto della Corte d’appello di Caltanissetta, vi è una sensibile riduzione delle nuove sopravvenienze, passate a 542 contro le 965 dell’anno precedente, con una riduzione percentuale del 44%. Il presidente della Corte d’appello, Salvatore Cardinale, rintraccia principalmente in due fattori la ragione di una tale considerevole riduzione: “Innanzitutto, la continuazione del programma straordinario di definizione delle cause più datate che ha coinvolto tutti i consiglieri della Sezione unica civile e, in varia misura, il consigliere a latere della Corte di Assise di appello; poi la notevole riduzione della sopravvenienza quale effetto delle modifiche legislative apportate dall’art.55 della legge 7/8/2012 n.134 che, a decorrere dall’11/9/2012 e con riferimento esclusivo alle nuove controversie, non consente di avanzare domanda di equa riparazione durante la pendenza del procedimento presupposto e ammette la possibilità di agire solamente entro il termine di sei mesi a decorrere dalla data di definitività della pronuncia.”
Se in questa sede ci siamo occupati della sostanziale riduzione dei procedimenti di equa riparazione, rinviamo a domani l’appuntamento che analizza l’andamento tendenzialmente inverso del gratuito patrocinio.
 


Corte d’Appello di Caltanissetta: “Investire risorse in tecnologie piuttosto che spenderle per indennizzi”

Ma se da una parte il presidente della Corte d’appello di Caltanissetta elenca i fattori positivi che hanno consentito l’insorgenza di un minor numero di iscrizioni di ricorsi di equa riparazione, d’altra parte rimarca le criticità tutt’ora esistenti con queste parole: “La modifica della legge Pinto varata con la legge 7/8/2012 n.134, pur incidendo sulla riduzione della sopravvenienza, non ha risolto, per le cause già iscritte a ruolo escluse dalla novella legislativa, i problemi denunciati negli anni passati. In particolare, non ha eliminato l’intasamento dei ruoli d’udienza dedicati a tale settore del contenzioso né ha evitato gli allungamenti dei tempi di definizione delle controversie ordinarie, costrette a cedere il passo ai tempi più brevi imposti dalla normativa e dalla Cedu per lo smaltimento dell’altra tipologia di affari”. Inoltre, rinnova anche quest’anno l’invito al Governo ad investire le risorse destinate agli indennizzi in personale e tecnologia, così da assicurare un’effettiva durata ragionevole dei processi.

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