La raccolta differenziata "porta a porta" a Palermo costa il 50% in più dell’indifferenziata - QdS

La raccolta differenziata “porta a porta” a Palermo costa il 50% in più dell’indifferenziata

Rosario Battiato

La raccolta differenziata “porta a porta” a Palermo costa il 50% in più dell’indifferenziata

martedì 31 Marzo 2015

Il Comune capoluogo giustifica ritardi del servizio e numeri bassisimi. Poi attacca la Regione: “Non si è ancora dotata di un Piano dei rifiuti”. Spiega l’Ispra: “La crescita della rd e il riciclo diminuiscono significativamente il costo totale pro capite”

PALERMO – Differenziare costa di più, almeno all’inizio del processo, eppure permette l’avvio di economie di scala che altrimenti sarebbero impensabili. L’esperienza del comune di Palermo, che nei giorni scorsi ha diffuso una nota in cui precisa le difficoltà economiche nella realizzazione del porta a porta per avviare la raccolta differenziata, racconta la difficile partenza per avviare un sistema di smaltimento dei rifiuti all’avanguardia.
“L’amministrazione comunale, pur consapevole della necessità di incrementare la percentuale di raccolta differenziata, con riferimento ai costi sottolinea che da uno studio di Federambiente, si evince che il costo per tonnellata della raccolta indifferenziata è, in media, pari al 50 per cento del costo per la raccolta differenziata”.
L’apertura della nota diramata dal comune di Palermo ha un obiettivo preciso: giustificare i ritardi del porta a porta e i numeri bassissimi della rd cittadina. Non può essere considerato un documento affidabile dal punto di vista della gestione dei rifiuti e ve ne spieghiamo i motivi.
I costi della differenziata, almeno nel lungo periodo, sono destinati a diminuire e lo spiega benissimo l’Ispra che nel 2013 ha effettuato l’analisi sulla relazione esistente tra il costo totale di gestione del rifiuto urbano e il trattamento a cui questo viene avviato. Dai risultati dei 317 comuni a livello nazionale analizzati dall’Istituto si scopre “che, per tutte le classi di popolazione analizzate, all’aumentare della percentuale di raccolta differenziata, al quale è legata una diminuzione importante della quantità di rifiuti pro capite smaltiti in discarica e un aumento generale della percentuale di rifiuti avviati al trattamento meccanico-biologico, diminuisce significativamente il costo totale pro capite annuo”.
E i vantaggi crescono con l’aumentare della quota di differenziata e con l’ampliarsi delle tipologie di recupero.
Qualche esempio? Con un raccolta del 60% un comune con popolazione fino a 5.000 abitanti può far passare il costo totale pro capite annuo da 171,65 a 116,38 euro/abitante per anno. Nei comuni da 10 a 50mila abitanti il costo decresce da 205,37 a 148,30 euro/abitante per anno. Per i comuni con popolazione superiore a 150 mila abitanti, il cui campione è costituito da 5 enti analizzati, il costo pro capite annuo diminuisce da 227,14 a 189,32 euro/abitante.
Numeri che dovrebbero far riflettere proprio una gestione dei rifiuti urbani che era finita nell’indagine della procura della Corte dei Conti per il servizio di raccolta differenziata in città. Il Comune ha precisato che il segretario generale dell’Ente ha già risposto alla magistratura contabile lo scorso 11 marzo, spiegando che “sono stati forniti dei riscontri alla richiesta della procura sull’indagine che riguarda un eventuale danno erariale per il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge sulla raccolta differenziata”.
Il servizio di raccolta differenziata del capoluogo riguarda già 130 mila abitanti, mentre nel dicembre 2013 è stato siglato il protocollo intesa con la Regione siciliana, che prevede di estendere ad altri 130 mila. I ritardi, secondo l’ente amministrato da Leoluca Orlando, non sono da addebitare al Comune, perché l’obiettivo dovrà essere realizzato, a spese della Regione, che ha già bandito le gare necessarie, e sarà avviato entro giugno. La nota si chiude con una stoccata finale, che ripercorre le ben note problematiche che al momento preoccupano l’amministrazione Crocetta: “la Regione non si è ancora dotata di un Piano regionale rifiuti” e “il Comune è proprietario di uno dei tre soli impianti di conferimento dei rifiuti di proprietà pubblica, mentre tutti gli altri sono di proprietà privata”.

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