I treni siciliani risvegliati dalla frana - QdS

I treni siciliani risvegliati dalla frana

Rosario Battiato

I treni siciliani risvegliati dalla frana

venerdì 17 Aprile 2015

Il programma di maggio prevede nuove corse per collegare Palermo e Catania: perché non pensarci prima? Tra le strade ferrate dell’Isola e Italia c’è un vuoto incolmabile per tecnologia e contratto di servizio

PALERMO – La frana che ha coinvolto il viadotto Himera ha avuto, se non altro, il merito di riportare l’attenzione regionale e nazionale sul drammatico stato di sottosviluppo in cui versano i trasporti siciliani interni. Di recente troppo spesso si è parlato di continuità territoriale col continente, un dibattito stimolato dal caso poi rientrato del taglio dei traghettamenti dei treni nell’area dello Stretto, e pochissimo del trasporto ferroviario interno isolano che sconta un ritardo davvero incolmabile.
Non aspettavano che cedesse il pilone, ma le difficoltà legate alla A19 hanno semplicemente anticipato i tempi. È questa la tesi di Trenitalia, che già da questa settimana ha avviato il raddoppio dei convogli ferroviari fra Palermo e Catania per effetto del cedimento del pilone dell’autostrada A 19. “Il provvedimento – si legge in una nota del gruppo Fs – anticipa di qualche settimana un più consistente potenziamento dei collegamenti tra i due capoluoghi che, previsto per dicembre, sarà invece avviato entro la fine di aprile”.
In realtà il vero potenziamento avverrà all’inizio di maggio quando le corse giornaliere, che sono state portate a 4 a partire dal 13 aprile, diventeranno 14. La richiesta è arrivata da Giovanni Pizzo, assessore alle Infrastrutture della Regione siciliana, che ha ottenuto anche una riduzione dei tempi di viaggio, che scenderanno sotto le tre ore. Sempre troppo, comunque, per collegare i due centri più importanti dell’Isola. “L’incremento di corse dirette tra le due città capolinea potenzierà, – ha spiegato Pizzo – di pari passo, anche i collegamenti con e tra Caltanissetta, Enna e Termini Imerese e modificherà sostanzialmente tutta l’attuale offerta”.
Per ottenere tempi “italiani” bisognerà comunque attendere l’unica priorità isolana della legge Sblocca Italia, cioè quell’alta velocità tra Palermo e Catania che permetterà la riduzione dei tempi percorrenza (collegamenti no-stop Catania-Messina in poco più di 45 minuti e Palermo-Catania in circa 1h e 45’), ma che arriverà soltanto dopo il 2020 (nel cis originario si faceva riferimento al 2023 come probabile data di conclusione dei lavori).
Tuttavia il blocco del gommato – i tempi per compiere Palermo-Catania via bus restano superiori alle tre ore e mezza, stando ai racconti dei viaggiatori di questi giorni – ha comunque stimolato le strade ferrate. Allora la domanda pare ovvia: perché pensarci adesso visto che la Sicilia ha da diversi anni una rete antica (41,9% di binario non elettrificato contro una media nazionale del 28,4%, e di questo il 45,1% a binario semplice) e corse che continuano a essere tagliate? Un concetto confermato dagli ultimi dati del direttivo regionale della Fit Cisl Sicilia che ha registrato soltanto 407 treni al giorno (10 milioni di chilometri), metà soltanto nell’hinterland del capoluogo regionale, per una tendenza che, dal 2008 ad oggi, ha visto una riduzione complessiva di circa 3 mln di Km/treno. Domande, evidentemente inevase, non solo dai vertici di Trenitalia, ma anche da parte dell’amministrazione regionale.
Alla fine di marzo i sindacati avevano chiesto quanto altrove esiste da tempo: “un tavolo unico con Trenitalia e l’assessorato ai Trasporti per giungere alla firma del contratto di servizio e il potenziamento di treni regionali con corse prova delle tratte Palermo-Messina, Palermo-Catania e Messina-Siracusa, per dimostrare come, con le attuali infrastrutture e treni no stop, si possono già ridurre i tempi di percorrenza (2 ore e 20 fra Palermo e Catania e 2 e 40 fra Palermo e Messina)”.
 

 
Crocetta: “Su tutela territorio via la spesa da Patto di stabilità”
 
BRUXELLES – “Vogliamo dare la priorità agli interventi che riguardano la prevenzione e la tutela del territorio e per fare questo noi abbiamo bisogno di avere assegnate tutte le risorse necessarie, di poterle spendere immediatamente, ed evitare che ci siano difficoltà della spesa perché compressa dal Patto di stabilità”, così il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, che lancia il suo appello da Bruxelles a governo italiano e istituzioni Ue, dopo l’episodio del pilone che ha ceduto sulla Palermo-Catania.
“Chiedo che il governo nazionale – spiega Crocetta – faccia immediatamente un provvedimento che escluda tutte le spese relative a interventi di tutela e prevenzione del territorio dall’incidenza del Patto per Regioni, Comuni e Province”. Il governatore siciliano rivolge il suo appello anche a Bruxelles, chiedendo di tenere fuori dal Patto di stabilità le risorse per il cofinanziamento dei progetti per la prevenzione e tutela del territorio per il dissesto idrogeologico che arriveranno dal piano Juncker e dai fondi per le politiche di coesione Ue. “Dal piano Juncker ci aspettiamo risorse per rimuovere il gap che c’è tra le Regioni dei Paesi europei”, spiega Crocetta.

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