PALERMO – Significativa contrazione sia dei ricorsi che degli appelli pervenuti, nel 2014: rispettivamente 29.298 e 8.012 a fronte dei 33.755 e 8.318 nel 2013. Diminuiscono inoltre le controversie pendenti presso le Commissioni provinciali: a distanza di un anno dalla fine del 2013 sono passate da 168.154 a 148.281; mentre il numero delle controversie pendenti è aumentato sia presso la sede centrale di Palermo, che presso le sedi distaccate, passando da 25.386 a 28.602. Tali dati sono emersi nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario 2015, che si è svolta a Palermo, presso l’Aula Magna della Facoltà della Scuola delle Scienze Giuridiche ed Economico-Sociali.
Dalla relazione sull’andamento del contenzioso del 2014, esposta da Giovanni Battista Macrì, presidente della Commissione Tributaria Regionale della Sicilia, si chiarisce inoltre che proprio i giudizi in primo grado sono favorevoli al contribuente per il 46,3% dei casi. Un dato peraltro sostanzialmente riconfermato rispetto al 2013, tenuto conto che ha subito solo una lieve riduzione.
In appello invece la percentuale scende al 42,6%, a fronte di un risultato favorevole all’ufficio nel 45,4% dei casi. Lo stesso Macrì nella relazione chiarisce che “tale dato riflette evidentemente il fatto che a ricorrere in primo grado è la parte privata, mentre in appello l’iniziativa proviene anche dall’amministrazione, rimasta soccombente in prime cure”.
Costante si è mantenuto il rapporto tra controversie attinenti a tributi erariali e quelli concernenti i tributi locali. Si conferma il divario tra le controversie pervenute alla sezione staccata di Catania e quelle pervenute alla sede centrale di Palermo della Commissione regionale, che ha un numero più che doppio di sezioni operanti.
Le risultanze esposte danno ragione della difficoltà di procedere ad una significativa riduzione dell’arretrato, anche per la difficoltà incontrata dai nuovi giudici professionali a conciliare il carico di lavoro e la presenza alle udienze, con le attività proprie delle giurisdizioni di provenienza.
A fronte dei 8.012 appelli pervenuti, ne risultano definiti 4.457, con un calo nella definizione, rispetto all’anno precedente, di circa il 10%. Presso le Commissioni Provinciali, a fronte di 29.298 ricorsi pervenuti, si segnalano 44.834 ricorsi definiti, con un incremento di definizione, rispetto all’anno precedente di circa 300 controversie.
Al livello sempre elevato di ricorsi proposti per violazioni formali, specie nei confronti dei concessionari della riscossione si aggiungono le difficoltà di pagamento proprie di questo periodo, con richieste di dilazioni, sospensioni e rinvii, che appesantiscono inevitabilmente le procedure.
Le considerazioni del Garante del contribuente per la Sicilia
Al riguardo interessanti sono le considerazioni avanzate dal Garante del Contribuente per la Sicilia, Salvatore Forastieri, il quale, a tal proposito, osserva che occorre mettere il cittadino nelle condizioni di poter adempiere ai propri obblighi in modo semplice e chiaro.
Sotto il profilo di un miglior funzionamento della Giustizia Tributaria, il presidente Macrì, proprio nella sua relazione, evidenzia inoltre la necessità di una riforma, e sottrarre le Commissioni Tributarie alla dipendenza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, poiché retaggio di un antico assetto amministrativo delle Commissioni, peraltro inconciliabile con la giurisdizione.
Ed in tal senso aggiunge: “Sono convinto che questa sia la strada da battere; che il compito degli organi di giustizia tributaria sia fondamentale per la crescita del rapporto tra cittadino e fisco; che la giustizia tributaria possa ampiamente contribuire a rendere il comune cittadino consapevole della essenzialità, per lo sviluppo della società, per gli investimenti nelle infrastrutture e nei servizi, della raccolta delle risorse attraverso la fiscalità; che possa contribuire a sfatare l’immagine del fisco come un predatore; che possa contribuire a rendere il cittadino consapevole che ad una fiscalità equa si perviene solo emarginando i c.d. “furbi” che non sottraggano solo risorse allo Stato, ma che la sottraggano al cittadino onesto perché usufruiscono dei servizi profittando del contributo degli onesti”.