Imprese siciliane in crisi, economia sorretta dagli extracomunitari - QdS

Imprese siciliane in crisi, economia sorretta dagli extracomunitari

Michele Giuliano

Imprese siciliane in crisi, economia sorretta dagli extracomunitari

mercoledì 28 Ottobre 2009

Le ditte individuali isolane crollano, in controtendenza quelle guidate da imprenditori non Ue. A Siracusa l’unico dato con il segno positivo, ad Agrigento e Trapani oltre 500 imprese in meno

PALERMO – Crisi anche per le imprese individuali, da sempre un cavallo di battaglia che caratterizza il tessuto economico siciliano. Ma non per tutti: gli immigrati infatti si confermano una risorsa per l’Isola.
E’ l’impresa dalle due facce quella siciliana: il 2009 ha senza dubbio incoronato definitivamente lo “straniero” imprenditore e bocciato invece quello siciliano che, come dimostrano le statistiche diffuse da diversi istituti di ricerca, al primo “soffio” di crisi cade giù come un castello di carta. Colpa probabilmente di un’economia troppo fragile che in tutti questi anni si è sempre basata sull’assistenzialismo e adesso che anche i rubinetti delle pubbliche amministrazioni cominciano a restringersi ecco che tutto diventa complicatissimo.
Ciò che fa preoccupare più di ogni cosa è soprattutto il futuro prossimo: l’economia siciliana si è sempre molto basata sull’impresa individuale, o comunque sulla microimpresa. Se per questo tipo di attività non ci sarà più spazio saranno gli imprenditori siciliani in grado di “riconvertirsi” in tempi brevi?
Le Camera di Commercio siciliane da questo punto di vista parlano chiaro e del presente vedono tutto nero. La crisi economica, ed ancor di più gli effetti della paura che questa condizione possa durare a lungo, hanno determinato 2 mila e 20 imprese in meno al primo trimestre 2009. Chi è in attività resiste come può, ma chi vuole cominciare ad intraprendere aspetta tempi migliori.
Ragusa tiene testa grazie alle imprese artigiane, ma ha un incremento di procedure fallimentari. Siracusa ha l’unico, ma timido, dato positivo (0,09 per cento). Ad Agrigento e Trapani, oltre 500 imprese in meno. L’artigianato e le imprese individuali hanno il peggior trend d’inizio anno. Ma qui spunta per l’appunto la distinzione: l’impresa individuale guidata dal siciliano crolla ma non quella invece capitana da un immigrato.
Secondo Movimprese nei primi tre mesi del 2009, tra aperture e chiusure, sono state 130 in più in Sicilia, con un tasso di crescita dell’1,3 per cento che ha portato il totale delle ditte individuali con titolare nato in un paese extra Ue a 13 mila 164 e cioè il 5,4 per cento di tutte le microimprese.
Il valore aggiunto di queste aziende di stranieri è ormai vicino al 5 per cento del Pil e quantificabile in 3 mila 573,5 milioni di euro. “Sono dati che vanno esaminati con attenzione – dice il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace- perché dimostrano come tra le realtà produttive più tenaci della nostra Isola ci sono delle risorse che vanno valorizzate. Le imprese di immigrati continuano a partecipare al nostro sistema produttivo, contribuendo seppur marginalmente alla generale tenuta”.
Nell’ultima rilevazione trimestrale le imprese individuali con titolare non Ue erano 13 mila 34 e segnavano un incremento, anche allora in controtendenza, pari al 4,1 per cento sul totale. Segno evidente dei tempi che cambiano e della necessità che l’imprenditore siciliano segua un modello più vincente.
 

 
I dati per provincia. L’incremento più significativo in provincia di Catania
 
PALERMO – L’aumento di imprese individuali con titolari extracomunitari è avvenuto in tutte le province, sempre secondo Movimprese, tranne ad Enna che ha mantenuto invariato il numero di soggetti non Ue.
L’incremento più significativo a Catania, con 42 nuove attività, seguita da Palermo (24) e poi Agrigento (21). I dati per settore di produzione fanno registrate il tasso più alto in agricoltura (13,6 per cento per un totale di 951 imprese non Ue), mentre nella pesca la Sicilia è al secondo posto dopo il Veneto, con il 17,2 per cento.
Nel commercio si piazza nella media tra le regioni italiane con un 9,5 per cento. Bassa è la percentuale negli altri settori, ed in particolare nel manifatturiero e nei servizi sociali e sanitari, dove le iscrizioni al registro delle imprese sono tra le più basse.
Gli imprenditori stranieri sono in maggioranza del Marocco (3 mila 676), ma crescono i cinesi (erano mille 757, sono mille e 783) mentre quelle del Senegal registrano un incremento di sole due unità (mille e 4 imprese).

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