L’Italia a piccoli passi nell’anticorruzione - QdS

L’Italia a piccoli passi nell’anticorruzione

Liliana Rosano

L’Italia a piccoli passi nell’anticorruzione

mercoledì 18 Marzo 2015

Valutazione della Presidenza italiana del Semestre europeo a cura di Trasparency International. Troppi limiti all’accesso ai registri di titolari effettivi di società e trust

Non c’è dubbio che di passi avanti ne sono stati fatti, ma non mancano le criticità. Questo il giudizio di sintesi di Transparency International Italia e Transparency International EU Office, che hanno presentato, presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione, in collaborazione con Anac e Consiglio Italiano del Movimento Europeo, la valutazione (scorecard) della Presidenza Italiana del Semestre Europeo, in termini di trasparenza ed impegno sui temi anticorruzione.
La scorecard valuta la trasparenza e la responsabilità della Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea (Consiglio UE) e l’impegno nella lotta alla corruzione degli Stati membri del Consiglio UE. La valutazione viene condotta su una selezione delle tematiche principali in tema di anti-corruzione nel corso di ogni Presidenza.
Alla vigilia della discussione al Senato del Disegno di Legge Anticorruzione che prevede miglioramenti alla Legge 190 del 2012, la score card mette in evidenza un impegno apprezzabile del Governo Italiano su questi temi, anche se con alcuni ritardi e lacune. Il report di valutazione della Presidenza italiana ha messo in evidenza come la Presidenza sia stata orientata alla comunicazione verso i cittadini con mezzi interattivi e dinamici e iniziative ad hoc per il coinvolgimento dei giovani e degli stakeholder, un po’ meno comunicativa sul lato della trasparenza delle spese, nonostante 25 milioni di euro di risparmi stimati, a fronte di una spesa effettiva finale di 30 milioni (la metà circa dei soldi spesi dalle precedenti Presidenze della Grecia e della Lituania, che ammontano rispettivamente a 50 e 62 milioni di euro).
Alcune incoerenze informative sono da attribuire alla divisione delle responsabilità sulla Presidenza a due diversi organi istituzionali.
La scorecard valuta anche l’impegno della Presidenza su alcune tematiche anticorruzione, rispetto alle quali gli sforzi della Presidenza Italiana si sono rilevati particolarmente positivi, tanto più perché in controtendenza rispetto alla posizione di molti altri Stati membri.

Quarta direttiva Antiriciclaggio
E’ quanto accaduto ad esempio con la Quarta Direttiva Antiriciclaggio, approvata a dicembre, in cui la richiesta di Transparency International di pubblicare registri dei titolari effettivi di società e trust è stata solo in parte soddisfatta: l’attuale normativa prevede infatti l’istituzione di registri centralizzati accessibili dalle autorità giudiziarie e governative, ma con un accessibilità al pubblico solo parziale e per un interesse legittimo. Il direttore di Transparency International EU Office Carl Dolan ha dichiarato: “Chiediamo al governo italiano e agli altri governi nazionali di andare oltre lo standard fissato dalla direttiva europea, garantendo un completo accesso al pubblico”.

Sul Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP) l’Italia ha contribuito attivamente a rendere pubblico il mandato dei negoziati, anche se non è stata discussa la proposta di Transparency International di includere nel trattato un capitolo specifico sull’anticorruzione.
Inoltre, il Consiglio non è riuscito a diffondere pubblicamente i documenti delle riunioni del gruppo di lavoro competente (Comitato della Politica Commerciale).
Infine sotto la Presidenza Italiana il progetto di istituzione di una Procura Europea (EPPO) ha fatto molti passi avanti, nonostante la netta opposizione di alcuni Stati Membri e la mancanza di un compromesso sui margini di intervento del Procuratore (Direttiva PIF). L’EPPO è un’istituzione quanto mai indispensabile per i bilanci dell’UE considerando che avrebbe l’incarico di affrontare i numerosi casi di frode fiscale e corruzione a danno dell’Unione Europea.
Transparency International (TI) è un’organizzazione internazionale non governativa che si occupa della corruzione, non solo politica. TI è stata fondata nel maggio del 1993 a Berlino, dove attualmente si trova la sede centrale, su iniziativa di Peter Eigen, direttore di una sezione della Banca Mondiale. Altri fondatori sono Hansjörg Elshorst, Joe Githongo, Fritz Heimann, Michael Hershman, Kamal Hossain, Dolores L. Español, George Moody Stuart, Jerry Parfitt, Jeremy Pope e Frank Vogl[1][2][3].
Nel 1995 TI ha sviluppato l’Indice di corruzione – Corruption Perceptions Index (Cpi), una lista comparativa della corruzione in tutto il mondo che viene aggiornata e pubblicata ogni anno.
Il Cpi classifica le nazioni con il maggior indice di corruzione basando i propri dati sulle interviste fatte agli imprenditori. L’Italia nel 2010 è al 67° posto su 178 Paesi per indice di corruzione percepita.

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