Beni culturali: fonte di ricavi sottoutilizzata - QdS

Beni culturali: fonte di ricavi sottoutilizzata

Francesco Sanfilippo

Beni culturali: fonte di ricavi sottoutilizzata

mercoledì 01 Aprile 2015

Sfumato il progetto degli ex assessori Armao e Missineo di sfruttare il patrimonio artistico dell’Isola come generatore di introiti. Lo stop di Crocetta al d.lgs. 42/13 ha impedito la creazione di 300 posti di lavoro e 11 mln di fatturato

PALERMO – Il patrimonio storico-culturale siciliano, quale quello archeologico che ne costituisce una prova, è da sempre considerato una ricchezza mal sfruttata o a disposizione di pochi. Ciò ha impedito il suo corretto sfruttamento che avrebbe potuto trasformarlo in un generatore di introiti in grado di poter essere rinvestito anche per quei monumenti che oggi sono trascurati o sacrificati per opere più redditizie.
 
In una conferenza-stampa tenutasi a Palermo sulle procedure di affidamento dei servizi integrati dei beni culturali in Sicilia, gli ex assessori della Regione, l’avv. Gaetano Armao e il prof. Sebastiano Messineo, hanno fatto il punto della situazione. Il primo è stato Assessore al Bilancio e il secondo lo è stato dei Beni culturali, ma entrambi hanno denunciato la miopia dell’attuale Governo durante la conferenza su quest’aspetto.
 
Nel 2012, l’allora Assessore Armao, in collaborazione con il suo collega Missineo, fece approvare il decreto legislativo n. 42 del 2004 per trasformare questo patrimonio sottoutilizzato in una miniera di ricavi. All’arrivo del Governatore Crocetta, questo decreto aveva passato tutti i passaggi previsti tra cui la messa a bando dei monumenti, vinti da importanti aziende che già gestivano altri monumenti italiani. I lotti messi a gara erano 12 e includevano siti ad Agrigento, a Taormina, a Siracusa, a Segesta e a Selinunte, mentre i rimanenti riguardavano monumenti situati a Palermo. Con il Governatore Crocetta, questo decreto è stato revocato il 26 febbraio 2013, in virtù della mancanza di garanzie antimafia. Tuttavia, tali garanzie rientrano nella competenza esclusiva dello Stato e non possono esserne aggiunte di nuove dalla Regione oltre a quelle vigenti, per cui la revoca è viziata da incostituzionalità.
A quanto ammontano i danni di questa revoca secondo i due ex assessori? L’annullamento delle procedure nel 2013, da solo, ha impedito arbitrariamente che i siti fossero affidati ad aggiudicatari di gara secondo progetti di valorizzazione del patrimonio artistico. Questi ultimi stanno ricorrendo ai Tar, che alla presenza di accordi validi con la Regione, vinceranno secondo il principio del “danno emergente e del lucro cessante”, anche se una stima non è ancora realizzabile. Di sicuro, i 150 impiegati precari che potevano essere assunti grazie alla clausola di salvaguardia sociale inserita nel contratto, hanno incrementato le file della disoccupazione.
A questi vanno aggiunti altri 150 impiegati dell’indotto, cui vanno aggiunti i circa 6 milioni di euro di fatturato nei servizi aggiuntivi dalla gestione dei bar e dalla vendita dei souvenir e i 5 milioni di euro di fatturato. Perché è stata fatta una scelta così scellerata per la casse regionali? Secondo i due ex assessori, lo scopo era di inserire i precari regionali in questo settore, purtuttavia fallendo. Ne hanno fatto le spese i luoghi archeologici interessati, oggi poco curati poiché nel frattempo sono stati diminuiti i fondi destinati all’Assessorato dei Beni culturali. Intanto l’Europa non è rimasta a guardare e ha seguito una strada simile a quella intrapresa con il decreto n. 42 per le sue direttive sulla valorizzazione di questo patrimonio pubblico.
 

 
Le dichiarazioni. Governo miope, troppi i siti chiusi in preda al degrado
 
PALERMO – L’ex Assessore al Bilancio, Gaetano Armao ha dichiarato: “Con le gare per la gestione dei servizi museali era stata avviata un’iniziativa per rilanciare i beni culturali siciliani attraverso un’offerta di qualità, chiudendo una pagina di gestione abusiva degli incassi dei biglietti. La Corte Costituzionale ha ritenuto illegittime le norme pretestuosamente utilizzate dal Governo Crocetta per annullare le procedure di affidamento in concessione dei servizi per il pubblico di musei e siti archeologici per le Province di Agrigento, Trapani, Palermo, Messina e Siracusa, aggiudicati nel 2012. L’obiettivo spregiudicato di certa politica di collocarvi precari e avventizi è così fallito, ma ha innescato contenziosi e pesanti risarcimenti e fatto perdere tempo prezioso. Il danno alla credibilità della Sicilia è pesante". L’ex Assessore dei Beni culturali, Sebastiano Missineo ha dichiarato: “L’annullamento delle procedure nel 2013 ha provocato un gravissimo danno poiché ha impedito che i siti fossero affidati a chi gestisce il Colosseo o gli Uffizi. Calcoliamo che i posti di lavoro perduti siano 300 tra diretti e indotto, circa 6 milioni di euro di fatturato nei servizi aggiuntivi vanificati un flusso per l’erario di circa 5 milioni di euro smarrito per miopia e convenienza politica. Questo senza contare che il privato avrebbe aperto e valorizzato siti chiusi spesso o in degrado".

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